V045T132 V045P194
[esiste una minuta di 17 fogli non digitata]
Sua Eccell. Rev.ma
Mg.r Simon Pietro Grasso
Vescovo di Tortona
+ Anime e Anime !
Roma, il 19 Luglio 1923
Eccellenza rev.ma,
Riferendomi alla venerata lettera di v. Eccell. rev.ma, in data XIV luglio, -
della quale vivamente la ringrazio, - ritengo per me doverosa una pronta,
chiara ed inequivocabile dichiarazione per quanto riguarda la ben grave accusa
che presso v. Eccellenza mi è stata fatta, d’essermi cioè opposto qui a Roma
al diritto di successione pel don Vecchi alla parrocchia di S. Giovanni in Pontecurone.
Prego che questa mia dichiarazione sia registrata, e venga deposta
nell’archivio della Curia vescovile.
Per la verità dunque protesto altamente contro tale indegna accusa, e io sottoscritto,
Sac. Luigi Orione del fu Vittorio, dichiaro sul mio onore, sulla mia coscienza di uomo,
di religioso e di sacerdote che nulla c’è di vero, nulla affatto nella grave accusa
che m’è stata fatta.
Che anzi, data l’enormità dell’accusa in sé, e la qualità della persona
che venne a farla a v. Eccellenza, - ritengo doveroso pure giurare, -
come lo giuro davanti a quel Dio che tutti ci dovrà giudicare che, per la divina grazia,
io mai ho detto, mai ho scritto parola alcuna, mai ho fatto né direttamente
né
indirettamente presso chicchessia veruna atto
azione che, anche lontanamente,
potesse mirare o avesse per fine, principale o secondario, di riuscire a far negare
al sac. De Vecchi il diritto di successione alla parrocchia di S. Giovanni in Pontecurone.
Questo come tesi generale.
Ma, perché non rimanga verun dubbio, non dirò nella mente di vostra Eccellenza
che è superiore a tali miserabilità, e troppo mi conosce, e già ha dichiarato di non crederci,
ma per chi non è persona di piazza, e ci crede, e accusa presso v. Eccellenza,
e per altri che sta dietro di lui, e può ritenersi offeso e danneggiato da Don Orione,
e per quelli che verranno, onde non rimanga alcuna via a sofisticare,
né possa mai taluno dire che ho equivocato o usato reticenze, o quelle forme
che certa casistica fa passare per restrizioni mentali, aggiungerò altro,
ancor più esplicitamente.
Dichiaro e giuro, - sempre pronto a giurarlo sia a voce che per iscritto,
in qualunque altra sede e in qualunque altra ora della mia vita, e in punto di morte,
che mai in verun modo, né personalmente né a mezzo di terzi: in nessun posto,
né in Roma né fuori Roma, - mai ho detto, mai ho scritto una sola parola:
V045P195
mai ho messo altri a dire o a scrivere alcun che alla Dataria apostolica
né ad altri per ostacolare in qualche pur tenue maniera al don De Vecchi
di succedere al prevosto di S. Giovanni in Pontecurone
E questo io dichiaro e giuro, senza veli di pensiero, ma come le parole suonano,
e unicamente per confessare la verità: nel modo più sincero, più leale, più franco,
più esplicito, più italiano, più cristiano, più da sacerdote di Dio che un uomo onesto
il quale si vede vilmente aggredito, che un galantuomo e un sacerdote possa e debba fare,
avanti agli uomini e avanti a G. Cristo.
Di vedermi trascinato a fare questo, e per parte di chi meno dovrebbe, è per me,
lo confesso, molto doloroso e fin umiliante. Ma sia fatta la volontà di Dio!
e beviamo anche questo calice. - Ma chi a vostra Eccellenza mi ha accusato,
e le ha detto diversamente di quanto qui le ho dichiarato e giurato non solo non ha detto
la verità, ma ha detto cosa pienamente falsa, calunniosa e dannosa a mio riguardo,
ma anche, e più, dannosa all’anima sua, - e ripari!
Eccellenza, io perdono, ma sento di dover protestare nel più forte modo,
riservandomi ogni diritto che valga a dimostrare la verità, a rivendicare la mia innocenza
e il mio buon nome.
E perché conosco a prova certi sistemi già altre volte usati, mi permetta,
anche a costo di riuscire prolisso, di ripetere che di quanto si è voluto accusarmi
presso v. Eccellenza non ho fatto nulla, proprio nulla di nulla: è una impostura
di sana pianta, è una malvagia invenzione che profondamente mi amareggia l’anima.
