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[A Sua Eccell. Rev.ma Mg.r
Mg.r Simon Pietro Grassi
Vescovo di Tortona
(prov. Alessandria)]
Roma, il 10 Marzo 1927
Mio buon padre in Gesù Cr.,
Ho avuto jeri la sua venerata lettera del 5 corr.;
a suo tempo ebbi anche l’altra lettera espresso e il lungo telegramma,
che furono tosto comunicati alla famiglia Perosi la quale ne rimase assai confortata.
Sapendo poi che già vostra Eccellenza è, si può dire,
quotidianamente informata da telegrammi e lettere di Mg.r Grosso
e del teol. arciprete don Botti, i quali assistono con cure amorevolissime
e veramente fraterne sua Eminenza, ho pensato che non ci fosse più quel bisogno
di informarla, che avevo notato prima al mio giungere,
e anche dopo il collasso dell’altra domenica, - quando, per qualche ora,
ci fu vero pericolo che sua Eminenza potesse mancare, poiché il colore era cadaverico,
il polso a 140, l’occhio vitreo e il corpo sudava freddo, si che, se non fosse stato presente
e pronto il dott.r Fea a fargli iniezioni, penso che sarebbe morto.
Pur rimanendo stanchissimo, verso sera si riprese; - e si poté indurlo
a ricevere i Sacramenti, perché si temeva un nuovo assalto del male nella notte. -
Quella notte l’ho vegliato insieme con un medico di guardia,
e i Sacramenti gli fecero bene.
Il malato quella domenica moriva senza accorgersene,
solo diceva di sentire come un gran sonno, - ecco perché non si riteneva così grave
da dover ricevere il viatico e l’olio santo. Egli, per altro,
aveva fatto la S. Comunione più volte; ora poi la fa anche più spesso.
Come già v. Eccellenza sa, l’altro jeri fu sottoposto ad altro grave atto operatorio,
e
jeri sera aveva 38,2 di temperatura; e
lo stato generale era soddisfacente,
ma la famiglia stava sopra pensiero, perché la febbre accennava a crescere,
e si temeva provenisse da riproduzione di pus.
Stamattina, invece, va meglio: ha 37,2 di temperatura, -
così mi hanno telefonato un po’ fa.
Io ora vado più di rado, anche perché la famiglia,
temendo che il malato s’impressioni, lo tiene come in una scatola,
e non è possibile vederlo.
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Nessun Vescovo e Cardinale lo potè vedere, da quindici giorni in qua,
neanche Mg.r Confalonieri, mandato più volte dal S. Padre.
Ci fui l’altro jeri, dopo l’operazione; - jeri mandai don Opessi da S. Anna
e jeri sera don Risi, - oggi ci andrò verso sera. Poi, in questi giorni, (lunedì 7 corr.),
fu operato il nostro don Adaglio alla clinica Bastianelli, di appendicite, -
e quindi passo con lui qualche ora al giorno. Come v. Eccellenza sa
egli non stava bene da due anni; - l’operazione andò felicemente, grazie a Dio,
e spero possa guarire, e ritornare al lavoro.
Sto
poi pure mettendo in
piedi la nuova casa di via delle Sette Sale,
che sarà un Istituto della Piccola Congregazione per quei giovani
che si sentono chiamati alla vita missionaria; - essi hanno bisogno
di una formazione speciale.
Ho appreso, con vivo rammarico, la morte improvvisa dell’avv.to Tabacco
e prego la pace di Dio all’anima sua.
Mi fa gran pena di sentire che v. Eccellenza rev.ma non è troppo in buona salute,
e prego umilmente la Madonna di guarirla e confortarla per molti e lunghi anni
a bene della chiesa e anche del Paese.
Anch’io
ho passato il Carnevale a letto con febbre, e anche
pure jeri
ho dovuto coricarmi sul letto per alcune ore. Non sono ancora sul mio.
