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[non digitata una minuta di 6 fogli]


Copia


         Tortona, 23 Nov.bre 1937 - XVI


Distinto Signor Avv.to

Ottorino Arcuri

Castrovillari


La sig.ria vostra non voglia prendere in malo senso il non aver ancora risposto

alla sua lettera del 3 novembre 1937. Dopo il mio ritorno dall’America,

sono quasi sempre fuori, in visita per le Casa della Piccola Opera,

o in cerca di pane per i miei poverelli.

 Anche la sua seconda del 15 corr. giunse qui che ero a Rho,

e non la lessi che l’altro ieri, di passaggio da Tortona, dove tornai questa notte,

per ripartire nel pomeriggio di oggi.

 Ma veniamo a noi. Senta, signor svvocato, ho 65 anni e, grazie a Dio,

ho sempre cercato di far fronte agli impegni da me presi. -

Io non avevo l’onore di conoscere la sig.ria vostra. La persona (Mg.r Occhiuto)

che si rivolse a lei, e che le diede l’incarico per don Gill,

mi disse la somma che avrei potuto dare, ed io l’ho data.

 E l’ho data volentieri, pur con non piccolo sacrificio,

tenuto conto della natura di quest’Opera, ma nell’intento di contribuire ad una azione

buona di difesa d’un sacerdote, che ritenevo e che risultò innocente, -

non già perché mi ritenessi obbligato, poiché quel povero innocente sacerdote,

così volgarmente vituperato, non faceva affatto parte della mia Congregazione,

ma era stato accolto, date le sue condizioni, per puro atto di fraterna carità.

E alla Catena, - dove non c’era più l’Istituto - era rimasto quale ospite,

non sapendo dove andare.

 Le superiori gerarchie ecclesiastiche non solo sono al corrente che ospito

in certi Istituti della Divina Provv.za anche poveri sacerdoti bisognosi di ricovero,

e di essere caritatevolmente ritirati, ma anzi, generalmente, sono proprio gli eccell.mi

Vescovi e alcune Sacre romane congr.ni che me li mandano.

Religioso, invece, nostro, e religioso degnissimo era quel fra Gaetano,

custode del Santuario e della Casa, che morì vittima innocente a Castrovillari.

 Il Vescovo Mg.r Occhiuto mi disse che tutto restava sistemato con la sig.ria vostra,

non c’era da pensarci più.

 Già avevo inteso dalla sua bocca che avrebbe fatto tutto lui,

che le aveva dato l’incarico, non so se direttamente o a mezzo del sig. arciprete Angeloni.

 Questo, sig.r avvocato Arcuri, scrivo, per la verità, e sono pronto a giurarla.

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 Onde confesso che mi sono sempre ritenuto a posto, cioè non obbligato.

 La prego, poi, di credere che, né ora né prima della mia andata in America,

non fu mancanza di riguardo verso di lei il non averle risposto,

ma solo la mia piena sicurezza di coscienza su la parola di un Vescovo, col quale lei,

certo avrà prima trattato anche circa le spese ed onorari, e che era il suo stesso Vescovo.

 Avverto che mai Mg.r Vescovo Occhiuto mi scrisse, né qui né in America,

né mi fece dire che aggiungessi altro. Del resto la assicuro, sig. avvocato,

che se fossi tornato dall’America con del denaro, oh ben volentieri farei ancora

tutto quello che mi fosse possibile, poiché il bene è sempre bene e perché non vorrei

né che l’anima del compianto Vescovo ne soffrisse, né che lei, sig.r avvocato,

ne avesse danno; ma sono tornato senza denaro e più povero di quando sono partito.

E questi sono momenti, purtroppo, per me di gravi pensieri tanto che,

benché già avanti negli anni, devo correre di qua e di là per puntellare la situazione,

e provvedere il pane a centinaia di orfanelli e di poveri vecchi.

 Non dubito, quindi, che ella, sig.r avvocato, vorrà compiere una buona azione,

e non insistere. E Dio la ricompenserà!

 Voglia gradire ogni mio ossequio, e avermi di v. signoria dev.mo servitore in Cristo


           Sac. Luigi Orione

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