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[Tortona] XXIII ottobre 1923
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Egregio Signore,
Ricevo la sua del 20 corr., come vede, rispondo immediatamente,
come lei, molto gentilmente, mi scrive.
Domani sarò a Roma io stesso e farò, senz’altro, visitare il suo figliuolo
da uno o da più medici, e, quando essi dichiareranno quanto lei mi ha manifestato di lui,
non avrò nessunissima difficoltà di mandarglielo subito a casa.
Mi fa meraviglia però che né V. Signoria né Evaristo non abbiano sentito mai
il dovere di manifestarmi prima il sospetto di un suo ulcere allo stomaco,
che, certo sarebbe cosa grave.
Ella comprenderà che, dopo che l’avete fatto venire a casa Evaristo
con la scusa dello sposalizio di sua sorella - sposalizio che non si è fatto,
e che non doveva farsi allora, mettendo il chierico a pericolo di perdere l’anno,
ora ho anch’io qualche motivo di dubitare della vostra sincerità,
sapendo che detto sposalizio avverrà il 26 ottobre, cioè fra tre giorni
e che per quell’epoca si desidera ancora a casa il chierico, anzi so che lo volete a casa.
Che se lei lo vuole portare a casa lo stesso, anche i medici di Roma
non lo dichiarassero malato come lei ora mi scrive, faccia pure il comodo suo.
Mi dispiace, ma il contegno che si tiene con me non merita altra risposta.
Di quanto ho fatto per vostro figlio, mi pagherà Iddio!
Con rispetto, dev.mo in X.sto
Don Orione
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