So bene a che cosa si mira, ed è da tempo che lo so! E Dio li perdoni!
Ma né col Papa, né con Cardinali o prelati, né con persone dei dicasteri della S. Sede
o fuori di essi: né alla Dataria apostolica né con persone vicine o lontane
della Dataria apostolica, mai ho parlato né ho fatto parlare, mai ho scritto o fatto scrivere
una sola parola contro il don De Vecchi, mai! Mai mi sono interessato del don De Vecchi
o della parrocchia di S. Giovanni di Pontecurone né col capo della Dataria,
né coi suoi subalterni, cominciando dal capo della Dataria sino all’ultimo suo impiegato
o scaccino.
E sì che l’avrei potuto, perché vostra Eccell. rev.ma sa bene
che conosco sua Eminenza il Cardinale Decano Vannutelli,
che
il quale è protettore di questa chiesa nostra di S.
Anna, di dove le scrivo.
E l’altra volta che venni a Roma io lo dovetti vedere perché,
dopo
che ero venuto dall’America, non l’avevo ancor potuto vedere
visitare.
Conosco Mg.r Guerri, e aveva dovuto andare da lui per certo Mg.r Capasso,
canonico di S. Maria Maggiore, che era venuto a raccomandarsi,
e che deve a Mg.r Guerri una somma; ma io a nessuno ho mai parlato né di don De Vecchi
né della Prevostura di S. Giovanni in Pontecurone: non me ne sono mai sognato!
E nessuno qui me ne ha parlato.
V045P196
Alla Dataria son andato quando fui a Roma alcuni mesi fa
anche per una commissione di vostra Eccellenza, e ne parlai con Mg.r Guerri,
e poi Le ho risposto. v. Eccell. mi aveva scritto di andare alla Dataria per una pratica
che riguardava - mi pare, Vegni; che poi, invece, era andata al Concilio,
forse per riduzione di Messe, se non erro.
Troverò la lettera di v. Eccellenza, e Mg.r Guerri potrà sempre testimoniare
v. Eccellenza si era sbagliata, mandandomi alla Dataria anziché al Concilio,
ove poi trovai che la pratica aveva già avuto corso.
Sarebbe ben iniquo se, per rendere un modesto servigio a s. Eccellenza
e
alla diocesi persona non di piazza o altri se ne van
valesse per.............. Ma lasciamo
nella penna la parola, che sarebbe spietatamente vera, bensì troppo brutta, almeno per me.
Mi limiterò a dire che, quando si va con certi sistemi, non si edifica più Cristo,
ma si preparano ruine divisioni e poi lagrime a v. Eccellenza e ai suoi successori.
Che Iddio nol voglia! E Mg.r Guerri potrà sempre dichiarare se mai gli ho parlato
di don De Vecchi.
Alla Dataria, e dal Cardinale Vannutelli come da Mg.r Guerri sì, sono andato:
ma non ho detto, non ho fatto nulla dell’accusa che mi si fa: questa è la verità.
Non l’ho fatto presso la Dataria e non l’ho fatto
presso verun altra Congregazione romana, né presso singoli ufficiali di esse,
né per me né per altri, mai!
Eccellenza, chi le ha detto diversamente ha mentito, od è stato ingannato
da altri che, a principio, ha mentito sapendo di mentire.
Nulla, nulla ho fatto che potesse impedire al don De Vecchi il diritto
a succedere alla parrocchia di S. Giovanni in Pontecurone.
Nessuno, né della Dataria apostolica né non della Dataria apostolica,
potrà mai dire in coscienza né giurare che Don Orione o qualcuno della Congregazione
di Don Orione abbia detto una parola, abbia fatto un atto, per far negare al don De Vecchi
quel diritto. Ma neanche il nome di don De Vecchi io qui ho mai fatto!
Vorrò un po’ vedere chi sarà colui che potrà reggere ad un confronto con me
su quanto qui ho scritto, dichiarato e giurato, - perché questa è la verità.
Ma, poiché la calunnia non fu solo portata a vostra Eccellenza rev.ma,
ma s’è sparso veleno anche altrove, (come, all’occorrenza, proverò) - così,
dopo preso consiglio ed avere pregato, mi vedo dolorosamente costretto
a chiedere a v. Eccellenza rev.ma di degnarsi aprire al riguardo in Curia un processo,
perché la verità deve pure avere i suoi diritti.
