V045T006 V045P005
[incompleta]
[l’inizio di questa lettera è in 102 - 95]
[25 Agosto 1899]
... mi ha dato, - mi parrebbe il più grande oltraggio
alla stessa Divina Provvidenza del Signore, - e mi dividerò io in mille pezzi,
ma essi riposino uniti, poveri figli, sul cuore di Gesù!
Farò dunque così: tutti quelli che qui pagano L. 32 li metterò a Sanremo,
accrescendo di qualche po’ la pensione loro,
ché tanto questi sono di famiglia che possono pagare.
Intanto qui farò posto agli altri più poveri, questi sono i miei più cari,
e questi li terrò qui con me, e così questa diventerà la vera casa mia,
e qui ci si starà fin più bene e sarà la casa della povertà e la vera casa
della Divina Provvidenza del nostro carissimo Signore.
Tuttavia sentite bene, o mio caro e Veneratissimo Vescovo,
permettete che Vi chiami così, non per mancanza di rispetto,
ma per soddisfare all’affetto che nel Signore Gesù sento verso di voi, -
se voi mi dite di no, è no! ma se voi tacete, io sento di dover accettare
perché mi pare che Gesù mi prema di accettare,
e vi dico così benché senta fin vergogna di dirvi questo.
Io sì, ho detto a Monsig. Daffra che da parte mi accettava,
ma e come poteva dire diversamente se io non poteva dire diversamente?
Anche ora mandassi a dire che non vado, io davanti a Dio sono tranquillo,
e anche davanti a lui. Lui sa perché mi conosce da piccolo.
Io per me non voglio se non la volontà di Gesù, - se voi, o carissimo padre,
sapete che Gesù non vuole, ditemelo per la vostra carità di padre,
poiché io non voglio più avere né anima né cuore,
ma la mia anima e il mio cuore voglio con tutta l’anima che sia quello di Gesù,
poiché non si può più vivere fuori.
¨