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[A Sua Eccellenza Rev.ma

Mg.r Pietro Grassi

Vescovo di Tortona]


 +         Roma, 2 Maggio 1927

          mattino


 Mio buon padre in G. Cr.,


 Scrivo breve, perché devo uscire a dir Messa fuori casa, e per tutta la giornata,

e fors’anche domani, sarò fuori.

 Il Cardinale rimase senza febbre, dopo l’operazione del piede, per 56 ore circa, -

quando, d’un tratto, la temperatura salì a 39 e qualche linea.

Jeri, fino alle 16,30 aveva 36,9, - poi salì ancora, - non so a quanto,

perché lo telegrafarono qui che erano le 20 passate, e non si poté capire bene,

ed io ero fuori.

 Fui là jeri verso mezzodì e poi alle 16,30, quando la febbre un po’ c’era già;

quantunque il termometro non segnasse che 36,9; - per lui,

indebolito da più che tre mesi di malattia e da atti operatorî così gravi, 36,9 -

alle ore 16½ - mi pare che fosse già troppo; - dovrebbe non avere più di 36

e qualche linea, data la debolezza sua.

 La febbre dice chiaro che il germe c’è ancora e che la vita di lui è sempre minata.

 Egli si illude; ed è rassegnato a soffrire sì, ma per guarire e servire la chiesa:

cosa molto bella e santa, certo; ma il Signore può volere anche altro, e di più.

 Il nostro caro Cardinale, finora almeno, benedice Iddio solo nella vita,

non nella morte: la volontà di Dio, sì, sed secundum quid.

 Non sarebbe, mi pare, ancora affatto preparato a ben morire,

né si può parlargliene, perché dice che gli si vuole fare la predica.

Questo è toccato a Mg.r Grosso.

 Fino ad oggi è così, e mi fa gran pena.

 Se egli si aggravasse, non so se me lo lascieranno lascerebbero avvicinare,

ma, pur con ogni delicatezza, mi riprometto di non peccare per rispetto umano. -

Lo hanno quasi sempre illuso, e, in parte, ha voluto illudersi, poveretto!

 Benedetta porpora!

 Pensa e parla di pontificali e di altre cose, non cattive no, buone anzi,

ma che, specialmente nello stato suo, e nelle condizioni sue, sanno di vano

e di molto troppo inopportuno, a dire poco.

 Jeri ho parlato col suo confessore molto chiaramente. È un Gesuita di 80’anni,

confessore del Papa e di più Cardinali buon piemontese, educato da giovane al Cottolengo;

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anche lui è meravigliatissimo, e pensa che oggi, sua Eminenza

non mostra di essere preparato a ben morire, se le cose andassero precipitando.

 C’è da pregare molto, poiché mi pare che egli giochi ai birilli

sulla porta della eternità; e ho, certo, molto da imparare per l’anima mia.

Mi voglia raccomandare alla Madonna, e mi benedica.

 Bacio con venerazione il sacro anello, e le sono dev.mo figlio in G. Cristo -


          Sac. Orione Luigi

          della Div. Provvidenza


 P. S.  Tante cose buone a don Francesco.

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