Chi mi ha accusato si presenti, e sostenga l’accusa. Certi sistemi
a pugnalate nella schiena devono finire; si deve finire di intossicare la diocesi
e di lacerare impunemente le anime. È ben vergognoso ciò che si fa!
L’accusa che mi si è fatta, è grave: fu portata al Vescovo:
viene da persona che non è di piazza: è accusa che demolisce: dietro di me
viene
una Congregazione nascente, che andrebbe ad essere
esserne sminuita.
V045P197
Se vostra Eccellenza mi avesse conosciuto di meno: se, nella sua dirittura morale
e franchezza, non mi avesse parlato chiaro, - quali conseguenze potevano venirne
in diocesi per me e pel mio Istituto?
La vita del buon nome, la vita della fiducia e dell’onore,
specialmente per un sacerdote che sta a questo posto, vale ben più che la vita fisica.
Anche S. Ignazio di Lojola, che certo non fu il più ingenuo dei santi,
né quello che portasse la testa alta e la spada in mano, - volle pure gli si facessero
nelle Curie parecchi processi a tutela del suo buon nome e della Compagnia.
Io intendo di concedere fin d’ora, come concedo, la più ampia facoltà di prova.
Fin
d’ora sono pronto a pro ad
anticipare in Curia il deposito
per ogni spesa occorrente, e per indagini o per viaggi di persone a Roma:
poi chi perderà, pagherà.
Di più: se sarò condannato una persona darà L. 10.000 (dieci mila),
pel tempio votivo sul Castello di Tortona.
Ecco un modo spiccio di trovar denaro!
Ma un’accusa simile non può restare impunita, - e quindi, se essa sarà sfatata,
i miei egregi accusatori, e di piazza e non di piazza, vorranno lealmente rilasciarmi
una dichiarazione di avermi calunniato, dichiarazione da rendersi di pubblica ragione,
con una penale pro tempio votivo, da fissarsi da vostra Eccellenza,
anche solo di 5 centesimi, ma motivata.
Ciò detto, conscio della mia innocenza, io li perdono fin d’ora, e prego per loro.
Mi hanno fatto patire già tanto, ma ne sia benedetto il Signore!
Dietro l’invito di v. Eccellenza, e unicamente per compiacerLa,
sono stato jeri mattina con la sua lettera da Mg.r Guerri, il quale mi disse
che avrebbe fatto riassumere la pratica del don De Vecchi con benevola disposizione.
Siccome era tardi, mi invitò a tornare per darmene conto, ma io,
che desideravo saperne il meno possibile, gli dissi che dovevo partire per gli Esercizî Sp.li,
com’è vero, e di scriverne egli stesso a v. Eccellenza rev.ma - E perché si persuadesse
che, riprendendo la pratica, avrebbe fatta cosa assai gradita a vostra Eccellenza,
gli ho letto quel tanto della Sua lettera che riguardava il don De Vecchi
e S. Giovanni di Pontecurone. Ho dovuto quindi di necessità,
fargli conoscere l’accusa che mi si fa, e non le dirò come egli cadesse dalle nubi.
Ma posso garantire vostra Eccellenza che mi sono diportato da cavaliere o, meglio,
da buon cristiano, rendendo bene per male. E Deo gratias!
Ho pure interessato subito il cav.r Possenti, segretario particolare del Barone Monti,
Direttore gen.le del fondo culti, per la liquidazione del supplemento di congrua
a vostra Eccellenza, e qui acclusa troverà già una buona risposta.
V045P198
E finirò. Ignorando dove la presente possa raggiungere vostra Eccellenza,
mentre è in visita pastorale per le alpestri parrocchie della diocesi,
né volendo ritardare a rispondere, mando la presente, per raccomandata,
a mezzo di Mg.r Vicario generale, pregandolo di rimettergliela.
Ringrazio vostra Eccellenza di ogni sua paterna bontà sia verso di me
che dei figli della Divina Provvidenza, e non le sarò mai grato abbastanza;
e sempre la ricorderò all’altare, e dovunque la mano di Dio mi porterà, anche se,
a causa finita, non dovessi più venire a Tortona, o solo di passaggio e per pura necessità.
Non dimenticherò mai il mio Vescovo, e pregherò sempre per la mia Diocesi!
Le bacio con profonda venerazione e con amore di figlio il s. anello,
e la prego di benedirmi.
Suo dev.mo in Gesù Cristo e in Maria SS.
Sac. Luigi Orione
dei figli della Div. Provv.za
¨