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[manca l’originale]
[esiste una minuta di tre fogli manoscritta non digitata]
Al Molto Rev.do Signore
Sig.r don Cordiglia
Parroco di Santa Fede a Corso Sardegna
Genova
Tortona, 1° Maggio 1934
Anime e Anime !
Caro sig.r prevosto don Cordiglia,
Il Signore sia sempre con noi!
Stanotte ho pensato a quanto mi ha detto jeri sera circa il vivo desiderio
di sua eminenza rev.ma il sig.r Cardinale a mio riguardo, che cioè facessi in Genova
qualche cosa pro juventute, aprendovi un qualche oratorio festivo per ragazzi.
Stamattina, al primo svegliarmi, subito il pensiero è andato
agli oratori festivi in Genova; e, la farò ridere, se le dirò che li ho anche sognati.
Ora vengo da dir Messa, ed è la prima lettera che scrivo
in questo caro mese di Maria SS.
Ho portato sull’altare il desiderio che sua Eminenza le ha espresso.
Caro sig.r prevosto, tante soluzioni vengono dall’altare, tante decisioni dall’altare.
Quante e quante volte non sapevo come fare, come uscire da certi imbarazzi,
come camminare! e, durante la santa Messa, ecco che, in un momento,
quando si è lì a tu a tu con n. Signore, tutto si chiarisce, tutte le difficoltà,
che parevano così ardue e impossibili a superarsi, diventano la cosa più semplice: -
noi siamo tenebra, ma Gesù è la luce e la soluzione di tutto.
Che gran cosa è mai la santa Messa!
Dunque stamattina, dopo aver ricevuto nostro Signore,
mi sono fermato un po’ con lui sugli oratori di sua Eminenza.
E, se non sbaglio, mi pare proprio che nostro Signore desideri che si chiamino così:
gli oratori di sua Eminenza, e siano l’Opera del suo cuore, (del cuore di Gesù),
e il cuore del pastore.
Dunque, caro sig.r Prevosto, ecce adsum. - Tutto e solo fidato in Gesù
e abbandonato nel suo cuore, ecce adsum! - Mi pare che potrei iniziarne subito due,
in Nomine Domini, - ma tacitamente, - sempreché sua Eminenza approvi,
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benedica e ci metta il suo cuore: - niente denaro, ma la sua carità,
e coprire la mia grande miseria col manto del suo compatimento di padre e di pastore.
Noi si farà tutto quello che si potrà, ma, come le persone e così le opere
hanno sempre le loro deficienze, specie le istituzioni giovanili e nascenti.
Non tutti poi capiscono che, per divina misericordia, è la carità di n. Signore che fa,
e che, mi pare, ci prema e c’incalzi - noi non siamo che l’asina di Balaam, e, purtroppo,
gli storpiatori, bene spesso, delle opere del Signore.
Taluni dunque, per quel po’ che si fa, già dicono che siamo degli invadenti,
e ritengono di prestare ossequio a Dio, interpretando non sempre serenamente,
et trepidant timore, ubi non est timor.
Onde sarà bene, a togliere qualsiasi idea d’invadenza e ad evitare opposizioni che,
se si dovrà fare qualche cosa per gli oratori, per quanto è possibile,
non abbiamo a figurare noi, ma i mm. rr. parroci sempre: -
gli oratori festivi che si potranno, col divino aiuto, aprire siano parrocchiali
e opera di sua Eminenza.
Per togliere poi ai parroci ogni responsabilità, - in caso di qualche disgrazia,
(e, pur troppo, ne capitano!) come ad esempio un ragazzo che cade e si fa male -
o incidenti spiacevoli, ad esempio un qualche malinteso e urto con i Balilla, -
metterei un direttore responsabile, che manlevi il parroco; su questo ci si intenderà,
sentito sua Eminenza il Cardinale.
Caro don Cordiglia, cominciamo da s. fede, se ella lo crede in Domino.
Dunque senta: vada su a Paverano: veda bene quell’appezzamento di terreno
che è in basso, verso corso Sardegna, che è la parte dello stabile anche più vicina
alla chiesa parrocchiale.
È tutta seminata ad orto e difesa; credo abbia anche un’uscita a parte, indipendente.
Se le pare che possa servire per oratorio, lo misuri in lungo e in largo,
ci dica su un Pater Noster e una buona Ave Maria, e tutto si farà, anzi, per me, tutto è fatto.
Faccio togliere i cavoli e l’insalata, e ci piantiamo dei ragazzi.
Per certe pratiche di pietà anche la cappella di Paverano,
nelle ore che è libera dalle donne e ragazze, potrà servire pure per gli oratoriani.
In massima, però, direi che, per quanto è possibile, meglio è avviarli a frequentare
la chiesa parrocchiale, a vivere subito della vita parrocchiale,
e che il parroco e i genitori se li vedano in chiesa sotto i loro occhi.
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Il parroco poi li conoscerà meglio, e si preparerà meglio
l’elemento per le associazioni giovanili di A. C.
L’oratorio dovrebb’essere sul sistema e spirito di Don Bosco;
dovrebb’essere festivo, ma aperto al sabato e alle vigilie delle solennità,
dopo le scuole del pomeriggio, perché i giovanetti vi trovino comodità di confessarsi,
e si trovino meglio disposti per frequentare l’Eucaristia alla festa,
senza togliere ai parroci e vice - parroci un tempo troppo prezioso.
Se si trattasse di oratori quotidiani, non potrei dare né chierici né altro personale:
saremmo troppo vincolati.
Nel caso poi di s. fede, data la ubicazione dell’oratorio,
si andrebbero a suscitare forti lagnanze e reclami, forse anche presso le Autorità,
da parte degli abitanti dei vicini palazzi, che si vedrebbero troppo disturbati.
Ci perderemmo tutti, e anche la religione, in qualche anima debole.
Non così se è solo in certe ore delle feste e un po’ al sabato, verso sera.
Le nostre orfanelle e ragazze, che sono a Paverano,
sono poste dall’altra parte dell’edificio, - onde ragazzi e ragazze neanche si vedrebbero.
Che ne dice, caro sig.r prevosto?
Ci preghi, e, se ella ritiene la cosa fattibile, - senta sua Eminenza;
che, se egli approva, - ella s’intenda con Sciaccaluga, faccia senz’altro togliere la verdura
e sistemare il terreno.
Io poco lo conosco quel terreno, l’ho visto dall’alto.
Sarebbe certo, una gran bella cosa se l’Opera degli oratori festivi di sua Eminenza
avesse principio in Genova, - la città di Maria SS., - nel mese di Maria,
nel mese di San Filippo Neri (26 corr.), l’apostolo della gioventù.
Mi pare sarebbe il monumento vivente a Don Bosco, in Genova, a lui, certo,
più gradito nell’anno della sua canonizzazione.
Egli cominciò con un oratorio festivo.
È proprio Don Bosco che diceva:
«volete salvare un paese? una popolazione? Aprite un oratorio festivo.»
Belle cose, belle cose ci dicono i santi!
Gesù! Gesù! Gesù!
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Se si farà, è tutto Gesù che farà: noi siamo servi inutili e la sua ciabatta. -
Preghi per me sempre.
Sono in Gesù e nella santa Madonna il Suo parrocchiano
Sac. Luigi Orione
dei figli della Div. Provv.za
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