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[incompleta]
+ [Anime e Anime !]
Tortona, 3 luglio 1918
La presente è riservata a lei.
Gentilissimo signore,
Ero a Como, e solo jeri ho ricevuto la sua gradita lettera.
Sì, io ebbi da suo figlio una lettera, che all’occorrenza le farò leggere, e a lui
risposi una buona parola da Como, per cartolina postale, cercando di calmarlo.
Non so se, quando egli verrà giù a dare gli esami, io sarò a Tortona
perché in questo mese devo andare anche in Sicilia e Calabria.
Le L. 50 io gliele diedi per continue medicine; e ritengo le abbia in realtà adoprate
per quello scopo; può darsi che si sia comprato qualche pacchetto di sigarette, ma non era
in un momento da essere portato a sciupare, ed ho l’impressione che non siano andate
in altro - Questo per la verità, secondo la mia conoscenza.
Egli mi dice nella Sua lettera che «ha deciso di non tornare più a casa» e che andrà
ramingo in cerca di lavoro. Aggiunge: «La prego di non venire a cercare di persuadermi
a rimanere in famiglia: è inutile, piuttosto che continuare a fare questa vita, preferisco
la morte.» E non andrò tanto innanzi ugualmente, nelle condizioni in cui mi trovo.
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Lei non può avere un’idea di ciò che mi si fa patire in questa casa.
Nessuno mi rivolge una parola, e se mi viene rivolta è solo per farmi acerbi
rimproveri, o per ordinarmi acerbamente qualche cosa: ogni momento mi si rinfaccia
i denari che io ho fatto spendere e si giunge persino al punto di dirmi che per me
non si spenderà più un centesimo...«Signor direttore, ho versato più lacrime
in questi due giorni che in sette anni che fui in diversi collegî. Signor direttore, le pare
che io potrei continuare a condurre una simile vita resa già tanto infelice
dal morbo terribile che ho addosso?
Sento che me ne manca la forza e prego Iddio di voler con la morte farmi cessare
di patire.
Signor direttore, sento che se io avessi a rimanere più a lungo qui entro,
dalla disperazione...mi...ammazzerei, ed il mio suicidio griderà sì vendetta al Tribunale
di Dio, ma la griderà altresì per coloro che furono la causa della dannazione
dell’anima mia...
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«Signor direttore, sento che ella proverà gran dispiacere nell’udire tali cose,
ma cosa vuole? è dura verità, ma è la verità» I miei non vogliono saperne di farmi curare.
«Era destino che io dovessi rimanere disgraziato...» Ho creduto di doverle rilevare
queste frasi, che sono tra le più gravî della lettera, unicamente perché lei sappia regolarsi.
Suo figlio lo ritengo tutt’altro che uno squilibrato: è ammalato e avvilito, questo sì.
Per le L. 50 faremo quanto ella suggerisce.
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