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[A Sua Eccellenza Rev.ma

Mg.r Simon Pietro Grassi

Vescovo di Tortona]


 +       Roma, [Ognissanti], il 10 Maggio 1927

        mattino


 Mio buon padre in Gesù Cr.,


 Sto per lasciare Roma, ma, poiché non so ancora se verrò subito o quando a Tortona,

mi fo’ dovere inviare a v. Eccellenza notizie del Card. Perosi.

 Ci fui jeri sera, dopo le 19, - le notizie quindi sono fresche.

 Le condizioni generali del malato sono buone, anzi, relativamente ottime;

riposa bene e a lungo; si nutre bene e digerisce come un sano, - è alto di morale,

e neanche avverte di avere alcune linee di febbre, quando ce l’ha, anzi dice di non averla,

anche quando, come l’altro jeri, salì a 37.7.

 Essa però dura solo alc brevi ore.

 Il prof. Giannuzzi jeri mattina disse che potrebb’essere anche nulla.

 Sua Eminenza accusa, da domenica 8 corr., un po’ di certo malessere ad una coscia,

dove c’è un po’ d’indurimento, che, finora, si esclude sia un nuovo ascesso.

 Nella famiglia è rinata viva la speranza.

 Il malato rivela una forza di resistenza più che straordinaria;

è ben lontano dal pensiero d’un pericolo, pensa che presto sarà guarito

e al suo tavolo di lavoro.

 Speriamo che Iddio lo salvi! In volto risplende il colorito di persona

che va rimettendosi.

 Quanto a ciò che da Roma avrebbero scritto, e che si riferisce alla pubblicazione

sul Popolo del mio telegramma, a me la famiglia Perosi non disse nulla,

né dimostrò d’esserne avuta a male.

 Ho però la sensazione che ci sia chi va cercando di suscitare diffidenza, mal umore

e peggio; né mi meraviglierei che una volta convalescente e guarito,

ci fosse qualche genio malefico che tentasse montare la testa del Cardinale.

Dirò, anzi, che me lo aspetto.

 Eh conosco dove si vuol andare!

 Piccole miserie!

 Quel mio telegramma, per altro, era di cuore a sua Eminenza e di edificazione; -

e il pretendere di tenere celata la notizia rivela..... basta lasciamo la espressione

nella penna.

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 Ho ricevuto anch’io un brutto scritto, e ho capito che mi si va addentando

in più modi.

 Non li seguirò per quella strada.

 Dio li perdoni, e usi a loro quella misericordia onde lo prego, e sento tanto bisogno

per l’anima mia.

 Quanto al mio arciprete, ho l’impressione che egli voglia, ad ogni buon conto,

tornare. Non lo vidi che da tempo, né ebbi lettere da lui; ma mi disse

che quella rinunzia sarebbe intrinsecamente inficiata di nullità. Forse per le motivazioni?

Bisognerebbe farla esaminare da un canonista competente.

 Quanto poi alla eredità di don Bascapé, non so cosa possa avere fatto di male:

ho preso quanto mi ha lasciato per testamento. Che, se avessi in qualche cosa mancato,

riparerò di buon grado. Così Dio mi ajuti!

 Per ciò che avevo l’urgente a Roma, avrei finito, e contavo di partire oggi

per le Marche.

 Ma subito, avendo avuto occasione di vedere il Card. Gasparri mi disse

che jeri sera sarebbe giunto il Card. La - Fontaine; - allora ho pensato di fermarmi,

così risparmio forse un viaggio a Venezia, e sarò più presto a Tortona.

 Bacio con venerazione il s. anello, e la prego di benedirmi.

 Tutti i miei sacerdoti, specialmente i tortonesi, la ossequiano con me

 Tanti rispetti anche a don Francesco e a tutti della Famiglia vescovile -

E preghino per me.

 Di v. Eccell. rev.ma dev.mo figlio in n. Sig.re e nella Madonna SS.


           Sac. Orione  d. D. P.

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