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 +         Roma, il 3 Giugno 1916


 Eccellenza rev.ma,


 Don Sterpi mi ha scritto che domani vostra Eccellenza rev.ma andrà all’Istituto

per celebrarvi la Messa e dare la S. Cresima a parecchi dei giovani e degli orfanelli.

 Ho sperato sino a un momento fa di potermi anch’io trovare

a ricevere vostra Eccellenza; ma ora vedo che non potrò proprio venire.

Desideravo anche far da padrino agli orfani, ma sia fatta la volontà di Dio!

 Vengo adunque in ispirito alla porta dell’Istituto, e la ricevo, o mio buon padre,

con tutta la devozione e con tutto il cuore di figliolo in Gesù Cristo,

e in ispirito mi metto in ginocchio ai suoi piedi, e le bacio il s. anello

alla testa di tutti i miei ragazzi.

 E in questa circostanza sento utilissimo per la mia anima stringermi

insieme con codesti miei cari fratelli e figlioli con unione più umile,

più fervorosa e più operativa attorno a vostra Eccellenza rev.ma,

che rappresenta nella nostra diocesi la santa chiesa e Iddio medesimo.

 E mi è dolce fare atto di fede, di amore e di adesione piena di mente,

di cuore e di opere agli insegnamenti della chiesa, perché solo nella dottrina celeste

insegnata dalla chiesa è la pace, il gaudio e la gloria della mente umana

e la speranza dell’eterna felicità.

 Con tutto me stesso credo che ogni corporazione d’uomini sia corruttibile,

fuori che la santa chiesa di Gesù Cristo, - Signore e redentore nostro, -

che ha il suo capo visibile qui nel romano Pontefice, e che è l’opera di Dio

e non degli uomini, e la sola fondata sul verbo divino.

 Quando Gesù entrò in casa di Zaccheo, quel peccatore pubblicano ha detto:

Signore, dò la metà dé miei beni ai poveri, e, se ho frodato qualcuno,

gli rendo il quadruplo.

 Ora che vostra Eccellenza viene nel nome di Dio alla piccola Casa

della Provvidenza, io che, quantunque sacerdote, mi vedo pur troppo ben più peccatore

e pubblicano di Zaccheo, sento di dover ben fare qualche cosa per non lasciare passare

la grazia della visita del Signore.

 Voglio dunque, con la divina grazia convertirmi, - e poiché il figliolo dell’uomo

è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto, io, benché mi sento così miserabile

e lontano dal vero spirito e dalla pratica della vita di nostro Signore Gesù Cristo,

pure spero da questa visita di vostra Eccellenza rev.ma la divina misericordia sopra di me

e dei miei figlioli nel Signore, e la salvezza di delle anime nostre.

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 Così mi conceda Iddio di tesaurizzare questa sua grazia, e che mi converta

sul serio tutto a lui, e con ardentissima carità mi dia a di poter riparare il passato,

e di amare e servire umilmente e sinceramente la s. chiesa e le anime.

 Mi conceda Iddio di voler sempre, come oggi io voglio,

che il nascente Istituto serva umilmente la s. chiesa e i Vescovi, o scompaja.

 Fermamente credo che i vincoli spirituali e disciplinari che formano l’organizzazione

della società cristiana ossia della chiesa di Gesù Cristo, siano le potestà ecclesiastiche,

e principalmente il Vicario di Gesù Cristo stesso, il Papa e i Vescovi.

 E ai piedi del Papa e dei Vescovi metto tutto il mio cuore e tutta la mia vita

e il piccolo Istituto.

 E poiché mi sento molto impastato di umane passioni, e molto cattivo di animo

e inclinato a grande superbia, voglio, con l’ajuto che tutto imploro e spero

avere dal Signore, e per le sue piaghe santissime e per i meriti infiniti del suo sangue

e della sua morte in croce, e anche molto per la celeste intercessione di Maria SS.,

madre di Dio, ed anche mamma mia dolcissima, - voglio per ora e per sempre,

che tutte le mie miserie e la mia cervice superba stiano sotto ai piedi della santa madre

chiesa di Roma e del Papa e dei Vescovi.

 Così mi ajuti il Signore e la preghiera e la benedizione paterna

di vostra Eccellenza rev.ma.

 La ringrazio della sua visita alla Casa, e ci vada si degni andarvi di frequente,

e le sono con profonda venerazione e amore di figlio in Gesù Cristo


          Sac. Orione Luigi

          della Divina Provvidenza

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