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[A Sua Eccellenza Rev.ma
Mg.r Simon Pietro Grassi
Vescovo di Tortona (Aless.)]
+ Roma, il 23 Maggio 1929
«Monsignor Vescovo e padre mio»,
Voglio cominciare con la stessa espressione di dolce affetto
con cui il servo di Dio don Luigi Palazzolo indirizzava al suo Vescovo
Mg.r Guindoni una delle sue ultime lettere, anzi forse l’ultima che scrivesse in vita sua:
«Monsignor Vescovo e padre mio».
Jeri ho letto la vita del Palazzolo; non lo conoscevo quasi che di nome:
ne ho sentito un gran bene allo spirito; oggi ricomincerò a leggerla con più calma,
e cercherò di provvedermi anche di quella scritta da Mg.r Castelletti,
perché penso che più si va alla fonte e più l’acqua è fresca e pura;
questa che ho letto è del Valoti.
Sono a Roma da martedì mattino; già avevo ricevuto un telegr. sabato di venire,
ché un mio benefattore era malato grave.
Era già stato colpito da paralisi tre mesi fa, poi si era ripreso.
È morto molto cristianamente, e a un giorno di distanza,
alla stessa ora che è morto lui, è morta anche sua moglie, così che jeri si fece
un solo funerale: «in vita dilexerunt se, et in morte non sunt separati».
Mi aveva fatto del bene, e, umanamente parlando, avrei perduto un grande ajuto,
specialmente per questo Istituto missionario di via delle Sette Sale, che mi costa.
La beneficenza cominciò così: dovevo pagare ancora una somma per questa Casa,
e non sapevo dove dare la testa.
Il sig.r cav.r Vincenzo Salviucci, (il benefattore ora morto),
mi fece chiamare, e mi mise in mani L. 40.000 in cartelle,
raccontandomi un fatto che gli era capitato, e che avrebbe dello straordinario.
Egli una mattina dormiva ancora, quando si senti chiamare. Non era la voce della signora,
che dormiva in una camera attigua. Si udì poi chiamare una seconda e una terza volta, -
ed era sveglio, e non era la moglie. E capì che la voce proveniva dal quadro della Madonna,
che teneva alla parete del letto.
La Madonna gli avrebbe poi detto e ripetuto, perché egli non voleva credere
a ciò che udiva), di darmi la somma che avevo bisogno.
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Il cav.r Salviucci era un grande mercante di campagna, uomo non facile a credere
ma positivo, specie quando si tratta di cavare decine di biglietti da mille.
Aveva fatto dei milioni, preciso non so, ma certo più di qualche milione,
ma da mercante onesto, e ritengo sia sempre stato un onesto uomo e buon cristiano - Questo fatto avveniva circa due anni fa. Alle 40 mila in cartelle aggiunse poi altro,
perché riteneva o di compiere, prima, o di far piacere, dopo alla Madonna.
Io mi astenni sempre dall’interrogatorio, né ho mai dato segno di credere
o di non credere, - prendevo e ringraziavo e amen e ne ringrazierò sempre il Signore
e la Madonna, e ora prego e farò pregare per lui.
La mano di Dio già lo avrà ricompensato, - e confido che dal Paradiso
continuerà ad ajutarmi
Fece una santa morte. E Deo gratias!
Domenica avremo alla parrocchia di Ognissanti grande festa di Maria Ausiliatrice
con processione, intervento del Card. Verde, - insistono che mi fermi. E capisco
che mi tratterrò sino alla beatificazione di don Bosco, - più che dovere,
è un bisogno del cuore e dell’anima. Speravo anche di assistere alla processione Papale
del Corpus Domini; l’«Osservatore Rom.» prima disse, poi jeri sera disdisse,
dicendo che è rimandata. Può darsi però che, all’ultimo, si faccia,
come già alla benedizione ultima, data dal S. Padre dal finestrone sopra San Pietro.
Chi ci capisce più? Quel discorso, certo, fece andare ogni cosa in alto mare;
e fu poi un mandare per spiegazioni, e un correre di uomini, più o meno grandi,
tutti a offrirsi a fare gli ambasciatori.
Così mi dissero.
Certo, dove siamo oggi, si sa, più o meno: dove andremo domani, non si sa,
pur troppo! Nisi Dominus aedificaverit, in vanum laboraverunt qui aedificant!
Ma, mentre scrivo così, penso che, soprattutto, io devo attendere
ad edificare in me Gesù Cristo; - onde è che mi raccomando umilmente alle preghiere
di v. Eccellenza.
Alla sacra ordinazione di sabato, sarò presente in ispirito,
e offrirò la Messa per i miei come per tutti gli altri ordinandi. Ma intanto,
ne ringrazio sentitamente vostra Eccellenza.
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Ci dev’essere a Roma Brizio, ma non ci siamo visti: né ho voglia di veder gente,
per quanto cara. Tolto il tempo dato al funerale e a qualche lettera,
la giornata di jeri la ho passata, come dissi, tutta col Palazzolo,
e ne ho sentito grande giovamento allo spirito.
Bacio con venerazione e amore il sacro anello, e la prego di una larga benedizione.
E finirò un po’ alla Don Orione, ed ecco: Ossequio il can.co don Piccoli.
Fino a jeri bastava dire saluto, ma ora che è canonico, il cerimoniale cambia: Ossequio! Eh! caro don Piccoli, bisogna che mi lasciate fare un po’ il mattacchione
anche
a Roma, altrimenti, in mezzo a tanta sapienza di
gov.ni e a tanta serietà,
senza un pizzico di buon umore, anzi di..... ilarità, come ci potrei vivere?
Buon umore con voi, ilarità su altro - Basta, non c’è più posto.
Bacio ancora il sacro anello.
Sono in Domino e nella santa Madonna anche col mio grano di pazzia.
Don Orione
¨