V042T046 V042P046



         Anime e Anime !

         Reggio Cal. 6 aprile 1923


 Gent.mo sig.r Comm.r Pedace

 Presidente Istituto S. Gaetano,


 Presento a Vostra Signoria i miei ossequî, e la prego scusarmi la libertà

della presente.

 Ho appreso con vivo piacere che anche l’Istituto San Gaetano risorgerà

in edificio definitivo più atto e più degno, e che dimetterà quindi quei padiglioni che,

in un primo tempo dopo il terremoto, gli furono donati dal S. Padre.

 Ora, in questi giorni, mi vennero prospettati casi pietosi di poveri fanciulli,

orfani o abbandonati, bisognosi di pane e di tetto, e, più che di momentaneo ricovero,

di essere preservati dal vizio e avviati ad un’arte remunerativa

e a guadagnarsi un pane onorato.

 Come ella forse saprà, sig.r comm.re, chi le scrive non è che un povero prete,

se vuole «largo di cuor, direbbe il Parini, ma scarso di moneta».

 Per la divina grazia vivo però di fede nella Provvidenza di Dio e nell’ajuto dei buoni,

e per questo ho potuto educare al lavoro e ad onesto vivere cristiano e civile

parecchie centinaja di giovani, in Italia e all’estero, i quali, non presi a tempo,

sarebbero forse finiti in prigione o peggio.

 Vorrei poter fare qualcosa di simile anche per Reggio, per questa vostra città

così illustre, ma tanto colpita dalla sventura, e tanto bisognosa di istituzioni benefiche

del genere a pro della gioventù maschile, istituzioni di cui difetta.

 Se la sig.ria vostra gentil.ma e gli egregi sig.ri componenti il Consiglio

d’Amministrazione di S. Gaetano credessero nella loro saggezza

di cedermi quei padiglioni, darei inizio in Reggio ad un’opera di carità e di lavoro

per i figli del popolo, e sarebbe sarà una benemerenza di più che le sig.rie loro

si acquisterebbero davanti alla cittadinanza e al Paese.

 In Italia e fuori ho modestamente lavorato con cuore di sacerdote e di italiano:

- per questa Italia che Dante chiamò umile, lavorerei anche qui sul campo della carità,

d’una carità pratica e feconda, senza chiacchiere, ma con umile anima e grande amore!

Non potrò Di lei, gentilissimo sig.r comm.re, Pedace

 dev.mo servo in X.sto

¨