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[esiste una minuta, manoscritta, di 12 fogli non digitata]


[esiste una minuta, dattilografata, di 4 fogli non digitata]


[Al Distinto Signore

E. Brunatto - 4. Avenue Friedland

Carnot 28 - 02 - Paris]


        [Roma - Santa Maria,] 11 Luglio 1933

 +       Sia lodato Gesù Cristo!


 Caro fratello nel Signore,


 Ricevo ora, contemporaneamente, le vostre due identiche lettere del 6 luglio,

quella inviatami a Tortona e l’altra a Roma.

 Mi trovo qui, alla Colonia agricola di Montemario,

raccolto in santi Spirituali Esercizî, insieme con un gruppo di miei sacerdoti.

 Non devo tacervi, caro Brunatto, che questa vostra lettera,

la quale mi giunge dopo qualche anno dacché la nostra relazione è stata interrotta,

mi ha profondamente addolorato. E voi dovevate pur comprenderlo!

 Il vostro orgoglio, e Iddio non voglia ci sia poi anche dell’altro

vi ha portato ad una cecità spirituale e durezza di cuore che mi fa spavento,

e mi fa piangere su la vostra anima; altre volte ho alzato la mano ad assolvervi e benedirvi,

ora che vedo che volete dare la vostra anima al diavolo, alzo le mani per trattenere su di voi

la maledizione di Dio.

 Guai a chi si erige a giudice di sua madre e la trascina sul banco degli accusati!

guai a chi si alza a giudicare la madre chiesa e la affligge:

maledictus a Deo qui exsasperat Matrem!

 Non sono mai stato a San Giovanni Rotondo, né ho mai scritto a Padre Pio,

ma non dubito che egli deplorerebbe nel modo più forte l’azione ignobile

che voi state per compiere; - come ho saputo che ha pianto amare lacrime

sui vostri traviamenti di questi ultimi anni, e avrebbe anche rifiutato di ricevervi.

 Permettetemi, caro Brunatto, di dirvi, con santa franchezza evangelica,

che è tempo che la finiate di dare afflizioni alla Chiesa ed al Padre

che vi ha fatto tanto bene.

 Non so come sia codesta pubblicazione, ma dal tono della vostra lettera

suppongo sia del genere di quella porcheria - chiamiamola col suo nome -

che già volevate buttare in pasto al pubblico qualche anno fa -

azione indegnissima di un cristiano di cui dovreste vergognarvene.

 Ricordate come ho sempre condannato codeste pubblicazioni scandalistiche,

piene di falsità, di calunnie, di odio, di bassa passione,

che dimostrano una perversità diabolica, e tutt’altro che amore alla verità, alla giustizia,

alla Chiesa.

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 Ricordate qualche grave mia lettera, scrittavi allora, dove vi esortavo a pentirvi,

e ritornare sinceramente sulla buona strada, a vivere la vita onesta, da cristiano

e da vero figlio della chiesa!

 Brunatto! Brunatto! come ti troverai in punto di morte?

 Pensa alla responsabilità enorme dello scandalo che tu vai a provocare,

al dolore profondo che dai al cuore di Gesù Cristo e alla sua chiesa!

 Chi ti potrà più assolvere? e come potrai tu riparare?

 Pensa, davanti a Dio, agli odi e alle violenze, forse con spargimento di sangue,

che tu vai a provocare a San Giovanni Rotondo; -

e che, il giorno della minacciata pubblicazione, tu avrai rovinato per quanto è in te,

quel padre che ti ha tratto dal fango e ti ha tanto amato in Cristo,

quel padre che dici di venerare e di voler difendere, - e ripeto,

per quanto dipende da te, lo rovineresti per ora e per sempre.

 Brunatto, diciamo la verità: sono i sistemi sbagliati che specialmente tu, hai usato,

sono le intromissioni e le imposizioni tue, - per non dire altro vocabolo -

che hanno obbligato l’Autorità della Chiesa a dover prendere, sia pure con dispiacere,

misure restrittive, e ritardato provvedimenti benevoli.

