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[Tortona, li] 14 aprile [19]18
Caro don Camillo,
Vivamente ringrazio della gradita sua.
Come telegrafai, sono dispostissimo e pronto a venire.
Avevo già il passaporto per la Svizzera, ma, per abbreviare,
l’ho richiesto anche per la Francia.
Ora mi dica fraternamente: le pare bene che debba venire ugualmente e subito
con codesta vostra situazione, o dovrei attendere?
Quando il Console generale di costì, sig.r conte Lucchesi Palli, mi telegrafò,
e poi ella mi scrisse (21 marzo), l’offensiva nemica non si era ancora scatenata,
né Parigi era bombardata.
Io, in verità, le dico che sarei già giunto e, a quest’ora, anche ripartito;
ma vedo dai giornali che Parigi continua ad essere bersaglio di cannoni di lunga portata,
e non le nascondo che questi miei non mi vedrebbero partire troppo volentieri,
tanto più dopo una lettera qui giunta da Parigi, che le accludo.
Essa è già di qualche tempo, ma, dopo, ebbi notizie più recenti che mi tennero
in dubbio di venire subito o attendere che Parigi fosse più al sicuro,
e che il nemico venisse almeno arrestato.
Ma io non vorrei che ella ne avesse a scapitare presso codesti benemeriti signori
che s’adoprano con tanto lodevole interessamento per l’erigendo Istituto; e neanche vorrei
che il mio ritardo danneggiasse menomamente l’Istituto stesso.
Ella mi conosce, e, benché io le abbia candidamente aperto il mio pensiero,
pure vorrà ritenere che sarò senz’altro a loro disposizione e a Parigi,
quando ella credesse che io venga tosto.
Comunque, sono lieto di assicurarla che quel ritardo che le presenti circostanze
possono produrre, sarà d’avvantaggio recuperato poiché ho lavorato a preparare
il personale occorrente, e sarà tale da garantire la migliore riuscita anche pel nome d’Italia.
E le dirò di più, p. Semeria si era offerto di venire a tenere costà alcune conferenze,
per far conoscere la bontà dell’opera in sé, e i suoi lati migliori nel presente momento.
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Io non lo scrissi mai, poiché volevo il consenso e altro, possibilmente, da Roma.
In marzo fui consigliato a soprassedere. Di più dirò a voce.
Vuol dire che p. Semeria, se ella crederà che possa giovare alla istituzione,
potrà venire più tardi, e anche quando l’Istituto fosse iniziato.
La abbraccio fraternamente, e, in attesa, le sono
Dev.mo e aff.mo in X.sto
D. Orione
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