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[non digitata minuta di 4 facciate]
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Roma, il I febbrajo 1923
Nobile signora, [Celesia]
Ebbi jeri la sua del 29 genn.
Non ho mai inteso né detto che v. sig.ria debba versare un milione
per
la costituzione poter
costituire in ente morale della la
casa paterna.
Ritengo per altro che il reddito di 150 mila lire, e di quella casa con annesso terreno -
che,
per quanto ora sia valutata 300 mila lire, non renderenno
renderà nei primi anni
che pochissimo - possano bastare a mantenere un’opera la quale, per piccola che sia,
se non vogliamo sia una cosa ridicola dovrà pure avere tale entità da rendere
una
utilità sociale, per quanto limitata, - o, meglio,
non sia.
Ogni altra e migliore spiegazione è bene ella abbia dal dott.r Odescalchi,
del quale deva avvertirla che ho accettate tutte le condizioni, né mi sono affatto accorto
che
egli dissentisse da quanto
considerazione, da me esposte da qualche riflessione
mia,
anzi mi parve che restassimo molto bene entrambi.
Mi stupisce che v. signoria accenni quasi a condizioni da me non accettate.
Circa
il poi al numero degli
orfani che l’Odescalchi calcolò a 12 (siano poi mantenuti
da
v. signoria o da altri non è detto) fu
io ho lasciato che egli prendesse a base
or
quello che ora vengono orfani di istituzioni da lui
dipendenti.
Che
se non si volesse
tenere ch aperto un
Istituto per solo per
cinque
o sei orfani (com’è ora) ho detto e ripeto che si farebbe cosa inconcludente
e
quella Istitu Ce mi
parrebbe vera ironia. Dei cinque o sei orfani che ci sono
o ci saranno ad elementari finite quanti ne resteranno a fare i giardinieri?
Per
Anche per non cadere
nel esporci ulteriormente al ridicolo,
bisognerà
bene essere più
pratici.
Ma,
ripeto, è bene che ella al dott.r Odescalchi chieda ogni
spiegazione e relazione
e spiegazione del nostro molto amichevole convegno. Egli è onest’uomo
e le
riferirà che nei miei pochi criterî
esposti fui tutt’altro che equivoco:
-
come
ritengo di non esserlo colla presente.
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Fui anzi io a proporre che si facesse col Beffa e coll’Odescalchi
(estensore dello statuto) un sopralluogo, per mettere ogni cosa nei termini più chiari
e più pratici.
Ciò
premesso, mi permetta, nobile signora, di dirle che ho
avendo notato
per la seconda volta nelle sue lettere che ella è disposta ad offrire ad altre persone
la
direzione di quella sua opera, io la assicuri
venga rassicurando
che
proprio non ne resterò affatto offeso: se
la disponga da oggi,
e la
passi pure ad altre mani, che esse
saranno sempre più esperte delle mie,
e
l’opera ne guadagnerà non
potrà che guadagnarne.
Voglia scusarmi, e mi creda suo dev.mo servitore in X.sto
¨