 Sono certe sciocche pubblicazioni fatte, tempo fa, a Bologna

 Prova ne sia che, ora che tutto taceva,

nei passati giorni sua Eccellenza rev.ma Mg.r Arcivescovo di Manfredonia,

in occasione della visita pastorale a San Giovanni Rotondo,

andò al convento abbracciò e baciò il padre e disse in privato e anche pubblicamente,

che si sarebbe interessato perché al padre fossero ridate le facoltà.

 È evidente che l’Arcivescovo non avrebbe, di sua iniziativa tenuto quel contegno,

né dette quelle parole, se non per aprire un nuovo stato di cose,

di cui egli, certo, doveva sentirsi sicuro.

 Ed altro, per divina bontà mi pare di conoscere in Domino, ma non dico,

anche perché tu, o fratello, pur troppo non sei spiritualmente preparato a riceverlo,

e forse, ne abuseresti in senso malo: - non bisogna gettare le perle ai cani.

 Pel Padre bisogna lavorare stando in ginocchio, umili, fidenti ai piedi della chiesa,

e lavorare con le mani giunte, - oh sì! lavorano anche le mani giunte, e come!

 E non c’è altra buona via né altra via voluta dal Padre;

se è vero che egli è un buon servo di Dio, non può volere altra via; -

altro che ricatti e pubblicazioni scandalistiche! -

queste non sono mai le vie di Dio, ma sono vie detestabili!

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 Quindi comprendi bene che, se la pubblicazione avvenisse,

non solo ti graveresti la coscienza di un’immensa responsabilità ma, ripeto,

comprometteresti irreparabilmente quella stessa causa che dici di aver tanto a cuore,

mentre ora essa va avviandosi bene.

 Né, dopo tutto questo, puoi essere affatto in buona fede!

 Ed ora lascia che ti dica che mi fu riferito (e ne ebbi tanto dolore!)

che, pur troppo, tu non cammineresti più, anche dal punto di vista morale,

sulla dritta dei comandamenti di Dio. E come tutta questa lettera,

così particolarmente questo ti scrivo con cuore di sacerdote e con l’antico affetto,

non per confonderti, caro Brunatto, ma come ad anima a me carissima,

a cui ho sempre anelato per fare del bene nella carità di Gesù Cristo,

memore e grato del beneficio da te ricevuto.

 Ti supplico quindi, o caro fratello mio, per le viscere di Gesù Cristo

e di Maria SS. Madre di Dio e nostra, di piangere con lagrime di sincero pentimento

sui tuoi peccati, lavarli con una buona Confessione che sia il principio di una vita nuova,

vita morale e veramente cristiana; rompi ogni brutta catena, vedi di pregare,

di frequentare i Sacramenti e di riparare, quanto più puoi, ai mali della vita passata.

 Dammi ascolto, Brunatto, dammi ascolto!

 Tua madre quante volte mi ti ha raccomandato! E le ho promesso

che avrei sempre cercato di farti del bene, fraternamente! Ti scrivo alla buona e in fretta,

col cuore in mano, come ho sempre fatto, ma dammi ascolto, caro figliol mio,

dammi ascolto! E il Padre ti riceverà ancora!

 Mai mi sono dimenticato di te all’altare di Dio! mai ho dimenticato tua madre,

e la ricordo ogni volta che prego per la povera madre mia.

 Nel nome e per l’amore alla tua madre terrena

e per l’amore all’altra comune e venerata madre, la santa chiesa,

ti scongiuro di non rigettare la preghiera di questo povero prete.

 Scusa la fretta: ti scrivo che sono qui con oltre 50 miei cari sacerdoti,

convenuti a Roma da ogni parte, anche dall’estero per gli Esercizî Spirituali,

e per l’acquisto del S. Giubileo e anche come pure per fare atto di devozione e amore

al Santo Padre.

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 Essi si valgono dei momenti liberi dalle prediche ed esercizî di pietà

per venirsi ad aprire con quello che amano come un padre delle loro anime.

 E quanto tornerai anche tu ad aprirmi l’anima tua?

 Allora confonderemo insieme le nostra lagrime,

e troverai sempre le braccia aperte, e la gioia e la pace che solo dà ai cuori pentiti

la misericordia e la grazia di Gesù crocifisso.

 Scrivimi una buona parola, e raccomandami al Signore e alla santa Madonna

 Aff.mo tuo in Gesù Cristo


          Sac.te Luigi Orione

          della Divina Provv.za

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