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 +         Tortona, il IV Ott. 1927


 Mio buon padre nel Signore,


 Le chiedo scusa del tanto ritardo e rispondere. In parte ne è stata causa la speranza,

carezzata sino a pochi dì fa, di poter fare una corsa sino a Cologno,

e un’improvvisata un’improvvisa comparsa, anche per breve ora,

con un’auto d’un buon signore genovese, che villeggia non lontano da Tortona.

 Invece ho dovuto volgere i miei passi verso la costa azzurra, -

veramente poco azzurra per me, questa volta, - e ci dovrò tornare anche domani. Pazienza!

 Al sac. Cossu, sardo, ho poi risposto, e quasi subito.

 Ho sentito vivamente il dolore di don Piccioli, e ho pregato per l’anima

di suo fratello, e perché il Signore consolasse lui, don Francesco, e sua madre.

 V. Eccellenza avrà letto «il Popolo», e la coda dei telegrammi. Se venivo,

a voce avrei detto perché ho ritenuto che uscisse con quel cappello e con la trovata

del Te Deum.

 Ho evitato che uscissero firme di v. Eccellenza; - e così anche il Te Deum

dirà già tutto, senza più bisogno di discorsi o parole; - tutt’al più «il Popolo»

dovrà ricordare e invitare la popolazione, e la giunta diocesana,

esprimendo il desiderio di v. Eccellenza, invitare le autorità. E amen.

 Ho sentito che domenica, 2 corr., il mio arciprete fu rilevato a casa sua

da parecchie automobili, e ricondotto in parrocchia e da alcuni signori del Paese

(dott.r Cagnoni, Azzi etc) che sono i quali sarebbero, ora, in opposizione con gli Arezzi.

e ricondotto in paese. La cosa era combinata, poiché invitarono Capra, perché,

da buon corrispondente di giornali, (ora anche del Corriere della Sera),

desse poi la desiderata pubblicità al fatto.

 Il Podestà si affrettò a vietare la processione, che doveva farsi nel pomeriggio, adducendo motivi di ordine pubblico, - e dicono abbia anche invitato l’arciprete

a lasciare il paese.

 Ma don Franzosi avrebbe risposto che era egli è parroco,

e deve compiere l’ufficio suo; - che, per altro, si sarebbe provvisoriamente allontanato

per affari, dovendosi recare fino a Palermo. (! !). So, invece, che è partito per Roma.

Io non lo vidi più, - e questo so dall’arciprete don Cogo, che passò qui

a darmi al grande notizia.

 Il Momento di oggi reca ampia relazione, non la mando,

perché so che altri già lo han avrebbe fatto.

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 Ho sentito che v. Eccellenza dovrebbe tornare in questi giorni; - se ciò fosse,

le direi (se lo può) di ritardare di qualche settimana; -

intanto si vedrà più chiaramente come le cose si mettono, - e v. Eccell.za potrà, forse,

meglio regolarsi da lontano, che essendo qui.

 Penso che don Cogo sia stato mandato, da me per sentire che ne dicessi.

Egli mi disse domandò:«lo manderanno al confino

 Gli ho risposto che, caso mai, avrebbe saputo far affari anché là.

E così fu servito in Domino.

 Vostra Eccellenza mi ha scritto che stava leggendo «il clima del Concilio Vaticano».

Veda, combinazione! Anch’io sto leggendo la storia del Concilio Vaticano del Cecconi,

dopo aver letto «I Patti Lateranensi» del Tizzani. Ho mandato nove cassette di libri

a Sant’Alberto, (e ce ne sono di veramente buoni), e sto mettendone a parte altri ancora,

per fare lassù una bibliotechina, sì che chi va trovi, anche nei libri, dei buoni amici.

Non sono molti giorni che ci feci una corsa col Conte Ravano, per vedere

a che punto sono i lavori degli scaffali, e non sarei più venuto via. Quanta pace!

 Domenica, 2 corr., ci fu l’avv.to Mario Negro, e la sera stessa, di ritorno,

mi scrisse da villa Davide bellissime parole di piena soddisfazione, e vuole tornarvi.

Che Dio lo faccia! Anch’io sento tanta sete di solitudine e di pace!

 A proposito sempre del nostro Sant’Alberto, vostra Eccellenza sa che don Brizio

stette lassù otto giorni. E di là mandò il biglietto che accludo,

e che sarà forse bene conservare. Lo vidi dopo; e mi chiese di poter ritornare

tra quei boschi, tra quella buona gente.

 Vostra Eccellenza conosce troppo don Brizio per pensare che egli poi resterà:

farà come ha sempre fatto, cioè l’ebreo errante, - è uno spirito così, caro Brizio!

