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 Mio carissimo Legè, (Luigi)


 Ho ricevuto con molto piacere la tua del 22 ed ho scritto sub

 Sono lietissimo di averti o alla Petrara o qui a Roma con me, e ne ho scritto subito

allo zio canonico. Per rin la Petrara non si è ancora stabilito nulla, e mi aspetto anzi altri

dolori, tuttavia mi rassegno e ti dirò anzi che quasi li desidero poiché ci vogliono anche

quelli, anzi ci voglia de vogliono quelli per provare a Dio l’amore nostro:

«sine dolore non vivitur in amore», dice scrisse con amor semplicità quel buon monaco

che ci ha santo dato il divino libro del De Imitatione Christi.

 È pur questa la grand’arte della Divina Provvidenza, o mio caro Legè per purificare

e perfezionare le anime nostre = e farci sentire quanto vane siano le cose della terra,

quanto instabili e momentanee, e quanto è più sicuro collocare nell tutta la nostra speranza e l’affetto il nostro cuore nel Cielo! E mi sono rimesso pienamente a lui.

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