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[2 / 11 / 1906]
Delfina Cremaschi
Le montagne sono avvolte in quella fitta nebbia che sembra un crespo
gettato
sulle falde boscose e sui piangenti vigneti: i
fiori si sfogliano il vento
soffia leggero e monotono: i fiori si sfogliano: è la melanconia del novembre! -
melanconia
greve, fata di squilli di campane che muoiono per la deserta
campagna deserta:
melanconia di foglie che cadono e di cipressi che rimangono verdi, soli,
a guardia del campo santo.
Ma
il campo santo non è solo ancor
solo quest’oggi;
col dicembre verranno le solitudini lunghe: oggi vanno per i piccoli viali
e s’incrociano tra i gruppi di salici e i mesti cipressi i figli della Divina Provvidenza:
sono venuti a pregare per i morti!
Eccoli che appariscono tra le croci e le lapidi, che si incontrano e si fermano
pieni di tristezza e di celeste speranza davanti a una croce è la tomba della buona Delfina.
Era
ben giusto che si fermassero là a pregare, che
fossero venuti a pagare un tributo
di gratitudine a quella pîssima donna che, dopo aver dato alla Congregazione
i
suoi due figlioli, saputo fare per un
fine veramente nobile e generoso fare
ha saputo fare il grande sacrificio di lasciare il suo paesello, la sua casa,
i
parenti, le amiche per il un
fine santo e generoso,
per
venire in tra le umili
pareti di questa Casa della Divina Provvidenza
a
farsi povera con noi poveri, a fare da
farsi madre a tanti poveri
fanciulli
che
non l’ la madre
avevano perduta o l’avevano lontano
avevano lontana.
Venne che l’Istituto era ancora sul principio,
quando tanti lo guardavano con diffidenza e stavano lontani, tanti ci ridevano dietro
e ci
compativano, quando tanti la facevano da infausti profeti.
o ci osteggiavano sen
Delfina Cremaschi non dubitò della Divina Provvidenza,
non la turbò la nostra povertà, non la turbarono i nostri debiti -
la
sua La cooperazione prestata da questa pia vedova per
quasi dieci anni,
il
suo lavoro di vigile,
paziente di ordine di nettezza di
pulizia per quasi
pel
buon andamento della Casa, per quasi
dieci anni, non sarà dimenticato giammai:
la sua memoria resterà in benedizione!
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Di
Era di vita semplice, costante nella pratica del
bene, rassegnata,
risoluta in tutto ciò che il dovere le imponeva, e sempre contenta e serena: non ricca,
ma
con un cuore di madre: non molt
istrutta, ma educata nel
santo timore di Dio:
il corso dei suoi giorni passati tra noi fu come quello di un ruscello che senza fragore
è sceso dal colle nativo e va silenzioso e modesto vivificando le erbe e i fiori.
Oh a quanti di noi essa colla sua bontà, colla sua attenzione,
colla sua sollecitudine ha fatto dimenticare di aver perduta la mamma o di averla lontana!
quanta virtù e quanta materna affezione in quella piccola donna casalinga!
La vita sua fu tanto più grande quanto più umile: fortunati quei figli
che ebbero da Dio tale madre!
Di lei si può ripetere ciò che lo Spirito Santo dice della donna forte:
«La donna che teme il Signore sarà quella che avrà lode. Essa da esempio di lavoro
nelle opere più faticose: la sua lucerna non si spegne, le sue dita maneggiano il fuso:
apre
le mani ai miserabili, e stende le mani
palme si poverelli: Non
non teme
per quei di sua casa il freddo o la neve, perché tutti i suoi hanno doppia veste.
Sta attenta agli andamenti di sua gente, e il pane non mangia nell’ozio.
Date
a lei lei dei frutti
delle sue mani e i figli di lei e li opere sue la celebrino......»
Ovunque suonerà benedetto il nome della Casa della Provvidenza di Tortona,
suonerà benedetto il nome di Delfina Cremaschi.
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