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[esiste una minuta di un foglio non digitata]
+ Roma, il 28 / 2 [1]916
Eccellenza rev.ma,
Se la cosa è possibile, chiederei per favore a vostra Eccellenza rev.ma
e a don Coda, che un sacerdote della Provvidenza, che fu già cappellano al fronte,
dove
si ammalò di tifo, poss potesse,
ora che è guarito, essere trasferito a Tortona.
Egli è un buon sacerdote sotto ogni riguardo, per pietà e per testa,
e potrebbe così in alcune ore dare una mano a don Sterpi, che tra non molto sarà solo
o quasi solo, perché parte degli assistenti sono già sotto le armi
e altri dovranno ora passare la visita, e saranno fatti abili, e presi.
E
qualche sacerdote, che resta spero
resti, dovrò necessariamente trasferirlo altrove,
perché già sono stati chiamati o alle armi o alla visita militare i sacerdoti
che sono Direttori degli Istituti di Sanremo, di Messina di Gerace e di Ameno.
Mi risulta che il Vescovo Castrense ha avuto in questi giorni
la richiesta di nominare due cappellani relativamente per ospedali in Alessandria
e in Cuneo.
Mi venne in pensiero di scrivere a don Coda per chiedergli per piacere,
se potesse permettermi di fare un passo presso l’ufficio del Vescovo Castrense
al fine di far destinare lui o ad Alessandria o, al più lontano, a Cuneo,
per dare al don Sterpi l’ajuto di cui sopra detto.
Conosco il desiderio di don Ghezzi di essere restituito a Tortona;
ma la credo cosa assai difficile al presente. Capisco che il don Coda è a Tortona da poco,
ma
il cambiamento, venendo fatto di pieno accordo, non desterà
desterebbe meraviglia,
e
anzi incontrerebbe la carità che c’è
è tra i sacerdoti.
Io per altro non farò mai un passo se non dopo una parola di pieno assenso
di
vostra Eccellenza e del don Coda, come anche a lui scrivo. Solo
Qquando
mi risulti
che e da parte di vostra Eccellenza rev.ma o dall’attuale Cappellano
non ci sono difficoltà, allora solo mi muoverò, ed ho motivo di credere che potrò
facilmente ottenere, perché qui si conosce la critica situazione in cui vengono a trovarsi
i miei poveri Istituti colle ripetute chiamate alle armi.
Per altro, per qualunque ragione vostra Eccellenza o il don Coda
non
credessero di poter aderire alla mia proposta, voglio che
si sappia
che io ne sarò ugualmente lieto in Domino, perché, se voglio il bene dei miei Istituti,
non lo devo volere col grave incomodo degli altri.
È una carità che chiedo, se mi si può fare, senza gravi scosse.
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E
questo scrivo in questi
termini, press’a poco,
scrivo anche al don Coda, per andare per la diritta via del Signore,
e perché egli sappia che voglio che siamo sempre amici, e grandi amici in Gesù Cristo,
anche egli mi dica di no.
Mi è gradita sempre ogni circostanza per dirle tutta la mia venerazione
e il mio affetto filiale.
Preghi per me, come io faccio di cuore per v. Eccellenza, ogni giorno.
Le bacio con riverenza il sacro anello, e La prego di benedirmi
Sono dev.mo figlio in Gesù C. e Maria SS.
Sac. Orione
dei Figli della Provvidenza
¨