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[esiste una minuta di sette fogli non digitata]
[A Sua Eccellenza Rev.ma
Monsignor Simon Pietro Grassi
Vescovo di Tortona]
+ Anime e Anime
Villa Moffa presso Brà
il 7 Agosto 1917
Eccellenza rev.ma,
In assenza di vostra Eccellenza rev.ma., sono passato prima di partire,
da Mg.r Vicario, cui ho letto le lettere che accludo di Mg.r Daffra,
come egli le avrà riferito
Non ebbi poi tempo di farne copia, e oggi mando a Vostra Eccellenza
le lettere stesse.
A sua Eccell. Mg.r Daffra scrivo che, appena mi sia possibile, andrò da lui.
Che Mg.r Daffra non sia rimasto persuaso della lettera di vostra Eccellenza?
E ora, a vostra Eccellenza, che cosa dirò?
Sono entrato oggi negli Esercizî, oggi che è anche il santo della Divina Provvidenza.
A lei, come a padre, dico nel Signore che non desidero altro che salvarmi l’anima
e fare la volontà di Dio e della santa chiesa, a cui mi sono dato.
Anche in questa dolorosa vertenza la chiesa faccia e disponga come crede,
che io sarò sempre contento, per la grazia che mi darà il Signore.
Non vorrei che ne venisse scandalo ai borghesi per me,
e mi dispiace di trovarmi citato da un altro sacerdote e in lite con un mio fratello.
Io mi metto nelle sue mani come un bambino, intendendo così di abbandonarmi
nelle mani veramente della mia madre la santa chiesa: la chiesa è la padrona mia
e del piccolo nascente Istituto: disponga e faccia in Domino come crede.
Il Foro ecclesiastico per noi esiste sempre: non potrebbe il don Ravazzano,
se ha ragioni contro di me, accedere al tribunale della chiesa, a quale vuole,
e così evitare lo scandalo, che il mondo potrebbe prendere, di vedere due sacerdoti in lite?
Sacerdote è lui, e sacerdote, per divina grazia, sono io: non è la chiesa che, per sé
e legittimamente, ci può e ci deve giudicare? - È una proposta, -
però vostra Eccellenza disponga come meglio crederà.
Non comprendo il don Ravazzano che vuole procedere contro di me
per tutelare il suo buon nome, e poi, in realtà, finisce col dirsi pronto ad acquietarsi
purché gli dia una somma.
Forse il denaro vale l’onore di un prete? E chi mai a Tortona ha pensato che,
per colpa mia, egli passi per ladro? - Anche i giudici hanno dimostrato di capire
ben diversamente la cosa!
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Del resto, benché io senta di non avere affatto né colpevolmente,
né incolpevolmente tolto del suo buon nome al don Ravazzano,
e senta con chiara coscienza di nulla dovergli né per questo, né per altro,
a titolo di giustizia e abbia già una sentenza del Tribunale civile in mio pieno favore
dopo che lui mi ha fatto citare: - tuttavia, fin d’ora, - per l’amore alla santa chiesa
che devo e voglio amare e servire, umilmente e da figlio da vivo e da morto
con l’ajuto che spero ora e sempre da Dio, - sono pronto a rilasciare al don Ravazzano
qualunque dichiarazione che mi fosse presentata dalla chiesa,
per tutela del suo buon nome, - e sono pronto anche a dargli qualunque somma
che
la chiesa richiedesse che io a lui rilasci
rimetta, e anche la camicia,
e tutto ciò in Domino, cioè per il Signore e l’amore alla chiesa, - per qualunque tramite
ciò mi sia richiesto, o da v. Eccellenza, che ne personifica in diocesi l’Autorità,
o per altro Tribunale ecclesiastico.
Quando ho ricevuto la sacra ordinazione mi sono steso in corpo ed in ispirito -
perinde ac cadaver - ai piedi della chiesa. Ebbene, anche oggi mi è dolce
darmi mani e piedi legati spiritualmente, e stendermi ai piedi di essa.
Io non ho paura della chiesa: essa è la madre della mia fede e della mia anima,
la madre dolcissima mia e di questi miei figli e fratelli in G. C.,
e prendo la mia testa superba, e il cuore e tutta la mia vita e ogni cosa che a me
e alla piccola Congregazione appartiene, e metto tutto ai piedi e nelle mani
della santa chiesa: in questa faccenda, come in tutto,
desidero fare ciò che desidera la chiesa. E Dio mi ajuti!
Molto ho defraudato al Signore, e molto con la mia vanità ho dissipato,
che doveva dare alla chiesa e alle anime.
Dio sa cosa farei per poter restituire il quadruplo!
Sento che è così grande la misericordia di Dio sopra di me peccatore, che,
se anche mi si dicesse di dare tutto a don Ravazzano, sarei pronto nella carità del Signore
e dargli tutto e a morirgli dietro, per salvare l’anima mia e la anima sua.
Tutto questo per la grazia di Dio e non per me.
È una cosa ben dolorosa questa vertenza, ma i miei peccati ne sono la cagione,
e sia benedetto il Signore!
Se il Signore vuole questo Piccolo Istituto della sua Divina Provvidenza,
non saranno no i miei peccati né i dolori degli uomini che lo potranno distruggere:
tutto questo servirà a darci di più al Signore.
Del resto desidero anche che l’Istituto cada, se questa piacesse al Signore
o alla s. chiesa.
Però sento che sono uomo ben miserabile e peccatore,
ed ho bisogno di molte preghiere, e che Dio abbia pietà di me,
e che la SS. Vergine non mi abbandoni mai.
E prego vostra Eccellenza e la s. chiesa a tenermi bene le mani premute sul capo.
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E ora, per me e per tutti questi figlioli, le bacio il sacro anello,
e invoco la s. benedizione, e le sono in Gesù Cristo e Maria SS.
Dev.mo figlio
Sac. Orione
della Div. Provv.za
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