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         [Tortona, li] 15 nov.bre [193]9


 Caro don Storace,


 la pace del Signore sia sempre con noi!

 Ho avuto la gradita tua del 13 c.

 Purtroppo non non potei fare nulla, - neanche mi fu dato di avvicinare alcuna

delle consapute persone né altre, a quello scopo.

 E non mi sono fatto più vivo perché ho sempre sperato di poter fare qualche cosa, -

ma vedo però che, mio malgrado, non potrò fare.

 Non è mancanza di buona volontà, perchè che anzi ci soffro.

 Che vuoi? Caro Storace: - quando si era giovani si andava dove si voleva, -

ora, che si è vecchi, non sempre si può ciò che si vorrebbe.

 Tuttavia, anche in questo, Dominus est!

 A quella venerata lettera di sua Eminenza Rev.ma non ho risposto, appunto perché

in spem contra spem speravi. Gliene parlerò alla prima occasione.

 Mi sono messo a pregare pel «Nuovo Cittadino».

 La povera offerta, che con tutto il cuore mando pel giornale, ti dica il mio plauso

per l’ottimo quotidiano, nonché i voti che formulo per la sua vita e prosperità, e dica

anche, e a te, caro don Storace e agli altri scrittori, l’amore grande e fraterno che ho a voi

e alla vostra ardua e e santa fatica pro Ecclesia et Pontifice, ed anche, e perché no?

per la nostra Patria diletta.

 Ciò che mando prego non si pubblichi.

 Ti abbraccio in osculo sancto; prega per me e per le mie baracche. -

 Tuo aff.mo in Gesù Cr. e Maria SS.

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