 Se v. Eccellenza non ha difficoltà, lo accoglierei fraternamente a S. Alberto,

per quel tempo che resterà, e penso non sarà più di qualche mese, data la sua natura.

 Roma lo aveva già affidato a me, quando gli restituì la Messa, e in quei tempi.....

Sarà certo grata di saperlo in un eremo, e tra poveri romiti ciechi e sperduti nei boschi,

e in una valle lontana dai centri e dimenticata, che non di saperlo a Torino, a Milano

o a Roma stessa. Del resto oggi don Brizio dice il suo breviario, e come bene!

celebra la santa Messa, e molto divotamente! E, come vedrà v. Eccell. dal suo biglietto,

sente «doveroso» ricevere a festa un quadro di s. reliquie e raccogliervi attorno

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la umile famigliola religiosa dell’Eremo per recitare le litanie dei santi.

Chissà se tutti quei certi Monsignori.... avrebbero tutti fatto tanto?

 Basta, cominciavo già ad uscire di binario, - benedetta lingua! - qui, veramente,

dovrei dire: benedetta penna, che vuoi trascorrer tanto! Concludendo:

io ho scritto così per don Brizio, ma però v. Eccellenza, se trovasse qualche difficoltà,

non ha che da farmela anche solo capire lumine nasi, che, con ogni riservata delicatezza, farei fare un giro diverso all’amico.

 E passo ad altro. Non ebbi più lettere né ho più visto don Chiappano; -

lo so a Pozzolo e fu visto a Novi e a Genova: si dice che voglia dare querela a don Scaroni

e don Traverso, ma ritengo che sia un diversivo.

 Ho presentato a Novi al Podestà etc. il don Adaglio, e so che in tutti

fece la migliore impressione.

 Il numero dei collegiali al «San Giorgio» non è diminuito; e quelli che frequentano

il nostro Istituto tecnico saranno almeno 200, compresi gli esterni, - il che vuol dire

40 in più dell’anno scorso. Tanti ne abbiamo presentati fuori agli esami di Stato,

altrettanti - nemine excepto - furono i promossi. E Deo gratias!

 Ho dovuto pregare i professori che convivevano in Collegio perché si ritirassero;

quindi essi non entrano più che per le nelle ore d’insegnamento.

Pare che don Raffaghello pianti casa, e chiami con sé una sorella, e sarebbe bene.

 Certo, mi fa pena di saperli, ora all’albergo; - ma spero sarà per poco; -

anche don Remotti pare vada a stare con la famiglia di quel Carletto, cugino suo.

 Li ho preavvertiti che, se qualcuno facesse parlare malamente di sé,

mi vedrei obbligato a licenziarlo.

 Don Raffaghello, don Baldi fecero gli Esercizî a Quarto dai Gesuiti, -

pare anche gli altri due; sentirò meglio.

 Don Adaglio è savio, prudente, e ha occhio ed è di buono spirito: sperò farà bene,

col divino aiuto.

 Si degni v. Eccell. pregare che la Madonna ci assista!

 E ci benedica! - Bacio con profonda venerazione il sacro anello,

e insieme con me tutti questi.

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 La prego, Eccellenza, de’ miei rispetti al suo cugino don Cirillo e a don Francesco

 E mi abbia per suo dev.mo figlio in G. Cr.


           Sac. Orione  d. D. Pr.


 P. S. - Pare che il S. Padre faccia qualche conto sui 18 chierici polacchi - russi,

che ho fatto venire in Italia, e degli altri che tengo a Zdunska Wola (ex Polonia russa),

perché proprio oggi ho ricevuto lettera dalla S. Congr. «Pro Ecclesia Orientali»

(Commissione per la Russia), di inviare un elenco di tutti quelli che conoscono bene

la lingua Russa. Forse dovrò presto andare a Roma, e sentirò meglio.

Ritengo vogliano preparare un elemento, una mano di operai evangelici

per una possibile penetrazione in Russia.

Il Quel Mg.r e polacco, D. Kowalscki, è partito jeri sera,

e mi ha dato il gradito incarico di ossequiare e ringraziare vostra Eccellenza.

Egli, da circa due anni, appartiene alla piccola Congregazione, e mi dicono

che predichi molto bene il Russo. Fu ricevuto dal S. Padre nei passati giorni,

e può darsi che questa lettera, ricevuta oggi, sia in seguito alla sua udienza.


 Mattino del 5 / 10, - Mentre stavo per partire,

mi giunge un nostro sacerdote Missionario in Brasile, malato. Era là da qualche anno.

Gli ultimi partiti e anche gli altri mandano lettere con devoti ossequî a vostra Eccellenza.

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