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[non digitati 12 fogli di brutta copia]
+ Buenos Aires, il 7 Sett.bre 1935
Calle Carlos Pellegrini, 1441
Sede centrale del Piccolo Cottolengo Argentino
Ai carissimi indimenticabili antichi alunni,
La pace sia con voi: con tutti e con ciascuno di voi!
Non potete immaginarvi, o carissimi, quanto di frequente io pensi a voi,
con tutto l’antico e immutato affetto!
E non vi so dire il piacere che mi ha fatto la notizia che anche quest’anno
vi sarete riuniti, e che si siano costituite nuove sezioni della vostra Associazione,
tra gli antichi alunni di altri nostri Istituti.
Di tutto rendo grazie a Dio, al vostro degnissimo presidente e a quanti lo coadiuvano.
Che se quest’anno non potrete ritrovarvi così numerosi,
non vi impressioni di vedervi momentaneamente ridotti,
per le ragioni che tutti ben comprendete.
Io saluto con tutto il mio cuore la vostra fraterna Associazione
e codesta vostra adunata: - saluto i presenti e saluti gli assenti,
ma mando uno speciale pensiero a quelle che sono stati chiamati sotto le bandiere.
Prego per voi e prego particolarmente per essi, per la loro salute e vita,
e perché la fede sempre li conforti, - come sempre prego per la prosperità
della nostra cara Patria.
E da questa lontana terra mando i saluti di parecchie decine
di vostri antichi compagni, ex alunni come voi, i quali anche in questa ospitale Argentina
sanno tenere alto e onorato il nome italiano, come si gloriano d’essere stati educati
nei nostri Istituti.
Fin dal mio arrivo essi mi circondarono di tanto amore, di tanta riconoscenza,
che più d’una volta mi sono sentito commosso fino alle lacrime.
Parecchi poi son venuti fin dal centro dell’Argentina e oltre
e mi
portarono a benedire i loro figli, - e nel
al primo rivedermi si
potevano
non
poterono frenarsi dal piangere dalla di
gioia, come se avessero veduto il loro padre
o la loro madre.
Pensate, cari antichi alunni, che alcuni di questi erano quarant’anni
che non li avevo più visti, da quando ho cominciato, come ad es. Ricci di Genova,
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ancora alunno del primo anno di San Bernardino quando ero Chierico,
il dottor Carlo Gonnella e altri del primo periodo eroico. - Dopo decine e decine di anni,
che non ci eravamo mai più veduti, non avrei mai creduto d’essere ancora ricordato
e tanto amato!
Né che in tanti, ora già maturi padri di famiglia e alcuni già nonni, -
(che io non sapevo neppure più se fosser vivi o morti), - fosse ancora così viva
con la fiamma del cuore la fiamma della fede, lo spirito e la vita onesta e religiosa
della cristiana educazione ricevuta.
Ah! mi convinco sempre più che non si semina,
che non si ara mai invano Gesù Cristo nel cuore della fanciullezza e della gioventù. -
Che se in un certo periodo della vita, in quell’età in cui più l’uomo vaneggia,
può talvolta sembrare che Cristo sia un sepolto, - Egli è tal morto che sempre,
presto o tardi, ma sempre risuscita.
Così confidenzialmente mi hanno confessato alcuni di questi allievi nostri,
alunni di Santa Chiara e del convitto Paterno di Tortona,
che
attraversarono ebbero
ad attraversare non solo i mari, ma tante peripezie,
e
tanti alti e bassi, e
sì che parea loro d’aver perduto anche
fin la bussola, -
ma che hanno ritrovato nella fede, - essi sentirono il bisogno dell’antica fede, -
e ritrovarono nella fede il più grande aiuto e conforto della vita.
Ogni tanto me ne capitano qui tre o quattro,
e
alcuni anche ancor del
I oratorio festivo, nel giardino del Vescovo: -
ora son uomini fatti, e già dai capelli più grigi. Si danno la parola,
e
vengono qui a trovarmi,
come se andassero a casa loro, a casa del loro vecchio padre.
Dicono
che dà loro un gran
conforto a ritornare da Don Orione a rivivere un’ora serena.
