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[All’Egregio Signore Sig.r Alberto Catasca
Istitutore alla Casa Famiglia Orfani
del Patronato Regina Elena
Avezzano (prov. di Aquila)]
Roma, il 22 / XI [MCM]XV
Caro mio Catasca,
Non ti posso dire il dolore profondo che ho provato nell’apprendere jeri
dal segretario generale del Patronato che Vittorio è morto.
Io non lo credo ancora. Ma tu come lo sai?
Egli mi scrisse da circa un mese una assai sintomatica cartolina,
che io devo ancora avere. In essa mi diceva press’a poco così: «Caro Don Orione,
lei che ci ha fatto da padre, non si dimenticherà di noi due:» Evidentemente
egli pensava a te! E sentiva, forse alla vigilia della morte e davanti ad un pericolo evidente
di soccombere, di dover riunire le nostre tre anime: lui, te e me!
Povero Vittorio! Caro mio Vittorio! Domani gli dirò Messa,
e farò pregare dai nostri orfani per lui!
Sia pace e luce eterna all’anima di quest’altro mio figliolo!
Lo sai che anche don Tasconi è morto?
Lo sai che don Pensa sta male?
Lo sai che ne abbiamo alcuni altri dei quali non ho più notizie ed erano in prima fila?
E oggi ne partono 9 dei nostri, con le nuove chiamate! Sia fatta la volontà di Dio!
E tu hai levato il cuore a Dio, e hai fatto a lui l’offerta di tuo fratello.
Hai pregato per Vittorio?
Vedi, caro figlio mio, che questa è l’ora per te del sacrificio e della orazione:
è l’ora in cui la fede ci deve confortare e sostenere: è l’ora in cui si vede se davvero
siamo animati dal vero spirito di Gesù Cristo, - spirito di rassegnazione e di orazione,
cioè di suffragio per l’anima del nostro caro Vittorio!
Se non preghi tu, se non prego io per lui, - chi pregherà?
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Dunque, figlio mio, preghiamo!
Io gli dirò delle Messe, e tu fagli delle S. Comunioni e prega per lui!
Prega per la Madonna Addolorata, che ti consolerà.
Non ti muovere ora da Avezzano compi con diligenza il tuo dovere.
Verrà l’ora in cui ti diranno di venire e allora pregheremo insieme pel nostro caro morto.
Adesso Iddio ci toglie anche questo conforto
di trovarci cioè vicini in questa ora dolorosissima.
Ma coraggio, caro Alberto mio e figlio mio! Mai mi sei stato così caro,
mai la mia anima di sacerdote e di padre in X.sto si è sentita più vicina a te
che in questo frangente.
Io però sento come una voce che mi dice che Vittorio non è morto.
E come lo sai tu ch’egli è morto?
Comunque conformiamo, o Alberto, la nostra alla volontà di Dio:
preghiamo, e facciamo che questo dolore sia proficuo all’anima nostra.
Stacchiamoci dalle cose terrene e prepariamoci per l’eternità: questa vita è un soffio
La tristezza è proprio dei gentili, qui spem non habent:
noi sappiamo che i nostri morti ci aspettano in cielo e vanno avanti a prepararci la strada
e pregano per noi
Ti benedico e abbraccio con affetto come di padre in X.sto
Tuo aff.mo
Don Orione
Tanti saluti ai giovani e ossequî a don Giovanni.
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