Era jeri la festa di S. Francesca Romana, e avevo promesso al nostro abate Lugano
di andar a dir Messa davanti al corpo benedetto della Santa,
e ci andai col gruppo di aspiranti alle missioni che già è a via 7 Sale, -
(non si è distanti dalla chiesa dell’abate Lugano) ; -
poi dovevo andare anche a pranzo da lui, ma, da qualche tempo,
sento un’insolita stanchezza, che non mi lascia lavorare; mi sono buttato sul letto,
e ho mandato a scusarmi.
Jeri
sera però f sono stato
dai Salesiani, al S. Cuore,
a visitare la salma di don Albino Carmagnola, che, venuto a Roma
per predicare la quaresima, è morto all’improvviso.
Come si fa presto!
Vostra
Eccellenza rev.ma mi ha scritto ora
quest’ultima alla vigilia di San Marziano,
e me ne parla ripetutamente, anzi chiude la lettera col nome di San Marziano.
Oh
quanto piacere mi ha fatto! Quanto avrei pagato a per
trovarmi domenica,
almeno per qualche minuto, da solo, ai piedi dell’urna!
Ho sempre provato tanto conforto davanti alle ossa dei santi! -
Io poi non vado più in là, accetto ciò che la chiesa mi dà a venerare,
e sento di dover venerare, in umiltà di spirito e con la fede dei nostri avi,
più che non con l’aria critica dei troppo saputi.
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Sabato, 5, pensavo che un altr’anno, a San Marziano, io non ci sarò,
e mi era balenata l’idea di gettarmi in treno, e tornare.
Ma poi ho capito che non potevo lasciare qui don Adaglio,
alla vigilia di un atto operatorio, che non si sapeva quale sorpresa potesse prepararci.
Si trovò che era appendicite, ma poteva anche esser altro.
Basta, finito, dacché vedo che il foglio finisce.
Confido nella Madonna che le preghiere di v. Eccellenza e della diocesi
diano a sua Eminenza la grazia della guarigione, e a noi di qui la gioia
di poterle inviare notizie sempre migliori.
Bacio con devozione il sacro anello, e voglia benedire a me a don Adaglio,
a don Risi, a tutti e anche al nascente Istituto pro Missioni di via Sette Sale,
dove c’è pure un giovane di 18 anni della diocesi di Tortona,
già alunno del sesto anno d’Istituto tecnico al «Dante».
Dovevo dare ancora L. 30.000 per finire di pagare lo stabile,
e la Divina Provvidenza me le mandò martedì, a ½ di un signore di Roma,
senza che io le chiedessi - Deo gratias!
È una bella casa, in posizione centrale, di fianco a S. Pietro in Vincoli.
vostra Eccellenza dovrebbe, se ne ha, favorirmi una sua fotografia
con la benedizione di S. Marziano e sua da mettere nella nuova casa -
Farò pregare per lei e secondo le sue intenzioni. Mi pare che da questa umile Casa
uscirà una grande luce di fede e di misericordia per tante anime
e anche verrà benedetto con la chiesa il nome d’Italia e della nostra Tortona -
In questi giorni mentre ero ai piedi di un altare per salire e dir Messa, mi è venuto
un gran pensiero per il giubileo di v. Eccellenza: mi si è aperto come la mente:
lo dico in Domino senza far mistero e, per grazia del Signore, senza pretensione,
da umile e devotissimo suo figliolo.
Non si potrà non dire a vostra Eccellenza, - v. Eccellenza quando saprà,
mi lasci fare, non faccia difficoltà, perché sento che sarà un grande bene,
e il nome di vostra Eccellenza resterà in benedizione per sempre in Tortona e diocesi.
Le feste passano, noi passiamo, ma il Vescovo deve restare in benedizione
presso tutti! Basta, mi benedica, e perdoni non solo la prolissità,
ma tutto questo scrivere a sghimbescio e a sgorbi
Capirà, che, con i matti, bisogna avere pazienza!
Le bacio con grande affetto le mani.
Mando saluti a don Francesco e a tutti, e le sono in G. Cr. Maria SS.
Sac. Orione d. D. P.
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