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 +       Anime e Anime !

        XI - IV - XIX - venerdì di Quaresima

        dell’Addolorata.


 Caro Quintilliani,


 ho ricevuto la lettera che tempo fa mi hai scritto, e jeri, al ritorno da Venezia,

ho pure avuta l’altra tua del 4 aprile. Non risposi alla prima perché, sino a jeri

io ritenevo che tu te ne fossi andato.

 Con quella lettera, tu, pur non avendomene mai fatto cenno prima, con molta

disinvoltura e senz’altro ti licenziavi, e segnavi la tua uscita a 48 ore dalla data

della lettera stessa, poiché mi dicevi: posdomani verrà mio fratello, e me ne vado.

 Anche io avessi voluto risponderti, quando ricevetti la tua lettera calcolai che

non avrei fatto più a tempo, e ho pensato chissà dove sarà quest’ora!

 E ho pianto su di te, caro Quintilliani, e ho pregato su di te come un padre

può piangere e pregare su di un figlio, che va a perdersi a occhi aperti.

 Che altro devo mai dirti, o figliol mio? Che Iddio ti abbia data la vocazione tu stesso

non puoi dubitarne, se ci pensi coram Deo; - e sai che i giorni più sereni e più belli per te

furono i giorni nei quali sei stato più unito e più fedele al tuo Dio, quando pregavi di più,

e più viva e più alta hai vissuta la tua vita spirituale e religiosa.

Anche Il solo desiderio della vita perfetta, che hai avuto, non poteva venirti

che da Dio; ma, anche dato e non concesso, ti fosse venuto dal demonio,

era un desiderio buono in e per , e quindi sempre da seguirsi.

 E fu una grazia grande, il Signore ti ha tratto fuori dal caos di questo mondo, anche

per metterti al sicuro da tanti inganni e occasioni di peccato, e fu, certo la vocazione

che Dio ti ha data, il più grande beneficio di Dio, dopo il santo Battesimo.

 Dirai, forse, che non sei perfetto? Ma è chiamato alla religione non già chi è perfetto,

ma chi desidera diventarlo.

 E tu, ora, sei di quelli qui respiciunt retro, e, nell’ora del maggior lavoro per l’anima

tua e dei fratelli,-passi coi disertori: Vae vobis, filii desertores! dice il Signore.

Dio non ha bisogno di noi: la sua chiamata a vita perfetta è misericordia: può dannarsi

un uomo col tardare un giorno solo a corrispondere alla grazia divina; che sarà di te in

punto di morte? - Ciò che ti vuol distogliere dal seguire la vocazione, non può esser altro

che una tentazione del demonio, e tu sarai un debole, e tu ti presti?

 Tutte le difficoltà, tutti i riflessi secondari, sono macchine del nemico, che vuole

deviarti e perderti, poiché se c’è cosa che il diavolo odia, questa è: - la vocazione religiosa.

 Non si può riuscire se non col patrocinio di Maria SS. - col pregarla la Madonna

benedetta, aprendo sempre e in tutto il tuo cuore al Superiore, e coltivando positivamente

la vocazione vivendo umile e fervente e combattendo da voloroso.

 Queste, o Quintilliani, sono quelle che si chiamano le battaglie del Signore

e pel Signore.

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 Ma, per vincere queste battaglie, è necessario esser generoso con Gesù Cristo

Signor nostro - non languido, non tiepido, non indeciso, non volubile, non incostante,

non pusillanime. No, mai pusillanime! La pusillanimità impedisce la vittoria!

Non umano, non terreno, ma spirituale tanto da prendere altamente e fortemente il dominio

su quanto resta in noi di umanamente basso e terreno.

 Io ti ho messo nelle mani della SS. Vergine e a lei ti affido.

 Qualunque decisione tu prenda, pensa alla tua vocazione, alla Madonna,

che ti ajuterà, se le sarai degno, e alla tua vita eterna.

 Questa presente vita è provvisoria, è come un abito, che si depone,

e non merita la pena, per chi guarda alla luce di Dio, le cose di quaggiù.

 Quanto al fermarti alla Moffa, lo concederei volentieri, ma è da qualche tempo

che il Consiglio ha deciso che solo restino quelli alla Moffa che intendono perseverare.

 È da pochi mesi che, sai, ne furono allontanati alcuni.

 Andrai quindi a Cuneo, con una lettera di don Cremaschi, e così sarai vicino

a Torino, e potrai combinare con tuo fratello quando è che dovrai andare giù a Torino

stesso, per ripartire con lui. Là a Cuneo deporrai l’abito o lo riterrai anche, a tuo piacere,

purché la condotta sia degna dell’abito sacro che indossi. - Questo è tutto ciò che posso

ancora fare per te e lo faccio con grande affetto, e posso dire con cuore veramente di padre:

così ho sempre sperato di esserti per tutta la vita.

 Finirò:guardati, o figliuol mio, di non mettere in gran pericolo la tua anima;

si tratta di un’eternità, e hai un’anima sola, e si muore una sol volta.

 Vedi l’abisso in cui stai per precipitare, e invoca la Madonna SS.ma,che è la nostra

speranza e la madre nostra.

 Ti benedico, e conforterò a pregare per te.

 Tuo aff.mo, come padre in Gesù Cristo,


        Sac.Orione Luigi  della Div. Provv.za


 P.S. - La presente lettera desidero che resti in archivio alla Casa dell’Immacolata,

presso Bra, dopo che sarà letta da Quintilliani.

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