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          Gesù! Anime! Papa!


 Veneratissimo e carissimo padre in Gesù Cristo


 Vi scrivo da Napoli, dove sono giunto da qualche ora.

Non vi ho più scritto da qualche tempo perché, arrivato don Cristiani a Noto

mi disse che dovevate recarvi a Vigevano. Ho poi mandato quel telegramma a Tortona,

ma non sapeva se voi foste già a Tortona. Vi ho telegrafato, o caro padre,

che erano otto che avrebbero dovuto venire, ma invece sono undici che ne conduco.

Voi, o caro padre se credete di perdonarmi, perdonatemi perché non l’ho fatto apposta.

Il Signore ha mosso quasi tutte le anime di quella buona città verso noi poveri

Vostri servi e figli per cui tutto il Seminario voleva e vorrebbe venire

e anche il Vicario generale santa persona laureata in varie facoltà a Roma,

ha fatto la domanda che converrà forse accettare e anche un altro canonico della Cattedrale

avendo forse ottenuto dal Signore una grazia manda alla nostra cara madre

la Madonna della Divina Provvidenza di Tortona la sua mitra e il suo anello

in segno di sua consacrazione all’Opera della Divina Provvidenza;

lui aspetta che gli mandi a dire che venga e verrà.

 Caro mio padre nel mio caro Signore Gesù, io sono qui che vi scrivo

e piango d’amore al nostro carissimo Signore Gesù il quale è grande

tanto grande con noi suoi poveri peccatori!

 Oh com’è grande il Signore!

 Io però in questo momento ho superbia, o caro padre,

e vorrei che voi mi metteste un piede sulla testa e che tutti gli uomini

mi mettessero un piede sulla testa e mi schiacciassero ai piedi di Gesù!

 Oh come è grande la misericordia del Signore Gesù!

 Voi, o caro padre, mi avete mandata una lunga lettera da don Cristiani

dove mi dicevate che eravate stanco, stanco e che pregavate il Signore

di darvi la grazia di poter ancor voi dire con Paolo il cursum consummavi!

 Ah caro padre, quanto ho pianto su quelle vostre parole che eravate stanco, stanco!

 Ah caro Vescovo e padre mio perché non posso darvi tutta la mia gioventù

e tutta la mia forza e tutto il mio sangue per confortarvi, o caro padre nel Signore!

 Ah ricevete almeno tutto il mio amore di figliolo e tutto il mio povero cuore,

o caro padre e fatevi coraggio!

 Vi ameremo tanto che la vostra stanchezza scomparirà e voi,

o padre nostro vivrete tanto, tanto!

 Io vi confermo e vi ripeto con tutto me stesso la mia totale consacrazione a Gesù

nelle vostre sante mani.

 Stamattina appena giunto a Napoli ho accompagnato questi miei cari fratelli

all’albergo perché erano sfiniti pel mal di mare: hanno rigettato tutta la notte

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senza avere mangiato quasi niente meno l’ammalato che riconduco

perché che ha dormito un poco sul cordame sopra coperta

perché siam giunti in ritardo a Messina e non c’era più posto sotto.

 Il nostro caro Signore, nella desolazione di tutti, mi ha voluto dare

questa consolazione. Io pure non ho patito niente ed ho fatto un po’ da infermiere.

 Condottili all’albergo, corsi per dir Messa alla Cattedrale, ma l’ora era tarda

e un prete mi ha trattato un po’ ruvidamente. Allora ho supplicato

che almeno mi facessero la santa Comunione ed ho potuto ricevere il nostro caro Signore.

Ed ho sentito una grande amarezza di non aver potuto celebrare e là

davanti alla statua di S. Pietro e con Gesù nel cuore ho fatto la mia totale consacrazione

al papato e mi sono dato tutto a Gesù per il Papa!

 Ed il Signore mi ha proprio consolato tanto,

e son stato contento dell’amarezza di stamattina di non aver potuto celebrare

così ho avuto subito qualche cosa da offrire a Gesù per la libertà del santo Padre!

 Ora sono le tre di venerdì, saremo a Tortona domenica. Chissà che a Genova

non posa celebrare davanti a Santa Caterina o alle ceneri di S. Giov. Battista.

I figli di Noto saranno una settantina, ma di tutto vi parlerò appena arrivato.

 Il nostro povero ammalato si trova a riposare un poco,

ed anche tre 2 altri chierici siciliani perché a furia di rigettare hanno una forte febbre.

Poveri figli sono tanto buoni!

 Io non ho poi più potuto scrivere alla vostra mamma ma ho pregato sempre per lei

e mi son proprio commosso nel ricevere le calze.

 Povera Signora! i poveri figli della Divina Provvidenza pregheranno sempre per lei!

 Adesso sono un po’ stanco, e finisco, ma non so finire.

 Ah io ci vengo volentieri tanto a casa, ma ho una gran paura

di non amare Gesù come lui vuole e sarei assai più contento di morire di amore

anche qui per Gesù piuttosto che offenderlo ancora.

 Pregatelo per me tanto voi: beneditemi con tutti questi figli qui.

Se credete avvertite quei del Collegio che noi arriveremo domenica sera spero.

 Perdonatemi, adesso mi trovo pentito di avervi aver usata tanta familiarità con voi

che siete il mio vescovo.

 Io mi prostro ai vostri piedi, e vi prego di volermi benedire ancora.

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 Sono e sarò sempre, sempre il vostro figliolo e servitore in Gesù crocifisso.


            Don Orione


 Napoli, il 21 Ottobre 1898


 P. S.  Quei dell’albergo hanno portato via il calamajo,

fatemi o caro Vescovo tanti ossequî alla vostra buona mamma

e ditele che mi scusi se ho detto che le scriveva e poi non ho scritto

e vogliate ringraziarla per me

 Tanti ossequî pure al canonico e a don Biscaldi.

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