V045T129 V045P188



[esiste una minuta di cinque fogli non digitata]


[A Sua Eccellenza Rev.ma

Monsig. Simon Pietro Grassi

Vescovo di Tortona]


 +         Anime e Anime !

          Roma, il I Marzo [1]923


 Mio buon padre in X.sto,


 Le chiedo scusa e mille scuse, - e pur non lo dico quasi ad accattar una scusa, -

a tanto mio ritardo e silenzio.

 Benché ei mi paresse che il mio silenzio le dicesse - almeno in parte -

più che il mio parlare: silentium meum loquitor Tibi. E pur questo tacere

mi costava più che il parlare.

 E, poiché mala disposizione in me proprio non mi pare ci fosse,

né diminuzione d’interessamento o di affetto di figliolo amatissimo in Domino,

che anzi mi era di pena il solo pensiero di ogni dì - di non averle ancora scritto,

oso dirle e pregarla di benedirmi lo stesso, e di una benedizione grande,

e con quel suo cuore veramente grande, e di Vescovo e di padre in X.sto signor nostro.

 E qui salto a pié pari ogni altra notizia, e metto là, in fondo al cestino,

parecchi e parecchi fogli piccoli e grandi, che scrivevo un di sì e un di nò al mio Vescovo

su tante persone e cose viste e, passate qui, e che sono un po’ non so se le mie impressioni

o confessioni e dirò anch’io come il Pellico, nellea primea paginea delle sue Mie Prigioni,:

«come un...lascio la politica dov’ella sta, e parlo d’altro».

 A dirle dunque brevemente, - poiché, dopo tanto parlare, bisogna pur esser breve, -

circa la pratica per Cassingheno, vostra Eccellenza rev.ma avrà, ricevuto dalla Dataria,

jeri l’altro, lettera con che le si dice che attendono ancora detta pratica.

 Io lasciai Mg.r Guerra in buona fede, e che attenda, ma bene so

che la cosa andò al Concilio, e vostra Eccellenza ne ha avuto da tempo risposta.

 Quanto all’altra, andai più volte al Concilio, ma Mg.r Colombo è sempre malato,

com’è ancora oggi, tanto che si parla di fargli, non dirò il sostituto,

che già ce l’ha nel sottosegretario, ma non so che.

 In verità avrei amato conferire con Mg.r Colombo.

 Vedendo tuttavia che s’andava alle calende greche, passai da Mg.r Bruno,

che è il sottosegretario.

 Mi accolse molto bene, e rilesse la istanza del C. R. con la commendatizia

di vostra Eccellenza rev.ma.

 Mi rispose che detto sig.r C., qualora il medico lo abbia dichiarato malato,

non solo può, ma, nel caso suo, deve ritenere il beneficio, che nessuno potrà mai togliergli.

Che anzi egli ha diritto e deve ritirare, pure le distrintenzioni corali,

anche per non mettere precedenti che potessero domani essere invocati a danno di altri.

            V045P189


Se poi vorrà farne delle elemosine, le faccia, e se vorrà ritornarle alla massa capitolare,

lo faccia, ma ripeta quanto il diritto canonico, nel modo più deciso, gli assegna.

 Egli avrebbe anche diritto agli arretrati delle distribuzioni; però su questo punto,

gli uscì detta una parola, come per a dire: lascî un po’ correre sugli arretrati,

«chissà a quest’ora dove sono andati!».

 Mi lesse gli artic. del codice di D. C., e poi mi aggiunse una parola

ma che non tocca vostra Eccellenza affatto; ed è bene che io non ripeta.

 Per altro dice che vostra Eccellenza rev.ma, secondo la prassi comune,

senta il Capitolo; se c’è chi contende al R. il diritto sia a ritenere il beneficio

che a percepire le distribuzioni; occorrendo, si produca al Capitolo la fede medica,

e non tema di nulla vostra Eccellenza né il R., ché, qualora ci fosse voto contrario

o dubbio, la Congr. del Concilio «metterà subito le cose a posto,

magari obbligando anche al rimborso delle distribuzioni arretrate».

 E ci siamo lasciati molto bene, senza che occorresse dirgli chi ero,

perché la lettera di v. Eccellenza, data a me, è andata a Mg.r segretario,

poiché la avevo lasciata altra volta, sempre nella speranza di poter vedere,

e trattare poi la cosa con Mg.r Colombo stesso.

 Ed ora passo a raccomandarmi vivamente alle orazioni di vostra Eccellenza rev.ma, ché domenica sera Deo adiuvante vado giù in Calabria e poi in Sicilia,

dove non ho potuto ancora scendere, dopo che lasciai vostra Eccellenza;

sono stato invece nelle Marche e nel Lazio e anche un po’ più in là.

 Ho bisogno di molte e caritatevoli preghiere, poiché già a cinquant’anni sonati,

la mia mente è ancora più data al mondo che a Dio, e sento tutta la debolezza

del mio cuore; e solo Iddio, con una grande misericordia sua, può rendermi possibile

per grazia quello che io trovo difficile assai e quasi impossibile per natura.

 Io che voglio far da bravo, mai forse mi sono visto quasi buttato a terra

da un soffio come in questi mesi.

 E tentazioni fastidiose e gravi e incessanti, non tutti i giorni, no,

ma per periodi anche di settimane; e non è finita una battaglia che altre ne sopraggiungono.

Pensavo che a cinquant’anni si sarebbe fatta un po’ di tranquillità,

invece questa miserabile carne, come belva che si risveglia e si scatena,

mi dà travaglio assai, quasi pazza che voglia sfuggirmi piena di perversità.

 Che nostro Signore non si allontani da me, quoniam insurrexerunt in me

cogitationes vanae!

 Che nel nome di Gesù, e da questa battaglia interiore che ho ingaggiata,

invocando quel nome adorabile, e più contro di me che contro il nemico stesso,

perché mi sembra che nessuno sia più nemico di me del mio io, -

ne esca per la divina grazia sperimentato nella fede e nella umiltà della vita

e fermamente deciso di cominciare e servire umilmente e fedelmente a Dio

e alla s. chiesa, battendo una via ben diversa da quella che fin qui,

onde sono andato ingannando me e tutti.

            V045P190


 Mi avvalori la benedizione di vostra Eccellenza rev.ma e sia la Madonna

la mia speranza e il mio rifugio.

 Con devotissimo affetto bacio il sacro anello, e la prego di avermi

pel sempre suo figliolo in X.sto


           Sac. Orione  d. D. P.


 Saluto ed abbraccio fraternamente in X.sto il caro don Francesco:

quis nos separabit a Charitate Christi?

 Forse passerà Brizio da vostra Eccellenza: non ci siamo visti che brevi minuti,

andava oggi a Torino.

 P. S.  Questa lettera incominciata il I marzo non venne spedita che oggi, 3/3,

perché dovette essere interrotta. Chiedo perdono anche del mal scritto.

¨