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[manca l’originale]


 [A Monsignor Grassi]


           16 Ottobre 1934


 Mio buon padre in Gesù Cristo,


 Iddio sa quante volte al giorno penso a vostra Eccellenza rev.ma.

 Non sono più venuto a rivederla, perché non avrei saputo resistere senza piangere,

poiché, già quando venni ad ossequiarla, avevo dovuto fare su di me

il più grande sforzo per contenermi e non commuovermi tanto, vedendola su codesto letto.

 Continuo a pregare e a far pregare per v. Eccell.za questi miei cari sacerdoti

e chierici e anche tanti ragazzi che abbiamo qui (280) che conoscono vostra Eccellenza

e la amano come il nostro Vescovo.

 Per me uno de’ miei più grandi dolori oggi è di saperla malata ancora

e di essere lontano. Il «Conte Grande», che mi ha portato qui, oggi ritorna,

ma anche questo suo figliolo, o caro Eccellenza, ritorna anche lui, ritorna e viene a lei,

col suo spirito e con tutto il suo cuore ritorna e viene al suo letto a baciarle le mani

e pur anche i piedi, - come avrei tanto desiderato baciarle i piedi quando sono venuto,

prima della partenza.

 Solo Iddio sa quanto ho sofferto allora di non poterle dir tutto,

di non averle detto nulla di quanto sentivo, poiché anche le pietre

e le pareti della sua camera avrebbero pianto, o caro e venerato mio Vescovo!

 Il Signore la conforti, mio buon padre in Cristo, e le sia di qualche consolazione

il sapere che i miei passati giorni del grandioso Congresso Eucaristico,

sempre la ho portata con me ai piedi di Gesù sacramentato, sempre ho avuto presente

vostra Eccellenza nei momenti più solenni e più santi. È stato un grande trionfo

di Gesù Eucaristia, un trionfo di cui penso, non vi sarà mai stato l’uguale,

né che forse tale si vedrà mai più!

 Oh quanto è grande il Signore! quanto è misericordioso il Signore!

 D’ora innanzi voglio essere tutto del Signore: voglio vivere pieno di confidenza

nel Signore: voglio consumarmi di amore pel Signore. - Voglio buttarmi in Dio,

per quanto misero sono; è certo che Gesù carità non mi lascerà in terra,

quantunque io sia fango e miseria, ma mi raccoglierà nel suo seno.

 Ora mi pare di conoscere di più quanto è buono il Signore,

non voglio lasciarmi perdere di coraggio e di confidenza, voglio vivere e morire a lui

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pienamente abbandonato. Preghi per me, mio buon Vescovo e padre

e degni benedirmi. Benedica a me e a tutti questi miei: qui ho trovato tanti cari figli:

sono venuti fin dalla Pampas, vecchi e anneriti dal sole e dalle fatiche,

poveri miei figlioli! questi sono anche i suoi figli, o mio buon padre, li benedica,

la benedizione del Signore passa i mari e le lontananze. Ho trovato tanti ex alunni

che mi hanno abbracciato piangendo, e mi hanno assicurato di aver mantenuto la fede

e la vita cristiana. Oh! che grande consolazione è stata per me!

 Eccellenza, se ne consoli e intanto che è vivo faccia più bene che può

alla Piccola Opera della Divina Provvidenza, e non voglia toglierle ciò che un santo Papa

le ha dato, ché, se continuerà ad esserci padre, farà una morte molto consolata,

e ne avrà gran mercede nella vita eterna.

 Sa, Eccellenza, chi pregherà ancora per lei dopo la sua morte?

 I poveri figli della Divina Provvidenza! essi la ricorderanno ancora,

essi sempre pregheranno per lei!

 Non tema che io prenda troppa preponderanza in Tortona: ella sa, o mio buon padre,

che mai ci siamo intromessi nel governo della diocesi, né direttamente, né indirettamente;

solo quando Vostra Eccellenza mi parlava di qualche suo dolore, ho cercato di darLe

un qualche conforto, Eccellenza, con quell’amore di figlio con cui la ho sempre amata

e servita.

 La supplico umilmente in Gesù Cristo e nella santa Madonna

di non voler morire così.

 Ella sa che si è tentato coprirmi di fango, e di qual fango!

 È da quattro anni che io sto aspettando una parola dal mio Vescovo, di difesa:

la calunnia ha così dilagato nella diocesi e fuori, che fin i chierici lo sanno!

Come ne hanno parlato sacerdoti e laici.

 Ho sempre taciuto, ho sempre sofferto e pregato; ma non sono sasso né pietra;

si tratta del buon nome e di ciò che un sacerdote deve avere più caro: il suo onore.

 Ci siamo rivolti alla nostra chiesa e al nostro Vescovo.

 Non ho mai chiesto processi: non voglio il male di nessuno, ma il bene di tutti;

perdono a tutti, vorrei dare la vita per tutti.

 In oratione, in silentio et in spe ho atteso pazientemente e con piena fiducia di figlio

una parola del mio Vescovo e padre, che dicesse: «Non è vero».

 Dalla chiesa mia di Tortona, che ho amato sempre e servito come si ama una madre,

la parola non è venuta.

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 O mio buon padre, non vogliate morire così!

 Io so di essere stato trattato a quel modo, perché ho sempre sostenuto

il mio Vescovo: e voi dovete pure saperlo. Se mi fossi schierato con un certo gruppo,

mai sarei stato vilipeso così.

 Eccellenza rev.ma e Padre mio in Gesù Cristo, il Signore vi ha ora dato

una occasione per restituire ad un vostro sacerdote quel buon nome,

che si tentò togliergli e dare alla diocesi, e a tutti, un segno che il Vescovo ha mantenuta

e mantiene alla Piccola Congregazione e al sacerdote, che ne è a capo, tutta la sua stima,

nominando alla parrocchia di San Michele un sacerdote della Piccola Opera.

 Con tale atto quanto bene farete! Quante cose vanno a posto. E morirete tranquillo,

o venerato e buon padre. Deh! vogliate sentire nella voce, e nell’umile supplica

di questo povero figlio lontano, tutto l’amore che lo ha sempre legato a voi

fino al punto di vedersi coperto di disonore, perché vi fu servo e cane fedele.

Ciò che chiedo, lo chiedo nel nome santo di Dio e per la verità.

 Vi chiedo umilmente perdono di questo sfogo, che esce da un cuore

profondamente esulcerato, ma sempre a voi devotissimo e aff.mo, pregate per me,

perdonatemi se, nel buttar giù questa lettera, avessi detta parola meno rispettosa e umile

e filiale.

 Io sono sempre vostro ma, appunto perché sono sincero e vostro,

o mio caro Vescovo e padre, vi supplico di non lasciare le cose così,

di non voler morire così.

 Vi bacio le mani con un amore che il Signore solo conosce:

vi supplico di benedirmi e di avermi come l’ultimo sì, ma come il più affezionato

dei vostri figli in Gesù Cristo e nella santa Madonna.


          Sac. Luigi Orione

          della Divina Provvidenza


 P. S.  Ho scritto come il cuore gemeva e amava in Gesù Cristo Signor nostro.

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