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[Venezia, li]15 maggio [192]5
+ Anime e Anime !
Buona figliuola di Dio, [Dodero]
La pace del Signore sia con lei e con tutte codeste anime,
piene di carità di Dio e del prossimo.
Jeri sera ebbi da Tortona un telegramma col quale mi si comunicava
che Ella aveva telegrafato: «Urge pressione ottenere ospedale occorre sua presenza».
Siccome non mi è ora possibile venire subito, così la prego di scrivermi
su quali autorità debbo cercare di far pressione, - perché, se si trattasse,
ad es. di far pressione a Roma, allora io ci dovrò essere tra qualche giorno.
Può darsi, anzi, che parta stanotte per Roma, per altri impegni gravi.
Ella tuttavia voglia scrivermi qui: Istituto Manin Maschile a Lista di Spagna;
se non ci sarò più, sapranno dove recapitarmi la lettera.
Fui a Genova mercoledì scorso e giovedì, otto giorni oggi - E giovedì andai a Quezzi
dove
avevo saputo che, facevan senza
aver finito i lavori di intercapedini e altri
prima cominciati, se ne erano cominciati dei nuovi, lavori di conto,
come con dispiacere dovetti constatare, demolendo muri maestri e trasformando totalmente
ogni cosa in quella casa. Tutto questo a mia insaputa, anzi (lo dico con profondo dolore)
mio malgrado, e sorprendendo la buona fede di Mg.r Vicario.
Ora ella sa, ottima sig.ra Dodero, che io, come sempre ho....
so che abisso prepara economicamente.
A scanso di ulteriori dispiaceri, ritengo doveroso farle conoscere
che non posso approvare la fiducia data al Mainetti, oltre la parte assistenziale.
Otto giorni oggi, prima di partire da Genova, ho diffidato con un lungo telegramma
i signori della Benedetto XV maschile.
È vero che avendo io diretto il telegramma alla Compagnia della Misericordia
Via
S. Donato 10, e che il
sig.r Marchese Presidente mi rispose che la Compagnia
non
c’entra; ma poiché non avevo l’indirizzo di quegli ottimi
signori, e mi è
bastato che,
in un modo o in un altro, fosse loro pervenuto il mio pensiero, che confermo.
Già avevo scritto prima, del resto, in quel senso all’avv.to Della Cella.
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