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 Caro Continenza,


 tu m’hai scritto quella lettera, a cui sono lieto di non avere ora più da rispondere.

 Ma amo scriverti una buona parola perché desidero da te altra, e oh! ben altra

condotta e altro spirito, o caro mio contin figliuolo in X.sto.

 Già sai, o caro figliuolo che non ho potuto dirmi contento dei tuoi esercizî

di quest’ultimo autunno, ma sempre ed ho tuttavia ho cercato quanto più potei,

non di confonderti ma di ajutarti nell’anima e nella vocazione.

 Ora però sento, che nonostante le tue blande parole, tu vai dand non sei più quello

di prima, e nel discor parlare, nel vestire, nel tratto si va notando in te una deplorevole

leggerezza, che sa assai più del blageur secolaresco che del giovane, non dirò chierico

e religioso, ma semplicemente serio e cristiano.

Mi Don montagna quindi Tu sei la negazione di quello che deve essere un chierico,

figlio delle Divina Provvidenza, vivi come una lampada quasi inaridita e fumigante,

senza pietà vera e soda, e so che dai dando parecchio del tuo tempo a certe poetare

e a certe poesie che ti pascendoti di certe vanità.

Veramente il Signore Veramente sapendo conoscendo e i dolori che ho per la

lontananza e il pericolo di molti dei nostri fratelli, ricordando la grazia che Dio Iddio anche

ultimamente ti ha fatto, caro mio Continenza, e non dico solo per questo, ma anche per

questo, Don Orione che non ha tu quest’anno avresti dovuto darmi molte consolazioni

e conforti. Il tuo padre dello spirito ora aspetta da te più che una parola, la prova d

un cambiamento radicale reale di condotta e chiede a te il tuo ritorno a Dio e agli obblighi che dentro di te e alla pietà e al fervore della celeste tua vocazione che Dio per sua bontà

ti ha fatto sentire.

 Non ti parlo, o figlio mio, per confonderti[;] ma Dio solo sa la pena che provo nel

dovere scriverti queste [cose] e con quanto amore in lui io ti richiamo ad avere maggior

coscienza del tuo stato per adempirne tutti gli obblighi, animosamente, con sincerità,

con umiltà, con fede e pietà più sentite.

 Ricordati, o caro figliuolo che lo studio più importante è quello della virtù.

 Abbi sempre presente che Dio ti vede dovunque, abbi sempre presente il fine

della tua vocazione, e cerca di fare dei passi in vincere te stesso, in crocifiggere il tuo amor

proprio e la tua vanità e nel divenire strumento docile e maneggevole nelle mani di Dio,

tuo creatore e redentore e padre.

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