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 +         Sia lodato Gesù Cristo


 Eccellenza rev.ma,


 Come ho telegrafato a vostra Eccellenza non ho risposto,

perché doveva tornare, e mi pare che a voce avrei meglio soddisfatto

a quanto chiedeva sul conto di don Placido Moroni.

 Ora vedo che di giorno in giorno il mio ritorno si va protraendo,

e quindi, mentre le chiedo scusa di tanto ritardo, sono a dare a vostra Eccellenza rev.ma

tutte quelle informazioni che ella desidera.

 Il sac. Placido Moroni fu presso di me a Tortona e poi a Sanremo,

per parecchio tempo, e più a lungo a Sanremo che a Tortona.

Per lui sono stato a domandare ed ottenni la facoltà di celebrare alla nostra Curia,

e così presso Mg.r Daffra di Ventimiglia.

 Le sue carte le ho portate in Curia e ne ho parlato anche a vostra Eccellenza rev.ma.

 A Tortona non confessò mai né predicò, né chiesi alcuna facoltà in merito.

 A Sanremo fece una lunga malattia e fu gravissimo e in fine di vita,

e andai due volte da Tortona a visitarlo, e lo trovai tranquillo

e molto rassegnato alla volontà di Dio.

 Accolsi questo sacerdote che veniva da don Guanella

dal quale aveva sentito buone informazioni, come buone le ebbi dagli altri.

 So di lui che fu insegnante di latino presso i minori per 12 anni,

ed essi lo ordinarono sacerdote quale terziario francescano, senza voti.

 Essendo il medesimo nativo di Vertova, diocesi di Bergamo,

certo don Federico Gambarelli, allora superiore dei santuaristi in diocesi di Brescia,

insistentemente lo pregò di unirsi a lui nell’opera novella, ed egli,

credendo di fare bene si unì a quell’opera che era sempre di Terziarî francescani.

 Ma quell’Istituto presto si sciolse, ed egli fu accolto da don Guanella

 Questi lo mise in un Istituto di sue suore, dove egli non volle restare:

gli pareva di non essere fatto per far da cappellano di suore, e venne da me.

 I minori di Genova gli rilasciarono un bell’attestato:

tutti i parroci dei dintorni del Santuario dove era dissero bene di lui,

e rilasciarono buoni attestati: uno solo disse male, ma non era parroco, molto male di lui,

ma pure esso dichiarò che in coscienza, per riguardo ai buoni costumi,

non poteva dir proprio nulla.

 Sono io che lo mandai ancora dalle sue parti, e anzi nella stessa Diocesi

dove egli era stato prima: quella Curia di Brescia e quell’arciprete di Tignale sul Garda,

dove è, furono informati sull’individuo ampiamente da me, senza reticenza,

anzi a quel sig.r arciprete disse forse più che non poteva, e me ne confesso.

 Egli mostrava vivo desiderio di dare vita ad un antico

e celebre Santuario della Madonna di Montecastello sul Garda,

(arcipretura di Tignale) ed io non doveva legarlo al mio Istituto:

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egli non appartiene alla piccola nostra Congregazione: non ha voti né promesse,

come non ebbe negli Istituti della Divina Provvidenza alcuna mansione,

non essendo tagliato alla nostra vita.

 Di lui, anche dopo che è là, ebbi da quel sig.r arciprete

e da altri buone informazioni, e mi risulta anche da poco che fa del bene.

 Ecco tutto quello che so. Che se vostra Eccellenza vuole

le dica anche ciò che penso di lui, ecco: è sacerdote buono, molto semplicione

e grossolano nei modi, nel vestire e nel mangiare.

 Prega ed è molto divoto della Madonna SS.; si umilia con sincerità quando è corretto,

dice bene l’ufficio e bene la Messa forse è un po’ attaccato,

ma non avrei che qualche sintomo. Ho cercato di fargli un po’ di bene, con l’aiuto di Dio,

e dove vostra Eccellenza credesse, che avessi sbagliato, mi corregga e mi castighi,

che mi farà piacere.

 E per questo ho finito.

 Non le ho più scritto da molto, né ho più dato, si può dire a nessuno, notizie di me.

 Non l’ho fatto apposta, Eccellenza, sentiva che aveva bisogno di distaccarmi da tutti,

e di darmi al Signore.

 Ho bisogno di fare una vita di maggiore penitenza,

e vostra Eccellenza preghi per me.

 Sono sempre qui con l’Arcivescovo dì e notte, e in questa settimana

dovrò andare a Roma, ma non so se potrò venire in Piemonte.

 Io del resto la assicuro che prego per vostra Eccellenza rev.ma

e per i miei figli nel Signore tutti i giorni e tutti i momenti

e spero con l’aiuto della Madonna SS., nelle cui mani di madre mi metto tutti i momenti,

di riuscire alla mia eterna salute: in Paradiso, Eccellenza rev.ma,

avremo poi tempo a discorrere e staremo sempre insieme.

 Mi dia la sua benedizione, e il Signore mi benedica e mi tenga stretto

alla sua santa croce e al suo adorabile cuore.

 Le bacio con l’affetto di figliolo il sacro anello, e le sono umilissimo

e dev.mo suo figlio e sacerdote.


          Luigi Orione

          della Div. Provvidenza


 Messina, il 2 Maggio 1909

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