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[il corsivo azzurro è grafia d’altri]
[Convitto Paterno
Tortona]
[+] [Anime e Anime !]
[Tortona,] 30 - IV - 1917
Gentilissimo signore,
ho avuto jeri la sua gradita lettera del 27 corr.
Per la verità da Vostra Signoria non ricevetti lettera alcuna tre mesi fa.
Allora potevo essere a Roma o in giro nell’Italia del mezzodì; può darsi
che questo direttore me l’abbia rinviata laggiù, ma io non la ebbi.
Il direttore ora è assente; trovasi a Roma.
Ma ciò che le posso dire è che suo cognatino non fu allontanato da qui.
Egli disse che assolutamente non voleva più restare, che aveva o avrebbe rovinato
qualche ragazzo nella moralità etc., scrivendo a me una lettera in questo tono, -
come egli potrà dirle.
Io gli ho risposto da Roma una buona lettera; e poiché a Roma era con me
iil ragazzo, col quale egli diceva aver mancato, io interrogai quel ragazzo, che poi so che
scrisse al Santino.
Ma al Santino ho scritto anch’io una buona lettera, una parola da padre.
Egli spero non l’avrà distrutta: certe lettere non si distruggono.
Ma malgrado quelle parole, egli venne a loro per non ritornare più, anzi non so se abbia
mai scritto; a me certo non ha risposto più una riga.
Quanto a farsi chierico, egli aveva anche qualche mese prima ripetutamente
insistito per avere l’abito ecclesiastico, e lo chiese anche a me (una volta tra le altre
venendo dal sobborgo di San Bernardino) fummo noi a non volerglielo più dare,
sapendolo di carattere piuttosto poco fermo.
Altra volta egli lo aveva avuto, ed io ne avevo parlato prima alle sue sorelle di
Messina.
Io ho sempre ignorato che il ragazzo avesse un altro tutore; si espresse in modo
da far credere che chi facesse tutto per lui fosse la moglie di V. Signoria, che era quella
che gli aveva fatto anche da mamma.
Se la cosa non è così, V. Signoria mi voglia far conoscere dove è il tutore e chi è,
che farò le pratiche per la consegna.
Potrei forse dirle di più, se qui fosse il direttore o qualcun altro, che ora è passato
sotto le bandiere.
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Io non so se personalmente ci conosciamo, ma fui per qualche anno a Messina,
dopo il disastro, e amo Messina e i messinesi, perché ho sofferto con loro qualche poco
e perché essi sono tra i più degni d’Italia.
Tanti saluti adunque a lei e alla sua signora, e anche al ragazzo -
Dio
La
vi benedica tutti!
Ho un dolore: di non poter ora dire al Santino di venire qui, ma se qualche altra
cosa potrò fare per lui, lo farò sempre di buon grado.
Suo dev.mo servitore
Sac. Orione
¨