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 +         Instaurare omnia in Christo


 Mio veneratissimo padre in nostro Signore,


          Roma, 4 Dic. 1906


 Sento il dovere di chiarire un po’ presso vostra Eccell. rev.ma

la faccenda che riguarda il don Chiappa. Veramente avrei preferito parlarne,

ma stava appunto sul partire, jeri mattina, quando una lettera di don Sterpi

mi ha fatto l’impressione che si sia tanto corso in quest’affare Chiappa,

e così che noi dell’Istituto, i quali non ci entriamo affatto, si sarebbe,

senza ora dare tosto a v. Eccell. una spiegazione, sia pure parziale,

per esservi compromessi non poco.

 Eccole dunque in breve: persona di Novi scrisse a Sanremo

una lettera raccomandando si accettasse là il don Chiappa.

Sterpi rispose che non dipendeva da lui: che le Messe festive erano di tenue elemosina:

che bisognava avere il permesso dei due Vescovi ecc.

 E Sterpi ne scrisse anche qui subito a me; ma io era venuto a Tortona.

A Tortona, otto giorni oggi, credo, trovai Chiappa un po’ avvilito e un po’ alterato:

mi parve, a parlar chiaro, che fosse anche messo un po’ su; -

gli ho detto qualche parola di conforto, gli ho detto di far vedere la lettera di Sterpi

a vostra Eccellenza, (e ciò allo scopo di scindere le responsabilità), ho insistito sì che

non si lasciasse così abbattere e avvilire, ma che avesse pazienza, che stesse ai desiderî

di v. Eccellenza, di non muoversi se v. Eccell. non fosse stata contenta,

di tenere conto della posizione sbagliata in cui si metteva, e altre buone ragioni.

 E mi parve averlo calmato; egli venne infatti da v. Eccell. e ritornò più persuaso,

mostrando di aver dato ascolto alle parole di saggezza e di consiglio di vostra Eccellenza.

 Io ribadî il chiodo.

 E lo vidi deciso di mettersi di buon accordo e di buon animo a continuare

l’ufficio suo a Novi.

 Io ripartiva per Roma e lo accompagnai fino a Novi: - egli mi disse

che andava direttamente da don Villani, senza sentire altri.

 Ora, jeri mattina, ricevo la lettera di Sterpi, con acclusa una di Chiappa

allo stesso che diceva di avere il permesso e da v. Eccellenza e da Monsig. Daffra

di andare a Sanremo.

 Come, e se Daffra abbia dato questo permesso come sia stato provocato, -

io non indago, - so però dallo stesso Chiappa che vostra Eccellenza desiderava che egli,

pur soffrendo, restasse a Novi.

 E, per questo, mi fo dovere e premura di pregare la bontà di vostra Eccellenza

di credere che in questa faccenda l’Istituto è affatto estraneo - né direttamente

indirettamente ha agito per creare difficoltà alla collegiata o fastidî a v. Eccell. rev.ma.

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 Di questo mi preme assicurarla.

 Non ignoro che v. Eccell. ebbe pur ultimamente dispiaceri per Novi

e mi fa pena il pensiero che v. Eccellenza possa anche dubitare che possa vi abbia

in qualche modo concorso anch’io: - e certo avrebbe qualche ragione di dubitarne,

senza la presente.

 Io scriverò subito a don Sterpi perché in bel modo a Chiappa si faccia sentire

che non può andare a Sanremo e ciò onde vostra Eccellenza veda continuata a Novi

un’opera che le è costata tanti sacrificî.

 Perdoni questo mal scritto: sono anche un po’ stanco del viaggio.

 La ringrazio di quanto ha fatto per la nostra cappella. La assicuro

di tutto il mio interessamento per la scuola di religione.

 La prego di continuarmi la sua paterna benevolenza, accertandola che io,

anche da lontano, non la dimenticherò mai nella S. Messa,

specialmente in questa santa novena.

 Le domando anzi anche perdono di ogni altro dispiacere che le ho dato,

e la prego di una speciale benedizione per me e per i miei tutti -

che le saranno sempre figli fedeli.

 Con filiale affetto le bacio il sacro anello.

 Dev.mo in G. C.


         Sac. Orione  della Div. Provv.

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