E vanno rievocando gli anni belli della loro vita, e raccontano e ricordano
gli antichi superiori, gli assistenti, i professori, i loro compagni, le loro biricchinate
e ricordano...... ricordano tante cose, che neanche io ricordavo più. E mi aprono il cuore,
e mi fanno le loro confidenze, mi dicono i loro fastidî, le loro gioie e anche devo dirvelo? -
anche i loro peccati! E così faccio loro da amico, da padre e da confessore!
E poi se ne vanno contenti, lasciandomi nel cuore una consolazione sì grande,
«che intender non la può chi non la prova».
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Niente potevo desiderare di più che saperli sempre memori, sempre grati,
timorati sempre di Dio, vivere in mezzo a questo gran mondo dove c’è di tutto un po’,
vivere
morali, nel compimento nell’adempimento
dei loro doveri, dando buon esempio
ai loro figlioli.
Anche qui faremo la sezione degli antichi alunni, tanto più se potrò fermarmi
ancora un poco.
Ma mi accorgo che questa mia va diventando troppo lunga, e taglierò corto.
Carissimi antichi alunni degli Istituti nostri, che le vostre adunate
e il conforto al bene che da esse sempre riporterete, richiamino alla vostra memoria
tutti i buoni ammaestramenti avuti.
Permettete a Don Orione di incoraggiarvi a mantenervi saldi nei sani principî,
e,
come sempre, siate ognora pieni di buona volontà di battere la via
della virtù
dell’onesto vivere cristiano e della virtù: - sarà un grande bene per le vostre anime
e un grande esempio per i vostri figli!
Propongo al caro presidente gen.le avv.to comm.r Carlo Grossi
e al consiglio centrale di istituire la giornata dell’antico alunno,
da celebrarsi annualmente dalle diverse sezioni presso i nostri collegi, -
intendendosî coi rispettivi direttori e presidenti locali, e questo oltre l’adunata generale.
Se piacerà a Dio che ritorni tra voi, come spero, voglio che ci riuniamo tutti -
e che tutte le varie sezioni siano largamente presenti - a fraterno congresso,
per stringere e rinvigorire sempre più il vincolo santo che ci unisce
e allargare la sfera del bene.
Nessuno più di voi, cari antichi alunni, è in grado di comprendere
e di
apprezzare lo spirito buono che anima il nostro
modesto lavoro.
E tutti sentirete, certo, con me vivissimo il desiderio di cooperare,
per
quanto si può è da
voi, a quel rinnovamento di vita cristiana, -
all’«Instaurare
omnia in Christo» da cui gli
individui le l’individuo, la famiglia
e la società possono attendersi la ristorazione sociale.
Ricordatevi che noi siamo e vogliamo sempre essere i vostri più sinceri
e affezionati amici; - e vogliamo farvi sentire che vi consideriamo sempre dei nostri. -
In mezzo alla crisi e disoccupazione di qui, sono lieto d’aver potuto giovare
ad alcuni dei vostri antichi compagni. Ma più la nostra istituzione
diventerà una forza di bene, più potremo e più vogliamo aiutare. -
E
lasciate che finisca esortandovi ad aiutarvi l’un l’altro, dove
potete
e non solo col buon esempio d’una vita veramente cristiana e da italiani degni,
ma anche, dove potete, con l’opera e col consiglio: -
sia a migliorare la vostra condizione sociale come a superare le difficoltà
e le prove della vita: - i primi cristiani facevano così!
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Ed
ora sono son proprio
costretto a concludere, se no questa mia
non
partirebbe parte più.
Arrivederci,
carissimi antichi alunni: Iddio vi benedica! tutti!
e
benedica le vostre famiglie! Don Orione vi ha sempre
presenti, prega per voi
e per le vostre case: - ricordatemi anche voi, e pregate per me, per don Sterpi,
per
tutti i vostri antichi superiori
e maestri: noi vi portiamo nel cuore
come i figli più cari!
Che il Signore e la santa Madonna vi mantengano in buona salute,
che prosperino i vostri interessi: che la grazia di Dio sia sempre nei vostri cuori,
e porti sempre più pace, concordia e felicità a voi e alle vostre care famiglie!
Vi abbraccio tutti in ispirito, e vi mando la più ampia benedizione
per voi e per le vostre famiglie!
Vostro
Don Orione
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