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[Tortona, li] 4 sett.bre [191]5
Caro padre Luigi,
E come potrei dire di no ai miei cari padri di Voghera, dai quali tanto bene
ho ricevuto per l’anima mia?
Ma
e come fare a dire di
sì, di qui al 4 di ottobre, mentre in questo frattempo certo
dovrò
andare almeno sino a Roma e fare chissà quanti giri, e
trattenermi fuori di qui
non so quando tornerò?
Ecco
dunque, o caro mio p. Guardiano, se
crede facciamo se può trovare
qualcun altro, faccia, e io sarò sempre presente così: io farò il possibile e l’impossibile
per venire; ma lei mi lasci libero di farmi sostituire, se mi trovassi, mio malgrado,
obbligato altrove da impegni che mi impedissero di venire.
Se v. paternità credesse di poter accettare, me lo faccia conoscere.
Comunque questo mio modo di proporre la cosa, le dice, o caro padre Luigi,
tutto il mio affetto in X.sto per i miei antichi padri e benefattori,
e tutto il desiderio che è in me di accontentarla.
Che anzi aggiungerò che non dimenticherò mai avermi i padri di Voghera
fatto il grande onore di avermi chiamato a fare nella loro chiesa l’ultima predica,
il 25 marzo, prima che la provincia di S. Diego fosse soppressa.
Era in tutti una grande tristezza quel giorno pure nella rassegnazione più profonda
di dolore. Io quel giorno ho visto più di uno dei nostri antichi e venerati padri piangere
di amore e di dolore nel vedere andare disfatta la loro cara madre la provincia di S. Diego
Ma la mano di Dio mortifica e vivifica
¨