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[incompleta]


 Caro Giulietto, [Piccardo]


 Ricevo oggi la tua del dì 8 ottobre corr. Scrivo a te quanto ho scritto a don Sterpi

perché ne faccia edotti del mio pensiero modo di sentire anche i tuoi fratelli Luigi e Attilio,

ai quali, come pure anche a te, non so vorrò mai dire di no in ciò che è bene.

Tu puoi quindi andare con essi a Venezia, o dove don Sterpi

che molto vi ama in G. Cr. per il tuo e loro bene ti destinerà.

Io p Però conosco il tuo carattere leggero e in poco costante, e la tendenza tua

ad intrupparti più con i meno buoni che con i migliori, devo parlarti chiaro.

 Per me, come, certo, per don Sterpi e per i tuoi fratelli sarebbe un dolore ben grave

se mai ci dovessimo mai trovare nella dolorosa spiacevolissima necessità

di doverti allontanare dire: abbi pazienza, non che allontanati.

 Pensaci dunque bene prima: di venire di non venire ad aprirmi una nuova ferita.

 Pensa che tu dovrai diportarti molto, ma molto meglio di che ogni altro -

e sotto ogni riguardo - anche per la situazione che verresti a creare ai tuoi fratelli

di fronte a me e agli altri sacerdoti e al personale tutto che è nelle Case,

dove essi sono e dove forse sarai tu.

 La tua posizione già tanto eccezionalmente delicata di per sé,

lo diventa assai più nei rapporti dei del fratelli sacerdoti che hai in Congregazione.

Essi non devono dovranno mai sentirsi sminuiti o umiliati avanti al personale

e ai confratelli di Congregazione per la tua condotta tua - Tu comprendi vorrai

Vorrai comprendere che la cosa dev’essere o così, o meglio sarebbe non venire.

 Queste mie riflessioni che ti fo’ desidero siano intese e sentite

non come la espressione di un malcontento o di ri p d’un animo poco disposto, no:

il cuore di Don Orione non è cambiato, ma siccome...

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