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[incompleta]


       [Rio de Janeiro,] 15 [de] Dezembro [de] [192]1

       Rua Francisco Eugenio n. 228


 Mio caro e venerato padre in Gesù Cristo,


 Sono giunto dall’Argentina con tre giorni di mare buono,

e il quarto di mare amaro assai, per una furiosa tempesta che ci incolse già qui presso,

davanti alla costa del Brasile.

 Mi sono fermato a Santos una giornata a visitare due posizioni

che già mi erano state offerte, ma, per qualche giorno non potrò far nulla per Santos, -

tuttavia era bene che vedessi. Venni qui per la linea di S. Paolo, la città italiana del Brasile

e la capitale morale del Brasile; feci a S. Paolo l’Immacolata, e mi trattenni alcuni giorni.

Rividi l’Arcivescovo e altre persone, e vi tornerò dopo Natale per un triduo

e per mettervi un piede stabile, a Dio piacendo. Non so se già l’ho scritto:

Mg.r Arcivescovo mi ha dato una parrocchia al Braz che è il quartiere più popolato

dai nostri emigrati: avrò anche un ampio terreno: apriremo scuole: apriremo,

con l’ajuto di Dio e di anime generose, un vero segretariato e ufficio di lavoro,

e una Casa operaja italiana, a due distinte e separate sezioni, maschile e femminile,

che sarà la vera Casa del popolo e del lavoro; - vi sarà attigua e annessa una chiesa,

ma una bella chiesa, di stile italiano, e andranno uniti: Dio e popolo, -

ma nel senso mazziniano no, ma nel più alto e puro senso cristiano. Poveri emigrati!

poveri nostri fratelli italiani! che sono a S. Paolo, tra padri e figli,

sono più di 300.000, mila tutto sangue italiano!

 Quante lagrime si asciugheranno! quante miserie morali, quanti dolori si leniranno!

Quante energie quasi perdute per la patria nostra si rifaranno! Quanti ritorneranno a Dio,

dopo anni ed anni, sentendo in i preti parlare con amore dell’Italia,

e sentano di essere ancora cristiani a loro insaputa e, per taluno, forse suo malgrado!

Io l’ho visto anche a Buenos Aires, dopo aver parlato nella chiesa degli italiani,

tenuta dai Salesiani, - là almeno c’è una chiesa degli per italiani dove si fa il Vangelo

e si predica nella nostra lingua, - ebbene io feci una vera predica, non una conferenza,

una predica sulla Madonna e dopo si empì la sacristia, tutta era gente delle nostre parti,

e più d’uno - e anche giornalisti pur lontani troppo dalla pratica della vita cristiana,

che dopo aver sentito un quel pezzo di predica da povero da missionario

delle nostre montagne, di montagna, una predica sulla Madonna cosa la più comune,

ebbene quei buoni uomini gli italiani si sentiranno così commossi nella loro fede

ma e mi pregavano di lasciare che mi abbracciassero per quel lasciarmi abbracciare

pel breve conforto dato allo spirito che Dio aveva fatto loro sentire mentre si parlava

della divozione degli italiani verso colei che tutti gli afflitti invocano!

E che fu davvero e sempre la vera madre della nostra cara Patria!alla loro vita spirituale.

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 Ora io spero che la Madonna mi starà vicino, e mi condurrà

a fare agli emigrati italiani di S. Paolo ed ai loro figli un po’ di bene, e,

bene che è come già ho accennato, non sarà solo ajuto morale religioso, che daremo loro,

ma Dio mi ajuterà Deo adiuvante, sarà mi anche un sottrarli a tanti pericoli

e mali economici e sociali, e a conservare in essi la nostra buona e sincera

fisionomia italiana. - Una fisionomia che ci ha distinti sempre sempre nei secoli,

e fu ci ha dato un primato di gloria: fisionomia di grandezza morale cristiana,

intellettuale, civile, artistica, scientifica, cristiana: una fisionomia di onore

per tutto ove siamo giunti con sono giunte le nostre legioni, con le nostre vele,

che da diritto colla il diritto romano, la croce, colla la libertà, la carità. -

Qui è una seconda Italia che si va creando, che si va trapiantando, -

un’Italia che resterà Italia finché solo e sinché parlerà l’italiano,

e solo e sino a che avrà mente, e cuore e anima cristiana e cattolica,

com’è cattolica la religione del nostro Paese e l’anima del nostro popolo.

 Io l’ho notato qui e ripetutamente: qui chi lascia la nostra lingua, italiana o chi

lascia la fede: chi lascia la fede, lascia facilmente la nostra lingua.

 Questi vivi e saldi vincoli che tengono unite l’Italia madre e l’Italia figlia

vanno non si dissociano e perde l’amore alla patria e si assimila agli americani,

e fin si vergogna fino d’esser figlio di italiani, chi lascia la lingua,

come chi lascia la fede dei padri suoi.

 Ora vostra Eccellenza rev.ma mi lasci qui voglia lasciarmi ancora un poco qui

a fare il missionario tra i nostri. Lavoro sì in terra straniera lontana

ma tra non più straniera agli lavoro tra fratelli e per i e per i fratelli, e pei figli loro

degli nostri emigranti italiani specialmente, e e per i più bisognosi di essi loro figli,

per gli orfani degli emigrati e i e per derelitti figli.

Dopo Iniziato il lavoro a San Paolo, ritorno ritornerò in Argentina,

ove spero collocare due stazioni di dei miei sacerdoti alle porte di Buenos Ajres,

e forse mia residenza nella capitale stessa. Non so se glielo scrissi:

ho assunto la parte morale-religiosa del più grande Istituto Nazionale a Marco Paz

di giovani già compromessi colla morale e colla giustizia.

La ove sono oggi 700 minorenni, che a marzo saranno 1000.

Essi erano non so da quanti anni - certo da molti - e se mai - senza un Sacerdote

che parlasse loro di Dio, e che ne coltivasse la vita spirituale.

 Molti sono fin anco da battezzare e - mi spiace dirlo, non pochi di essi

sono figli dei nostri italiani emigrati.

 Ho chiesto a don Sterpi alcuni dei nostri migliori sacerdoti, - è un sacrificio grande,

lo capisco; ma non è questo l’orfanità derelitta precipuamente il campo nostro?

Non sono essi i veri Figli della Provvidenza del Signore? Sono orfani senza nessuno;

come potremo noi lasciarli? Domani saranno 1000 padri di famiglia: se saranno senza fede,

e non solo senza fede! solamente come cresceranno i loro figli?

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 Ah se Dio, ispirasse mai a qualche nostro sacerdote di venire qui,

di consacrare consacrarsi a quest’opera di vera ricostruzione morale, civile,

cristiana del mondo, e specialmente di queste generazioni italiane,

quanto oh quanto bene farebbe!

 Adesso capisco perché Mg.r Scalabrini venne qui pure già minato dal suo male,

e perché andò anche poi nell’America del Nord

 Ah noi dobbiamo camminare con queste ondate di popolo italiano,

dobbiamo mostrargli il nostro amore, vivere nelle sua intimità,

rendergli ogni migliore servizio possibile, non abbandonarlo mai,

perché Gesù non lo avrebbe abbandonato.

 A principio ci bestemmiano, specialmente quelli che ora giungono ora dall’Italia

con la testa piena di bolscevismo: ci guardano con differenza,

con animo ostile e occhio torvo: non ci vogliono, non ci tollerano, non ci amano.

Ma quando vedono che noi li amiamo: che non vogliamo i loro magri risparmi

¨