V045T162 V045P249
[Raccomandata]
[A Sua Eccellenza Rev.ma
Mg.r Simon Pietro Grassi
Vescovo di Tortona
a Cologno al Serio (Bergamo)]
[+] [Tortona] Lunedì, 10 Ott. 1927
Mio buon padre in Gesù Cr.,
Iddio conforti di ogni grazia v. Eccellenza rev.ma!
Ho ricevuto la venerata lettera di V. E.; sono stato fuori sino a jeri mattina:
jeri sera ho dovuto andare in Alessandria e domani devo di nuovo ripartire,
quindi sarò breve perché ho qui davanti un mucchio di cose da sbrigare -
Ringrazio della sua venerata lettera. - Il ch.co Teodoro Mattia,
del quale mi chiede se è qui, non è qui, - e si può dire che non fu mai qui,
eccetto qualche giorno. Egli venne a me nel novembre scorso, in abito secolare,
e dopo il noviziato militare.
Portò buone commendatizie del suo parroco e alcune buone lettere
di un superiore dei Guanelliani, che ho personalmente conosciuto a Roma, -
e buone referenze del servizio militare.
Venne ricevuto in prova e inviato a fare i sei mesi di probandato ad Imola.
Il can.co don Angelo Bughetti, superiore dell’Istituto di Imola, me ne disse
e scrisse ogni bene.
Frequentava il seminario, e anche quei superiori me ne dissero bene.
Don Bughetti mi chiese poi di potergli dare l’abito da chierico, ed io ho annuito,
onde ebbe l’abito dalle mani di Mg.r Vescovo di Imola. Feci ad Imola una visita,
ed il Teodoro Mattia mi disse allora qualche cosa, e mi fece leggere lettera
di un Guanelliano per cui ho dubitato che, prima, mi si fosse taciuta la verità,
anzi mi si fosse fatta credere una cosa per l’altra. Feci venire il chierico Mattia
agli Esercizî a Bra, e poi lo rimandai a Novara, dicendogli che, intanto,
vedesse se mi trovava qualche vocazione.
Nel frattempo richiesi io le testimoniali, e allargai le indagini. Ebbi una lettera
molto grave sul passato del Mattia. Erano qui riuniti, in quei giorni, don Sterpi, don Pensa,
don Adaglio don Piccardo, il can.co Perduca, - ed ho letto loro detta lettera.
V045P250
Si dice di allontanare cum consolatione di ch.co Mattia. Combinazione volle
che egli capitasse qui proprio quel giorno e poiché la lettera che lo riguardava
non aveva affatto carattere di riservatezza per lui, - glie la ho letta,
e data in mano a leggere, perché vedesse che nulla vi avevo aggiunto, e donde venisse.
Era del superiore dei Guanelliani, e si riferiva a fatti di grave immoralità
compiuti dal Mattia, mentre era presso quelli di don Guanella, e prima [pare]
del servizio militare.
Egli cercò scusarsi, in parte, ma, in sostanza, non negò. Io lo mandai
dallo
stesso superiore dei Guanelliani, per vedere se almeno credeva
credesse che,
lasciando l’abito da chierico, potesse essere accettato a vita di penitenza, in un eremo.
Ritornò senza portarmi nessun scritto.
Allora con buoni modi l’ho licenziato, ed è partito quel giorno stesso,
senza essere rimasto a Tortona 24 ore.
Mi scrisse da Novara, e gli ho risposto consigliandolo,
[se davvero intende farsi religioso], ad entrare nei Trappisti o nei Cistercensi,
in un ordine, insomma, di grande ritiratezza e penitenza.
Non mi scrisse più. Ecco tutto.
Ed ora passo ad altro.
Jeri (domenica) fu qui cioè a Tortona, con un gruppo di giovani
del
circolo Giov. Catt. di Pontecurone, il don Giorgetto
Giorgitto,
alla Commemorazione francescana giovanile. E mi capitò qui con la lettera dell’arciprete,
che accludo.
Evidentemente il don Giorgitto fu mandato per sentire, - poiché io,
non
visto che l’arciprete nella sua
lettera non mi faceva cenno del suo ritorno
a Pontecurone (e questo, certo, con intenzione), e che la lettera era confidenziale -
mi
tenni molto abbottonato col don Giorgitto; - e
ma allora egli non poté più contenersi,
ed entrò in argomento a tutto slargo, con descrizioni e apprezzamenti,
evidentemente suggeriti.
Mi sono limitato a far voti per la pacificazione e vita cristiana del paese,
e che riferisse all’arciprete che avrei fatto quanto nella sua lettera mi diceva,
e gli portasse miei saluti.
A Pontecurone andrò domani; è da molto che non vado a trovare l’unico fratello,
andrò prima da lui, poi dalla malata, e vedrò, dopo, se dovrò andare dall’arciprete;
se vado dall’arciprete, andrò anche dal prevosto, - diversamente si potrebbe dare
alla mia visita un’interpretazione presso il popolo diversa, - tirarmi là, magari,
per poi far credere che sia andato per applaudire e sostenere l’operato del don Franzosi.
V045P251
Qui interrompo, perché mi giunge telegramma, e devo subito partire per Genova,
dove ho una suora gravissima. Vorrei portarle parole di conforto
e la benedizione prima che muoia.
Prego v. Eccellenza di tutti i miei rispetti all’ottimo suo cugino don Cirillo
e a don Piccoli.
Mi benedica! Le bacio con venerazione il sacro anello e le sono dev.mo figlio
in G. Cr. e nella SS. Vergine
Sac. Orione d. D. P.
¨