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[esiste una minuta manoscritta non digitata]
per Barabino
[Tortona, il] 27 / 9 [1]938 - XVI
Mio caro Guglielmo,
il Signore sia sempre con te, - ti dia la sua grazia e la sua pace soavissima
e riempia il tuo cuore di amore santo di Dio e dei fratelli.
Penso che già sarai a Roma, o don Parodi ti ci farà andare quanto prima,
come desideri.
Io
sono stato stavo
tranquillo e lieto di te, che mi avevi scritto (seconda
lettera)
che la Soratte ti trovavi bene.
Fermati pure a Roma quanto vuoi, e prega anche e molto per me
e per la Piccola Opera. - Non so, però, come ti troverai alle Sette Sale,
quando vi tornino i chierici, - ché essi sono giovani e rumorosi,
mentre tu mi dicevi di amare il silenzio e i luoghi solitarî.
È vero, a Milano, mesi fa, venne a parlarmi una signora
che poi mi dissero essere una Crespi: se fosse piccola od alta, non ricordo,
né se fosse giovane o vecchia: - portai la impressione che fosse la donna del mistero.
Che nome pure avesse, non lo so: ce ne devono essere parecchie sig.re Crespi,
ma deve aver sposato l’ing.re Conte Ratti, nipote del Papa. Mi parlò di cose di coscienza,
quindi io non chiesi né ad essa né ad altri.
Mi pare che tu potresti rivolgerti a quella Crespi che sarebbe tua zia, -
ed io potrei aggiungere anche buone parole di raccomandazione,
se tu lo credessi opportuno.
Quanto poi a fumare qualche sigaretta, dacché questo ti è di giovamento,
fallo pure, e sta tranquillo, ché metteremo a posto tutto,
anché ci sia di mezzo il voto di non fumar più. Per intanto ci penso io col Signore,
caro Guglielmo. Eh! capisco che bisognerà bene che ti lasci condurre in Domino
dalla Divina Provvidenza, come un agnello di Dio.
Mi aiuti la santa Madonna a farti del bene, e tanto tanto bene, nella carità di Gesù.
Sta dunque di buon animo: «servite Domino in laetitia».
Ti conforto e benedico tanto.
Aff.mo tuo
Don Orione d. D. P.
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