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+ [Tortona] 27 maggio 1919
Ottime Sig.re Cavallini,
Giungo da Venezia e trovo qui la loro del (non c’è data), - insomma la risposta dopo
la comunicazione che diedi di quella lettera della Celesia alla mia che spedì
la Sig.ra Adriana da Tortona.
Io verrò in giugno, appena don Sterpi sia di ritorno da Venezia, dove lo lasciai.
Come avranno capito, noi si è in gran lavoro, e ci andiamo moltiplicando,
ma ora mi sento vecchio nelle gambe e provo una grande stanchezza ai fianchi.
Trovo qui una lettera della Sig.ra Celesia, in risposta ad una mia dove le proponevo
di ritirare il Robertino, che da qualche tempo si diporta così male, e le riferivo il brutto
fatto dell’orologio preso, e le parlavo anche di qualche genovese, che non fa bene.
Essa risponde «di non pensare per ora a ritirare Robertino» e così di Alceste mi dice
che di lui «aveva sperato un pochino».
Di loro dice: «Se le Signore Cavallini non intendessero riprendere il loro ufficio,
dopo le vacanze, me ne rincrescerebbe, perché hanno certamente dei meriti».
E in una nota: «Forse per il costo attuale di ogni cosa fu troppo piccolo l’assegno
fatto alle Sig.re Cavallini?». E nella stessa lettera dice: «Si dovrebbe, credo, cominciare
dal dichiarare al Casa Paterna Ente Morale. Io avevo l’intenzione di aspettar finché il costo
della vita era sì alto».
E nelle altre parti è una buona lettera. Mi dice di non rivolgermi a Guido per ottenere
la pensione di Robertino, come io pensavo fare.
Si affligge di sapere che Robertino sia così precoce nelle cattive inclinazioni, etc.
Mando la lettera a Don Sterpi, perché egli la veda, e mi consigli.
Poi
entra a dire di Loro «che potranno pazientare
un pochino
poco poi andranno in
montagna» e che le «fu dato un buon recapito».
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