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A Sua Eccell.za Rev.ma
Mg.r Simon Pietro Grassi
Vescovo Degn.mo di Tortona
Affidata alla gentilezza del Rev.do
Sig.r Cav.r don Bianchi
Cappellano sul «Conte Rosso»
+ Anime e Anime !
[Iglesia de Victoria,] XIX Aprile 1922
Mio venerato Vescovo e padre in X.sto,
Sono lieto della venuta qui di don Bianchi anche perché mi porge più facile
occasione di inviare a vostra Eccellenza rev.ma qualche notizia mia
e dei figli della Divina Provvidenza che lavorano con me.
E, anzi tutto, devo ringraziare vostra Eccellenza delle sue affettuosissime
e paterne lettere, e chiedo scusa di non averlo fatto prima d’ora.
Le lettere di v. Eccellenza rev.ma non le sono dire di quanto conforto mi sono,
e quanta gioja mi da’ ogni sua buona notizia: ogni gioia di v. Eccellenza è gioia mia,
ogni suo dispiacere, ogni dolore suo è dolore mio.
Quando seppi che i partiti d’ordine avevano vinto a Tortona, io ho detto;
questa è la vittoria del Vescovo, e il vero vincitore è lui! Ed ho pensato,
con compiacimento infinito, alla consolazione provata da vostra Eccellenza,
e ne ho di cuore benedetto il Signore.
Non
le potrò mai dire esprimere
poi l’impressione che mi ha fatto
la
improvvisa scomparsa del S. Padre Benedetto XV; ma
pareva che una voce mi dicesse:
il nuovo Papa sarà il Cardinale Ratti di Milano. Del resto, dai tetti in giù,
la scelta non poteva essere che entro un giro molto, anzi fin troppo limitato, - purtroppo!
Ma ora io parlo molto, troppo da uomo, mentre è lo Spirito Santo che fa il Papa,
e quindi quel dai tetti in giù vale sicut in quantum: basta, senza voler fare torto
ad alcun altro più o meno papabile, dirò che la nomina del nuovo Pontefice,
nella persona del Cardinale Ratti, se non ha prodotto in me e nei miei sacerdoti,
con i quali si parlava in quei giorni dell’Eligendo, nessuna meraviglia,
ci ha però recata una grande gioja in Domino.
Che Iddio lo conservi a lungo!
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Non so se vostra Eccellenza sappia che ritengo l’ultimo scritto
del S. Padre Benedetto XV di averlo io; ecco dunque: una ventina di giorni fa
io ho ricevuto una lunga (relativamente lunga) risposta ad una lettera mia
che deve essere giunta al S. Padre Benedetto XV o alla vigilia di Natale, o appena dopo.
La data della risposta è dell’ultimo giorno che sua Santità diede udienza,
e il giorno dopo era già malato: le ultime udienze ho visto che furono il 18 gennajo
al Card. Valfrè, a Padre Genocchi etc. - Così le ultime croci da lui benedette
per missionarî partenti, molto probabilmente furono quelle per don Zanocchi,
per don Montagna, per don Contardi, per don Carlo Alferano, per il ch.co Castagnetti, -
i tre primi sacerdoti nati in diocesi di Tortona. Questi nostri missionarî
partirono il 15 gennajo, e le croci furono portate al S. Padre da Mg.r Cribellati
in udienza privata il 14 gennajo, e sua Santità le benedisse con grande effusione
di affetto nel Signore.
Tenuto conto di tante circostanze, fu certo un gran Papa,
ed evidentemente suscitato da Dio per quell’ora storica e di tanto doloroso travaglio.
Che impressione penso che mi farà quando, se Dio mi concederà di ritornare
e di andare dal Papa, a vederne là un altro!
Ricorderò sempre l’ultima udienza, tre giorni prima di partire che avendo saputo,
non so preciso da chi, che io avevo mal di denti quando sono entrato,
cominciò a dirmi: «Santa Apollonia! Santa Apollonia!»
Io non capivo nulla, perché il mal di denti m’era scomparso mettendo giù il piede
in Roma, dov’era giunto il dì innanzi, e vi sono certe madonne e certi santi che, -
confesso
m il mio
peccato, - io me ne ricordo solo nell’ora del bisogno.
E
allora il Papa dove è dovè
dirmi lui che io avevo mal di denti;
ma potei assicurarlo, senza dire bugia, che m’era scomparso,
ma Lui non era tanto persuaso, e voleva, ad ogni costo, farmi di sua mano un biglietto
per mandarmi dal suo dentista, povero e caro santo Padre!
Come potrò dimenticarlo?
E
pensare che, quando fu eletto Pontefice, ricevendo alcuni
giorni
alcune
settimane dopo sua Eccellenza rev.ma Mg.r Viganò, che
il quale,
dopo quella figura fattagli a Tortona, mi pregò di volerlo accompagnare a Roma,
e andò dal S. Padre e gli chiese che volesse lasciarlo entrare a finire i suoi giorni
nella nostra piccola Congregazione, il nuovo Papa si oppose recisamente,
e quando Mg.r Viganò discese dal Vaticano, mi disse: eh povero Don Orione!
e ben altro che, ajutato dalla grazia del Signore, sono poi andato subito a deporre
sulla tomba di S. Pietro.
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Ma Iddio tiene nelle mani i cuori degli uomini, e quante cose fa il Signore!
