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[A Sua Ecc.za Rev.ma

Mg.r S. P. Grassi

Vescovo di Tortona]


 +        Roma, il XIX / XII [MCM]XVIII


 Mio buon padre in X.sto,


 Ringrazio v. Eccellenza rev.ma della gratissima sua lettera.

Mando, qui acclusa, la risposta avuta da Genova.

 Al mio ritorno non mi vi tratterò, e avrò sempre modo di potermi scusare; -

a meno che V. Eccellenza ritenesse che mi regoli diversamente.

 Certo dev’essere giovane intelligente, e che pesa le responsabilità.

 Casualmente ho saputo in questi giorni che, nel viaggio di nozze,

il s. Padre lo ricevette con molto piacere in udienza privata,

e che poi avrebbe mostrato di apprezzarne l’ingegno.

 Ho visto intanto l’On.le Bertarelli, e, parlando, si giunse anche al tema

quasi obbligato delle elezioni. Mi disse che, legalmente, non potranno aversi mai

prima della fine di aprile, cioè si andrebbe alla I domenica di maggio. Che se,

come il Senato, così la Camera dei Deputati vorrà riformarsi,

e discutere il voto proporzionale, il voto alle donne e altro, o, senz’altro,

applicare alle nuove elezioni norme nuove, allora esse non potranno aver luogo

che in settembre od ottobre, per la revisione delle liste elettorali e molto lavoro inerente.

 Pare che, se non il Governo, qualche pezzo grosso che è al Governo

si sarebbe dichiarato pel Cattaneo.

 Luzzatti e altri sarebbero ostili al Pavese, e così Ettore Sacchi.

 Il Bertarelli, certo, è pel genovese, e, quando gli prospettai la probabile riuscita di L.,

uscì in questa espressione: con cuore di italiano e con sentimento di Deputato,

che sta per uscire dalla vita pubblica con piena coscienza del dovere adempiuto,

auguro che alla Camera e al Collegio sia risparmiata una ingiuria d’ordine morale.

 Il che, almeno, vuol dire che farà quanto potrà perché il Governo

non lo faccia suo candidato.

 Ma, ritornando all’epoca delle elezioni, siano pur anche alla I domenica di maggio,

il Bidone avrà sempre ancor innanzi oltre un mese di tempo da pensarci su,

per dimettersi da sindaco, e mettersi in candidatura.

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 Ora di qui si è tutti intenti verso Parigi; ritengo che su molte cose il Governo

si regolerà dal risultato della conferenza.

 È, certo, un gran momento per tutti, e anche per la chiesa. Mi pare

che alcuni dividano troppo la chiesa dal popolo, e, umanamente parlando,

chissà dove si andrà: la chiesa non si divide dai popoli.

 Ma basta, di questo.

 Incontrai quasi subito Mg.r Cerrati, che gradì assai i suoi saluti saluti

di vostra Eccell. e mi incaricò de’ suoi ossequî.

 Secondo il desiderio di v. Eccellenza, don Coda sarà già libero;

ché, se non fosse, l’ufficio Castrense, da parte sua, ogni disposizione diede già al riguardo.

 Lo so che Scevola era qui, - me ne parlò qualche giorno fa il comm.r Vicentini

del Banco di Roma; ma non mi fu possibile incontrarmi incontrarlo.

 Domenica fui per alcune ore al Convegno pro Schola; c’erano dei competenti

e anche dei valori: pochi e buoni, come i versi di quel poeta là caro al Manzoni.

M’è rincresciuto che non potei tenerci dietro; c’era anche Semeria, che mi incaricò

di riverire affettuosamente per lui vostra Eccellenza.

 Fummo poi insieme dalla Celesia, a cena.

 Mi disse che era stato tempo fa dal Card. De Lai, dal Card. Merry Del Val

e dagli altri di quel certo tribunale.

 Fu anche dal s. Padre, e di tutti rimase molto contento.

 L’ho confortato con amore di fratello.

 Mi disse che avrebbe desiderato venire qualche ora a Tortona, da v. Eccellenza;

partì nella stessa giornata, a sera.

 Ho appreso con vero dispiacere la morte del Giuseppe Pedenovi.

Manderò una parola alla vedova e al figlio Severino,

e voglio pregare a suffragio del defunto.

 Io devo esser grato per sempre a quel brav’uomo. Negli anni primi

e più critici della mia povera baracca, egli era mio panettiere,

ed ebbe sempre molta pazienza con me.

 E anzi mi trattò sempre molto umanamente e cristianamente,

povero sig.r Pedenovi! Ha sofferto tanto davvero; ma ecco che il Signore

ha voluto dargli la consolazione di vedere, prima di chiudere gli occhi alla presente vita,

il suo figliolo accompagnato, e pare bene.

 Ah bisogna bene che anch’io mi prepari alla morte,

e che mi ritiri presto ad un po’ di Esercizî: certi momenti mi fa tanto male il cuore

che mi pare che la vita non dovrebbe essere più lunga, mi pare di restar lì. -

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Jeri il fratello del S. Padre dicono abbia passato brutti momenti.

Il S. Padre non si fa più illusioni, e il medico che fu su a dargli relazione del fratello,

trovò anche lui molto abbattuto.

 Erano i due fratelli che si amavano di più; l’altro, che morì qualche anno fa,

pare abbia dato forti dispiaceri al Papa, anche da Papa.

 Veramente sarebbe un guaio che Simoni lasciasse il Popolo,

proprio ora che da noi si sentirà più vivo il bisogno di una buona penna vivace.

Ma speriamo che resti, - e tutti vogliamo lavorare a conforto di v. Eccellenza

e a gloria di Dio.

 Anche qui c’è un po’ di Tortona, è una gara.... d’inerzia.

 Sono otto giorni che sono qui, e ben poco ho potuto concludere. Ma pazienza!

il continuo andare, girare, e non concludere è nojoso alla natura, ma pare sento che è

un buon esercizio per lo spirito. La sera offro al Signore con i miei atti di impazienza

e di interna e, talora, anche pure di esterna mormorazione, anche le buone intenzioni

di servirlo, e gli dico di gradire almeno la stanchezza delle gambe.

 Niente mi spiacerebbe di più che di non essere a casa a fare Natale

con quella buona gente di S. Bernardino e con i ragazzi; ma quasi mi ci vado rassegnando.

L’anno scorso sono venuto a prendere la benedizione; - se quest’anno non potessi venire,

mi benedica lo stesso di lì, e quando celebrerà e pregherà per i suoi figli,

preghi particolarmente anche per me, - non perché voglia essere dappiù degli altri, no,

ma pel bisogno che ne ho.

 Ho saputo da don Sterpi che posdomani v. Eccellenza ordinerà suddiacono Fiori:

ebbene, Dio la ricompensi! È figliolo non di molto ingegno, ma di buono spirito,

e che, corrispondendo alla grazia, spero tesoreggierà i talenti e la vita per le anime

e per la chiesa.

 Metto me e codesti figlioli nelle sue mani: veda di tenercele ben ferme sulla testa,

perché non s’ingerisca in noi la perniciosa confidenza in noi stessi; ma

confessando a Dio e alla chiesa la nostra estrema miseria, ed esercitandoci in atti di fede

e di grande fiducia nel Signore e nella chiesa, viviamo e moriamo da figli umili

e fedeli di Dio e della s. madre chiesa.

 Bacio con filiale affetto e devozione il s. anello, e la ringrazio

di ogni sua orazione a Dio per me e della sua benedizione

 Aff.mo in Gesù Cristo e Maria SS.


           Sac. Orione  d. D. Pr.

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