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 Egregio Signor Tambornini,


 In risposta alla vostra del 5/11, mi permetto di farvi osservare quanto segue:

I  A tutti i giovani convittori dell’anno scolastico 98-99 fu imposto, avanti che partissero

per le vacanze che, qualora avessero inteso di ritornare per l’anno scol. 99 - 900, giunti

a casa ne avessero fatta regolare domanda, col visto del proprio padre, o di chi ne faceva

le veci, - non bastando a noi la domanda a voce che poteva venirci fatta dai figli, mentre,

come occorse negli anni passati, tante volte poi avveniva diversamente

da ciò che i figli dicevano.

 Si è detto ripetutamente che chi non avesse fatta detta regolare domanda, non solo

non si sarebbe più ammesso a pensione diminuita, ma si sarebbe pure messo al pericolo

di perdere il posto, anche pagando intera pensione, - non avendo noi a nostra disposizione

che un dato numero di posti, e non di più.

 Il sottoscritto, ai primi d’ottobre, ha scritto a v. sig. per avvertirla che suo figlio

non aveva fatto la domanda richiesta, e anche domandava da lei una parola con cui sapere

se dunque non intendevate più di farlo continuare a studiare.

 E si vi faceva questa domanda per la semplice ragione che Lei non essendo voi già

in regola con l’amministrazione, qui si dubitava di fatto assai che non intendeste

mandare più il vostro figlio, per non far debiti sopra debiti.

 Quanto all’avviso da Lei voi ricevuto il 14 ottobre, mi sento in dovere di dichiararvi,

in fede di sacerdote, che quello non era già il primo avviso,

(ma giâ come vi Le dissi più avanti, vi fu scritto perché)

 Ed ora conchiudo: a vostro figlio abbiamo fatto del bene, né ce ne rincresce.

 Noi sappiamo d’avervi avvertito, né a tenore di legge eravamo obbligati a mandarvi

una lettera assicurata: per voi dite che non volete pagare, e...

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