Il santo Padre, in quell’ultima mia udienza, benedirmi, mi aveva detto
di stare fuori tre mesi, ma poi questo tempo mi fu prolungato, ed ecco perché
sono ancora qui. Ma presto ritorno, se piace a Dio, come io pure desidero,
ora che le cose qui e in Brasile sono avviate, e bene avviate, per l’ajuto del Signore.
E spero di essere a Tortona per le feste di S. Marziano, e per la benedizione
che vostra Eccellenza darà alla prima pietra del tempio votivo sul Castello.
E` bensì vero che il caro canonico, e forse ora già arciprete della Cattedrale,
don Guffanti, mi ha scritto - (penso pel timore che io venga a spargere del modernismo), -
mi ha dunque scritto che farei bene a non tornare, ma, intanto che sono in America,
ad andare nell’America del nord, forse non pensando che ci vuole assai più di qui
all’America del nord, che ritornando in Europa. Ma al nord andrò se e quando
piacerà al Signore, e per ora tornerò al mio nido e a rivedere le «amate sponde».
Qui noi stiamo bene, si lavora e si spera molto bene per l’avvenire.
Abbiamo preso posto alla Colonia Nazionale del Marco - Paz dove sono 700 giovani,
che presto saranno portati a 1000 È già la terza volta che Mg.r Espinosa,
l’Arcivescovo di Buenos Aires - influentissimo col Governo - mi dice commosso:
«questo è il più grande miracolo che potevate fare. Sono tanti anni,
e si è fatto tanto per farci entrare almeno un prete, che dicesse la Messa alla domenica
e vi facesse un po’ di istruzione religiosa, e non siamo riusciti mai!» Io sono contento
pel bene che, grazie a Dio, abbiamo cominciato a fare e per quel di più che potremo fare,
ma sento che non c’è proprio nulla da insuperbirci, perché è il Signore che fa,
Lui che solo conosce le ore e i momenti delle sue misericordie.
Sono giovani quelli del Marco Paz che vanno fino ai 20 anni,
e più di 100 già condannati: una metà da battezzare, quasi tutti da cresimare.
Mai ebbero una Messa né a Natale né a Pasqua, mai una parola di Dio, -
anzi i crocifissi, tolti due, uno all’ospedale o infermeria e l’altro nel reparto penale,
furono tutti infranti dal personale.
È cosa che non conviene pubblicare, ma è così. È il più grande e importante Istituto
del genere della Nazione Argentina, con 15.000 pertiche di terreno tutto coltivabile.
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Noi non abbiamo chiesto nulla anche per agevolare la cosa al Governo
onde non fosse attaccato dai socialisti, ma l’opera è veramente di grande merito
e davanti a Dio e davanti all’Argentina intera se noi, col divino ajuto, riusciremo.
E mi par di poter dire che - Deo adiuvante - sì, riusciremo!
Jeri sera fui ricevuto dal Governatore della Plata, che è una provincia
più grande dell’Italia: egli e la signora mi appoggiano molto. Questo signore
sarà facilmente poi il Presidente della Repubblica, ed egli farà ora da padrino
alla benedizione della I pietra di un nuovo Istituto che va a sorgere in Mar del Plata
a spese di un gruppo di Signore, e che sarà dato completamente a noi tutto arredato,
costerà
otto o dieci milioni d in
lire italiane, ma gli argentini sono un po’ come i ragazzi,
molto entusiasti, e, se un’opera va loro a genio, non guardano a spese.
Quest’Istituto in poco più di un anno sarà finito, e sarà tutto per i poveri.
Qui e in Brasile mi sono gettato a raccogliere i figli della strada, e quanti ce ne sono!
E quanti figli di italiani, poveri ragazzi, così intelligenti, così buoni di cuore
e così abbandonati!
Bisognerebbe che venissero delle suore, ma vestite in abito civile e non monacale,
a fare così per le ragazze: quante infelici cadono vittime, prima quasi di capirlo,
o per l’abbandono!
Ora mi dò attorno per iniziare un postulandato onde ajutarci con vocazioni qui,
ma prenderemo di preferenza i figli degli italiani, che sono i più moralmente sani
e che più affidano di perseverare. E così si fa già in Brasile, e sta bene che ogni paese
abbia il suo noviziato: non potremo sempre dall’Italia mandare personale
e poi i viaggi sono una spesa rilevante.
Entro una dozzina di giorni mi imbarcherò pel Brasile, dove mi tratterrò,
al più, quindici giorni, e di là per l’Italia.
Spero di ritrovare vostra Eccell.za rev.ma in buona salute, e tutta Tortona
e la diocesi nel fervore delle feste centenario a S. Marziano.
Mi spiace di non potermi dilungare di più ma, oramai, sento già l’aria dell’Europa
che viene, e quindi mi conforto di poterle poi raccontare tante cose al mio ritorno -
La prego di gradire ogni mio devoto ossequio come di don Zanocchi,
di don Montagna, di don Contardi e di ogni altro.
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Anche a don Francesco e a tutti della famiglia vescovile
mando i più cordiali saluti - Ed ora mi benedica con quel gran cuore di padre che ella ha,
onde Iddio benedetto e la SS. Vergine si degnino di benedirmi e di accompagnarmi
nel viaggio di ritorno.
Bacio con filiale affetto e con venerazione il sacro anello e le sono in Gesù Cristo
dev.mo servo e figlio
Sac. Luigi Orione della Div. Provv.
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