V042T050 V042P050
Carissimo don De Filippi,
Non sono 10 minuti dal momento che le scrivo che in questa stessa camera
dove le scrivo mi sono trattenuto per circa mezzora col suo nipote De Filippi Felice
il quale, per disposizione del Signore e per mio avvertimento e consolazione,
è venuto a trovarmi.
Io sapevo di parlare con un morto ed ero conscio di me come ora che le scrivo
e mi ha parlato di varie cose e mi ha avvertito su alcune disposizioni da prendersi
in collegio.
Caro don De Filippi, oh son tanto consolato! Non sono 15 minuti fa che egli era qui
con me, e io era niente agitato, ma così in pace e così tranquillo.
Egli pregherà per noi, ma noi dobbiamo pregare ancora per lui: gli voleva toccare
la mano ed egli da principio sembrava che non volesse, ma poi l’ho toccato
e gli sono andato proprio vicino ed ho toccato proprio la sua pelle, era proprio lui,
e in quel momento mi ha dato un grave avviso sulla confessione dei giovani.
Oh sono tanto contento! Non era niente patito: solo aveva gli occhi così belli,
come gli occhi di uno che è innocente.
Caro don De Filippi, benché la mia consolazione in questo istante sia così grande
che vorrei che tutti la sentissero, pure questa lettera è riservata a lei
e alla famiglia per loro conforto.
Felice prega molto per noi: siamo consolati.
Dopo questo foglio lo distruggano, la prego di questa carità.
Ah voglio amare di più il Signore, voglio amarlo tanto.
Gesù mi manda i miei figli dal Paradiso apposta per questo.
La riverisco di cuore. Suo povero servitore
Don Orione
Tortona, 25 settembre 1897
¨