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[Roma] 18 ottobre [192]9
Copia minuta
Rev.mo padre,
La grazia di N. Signore sia sempre con noi!
Ricevo qui la gradita lettera di v. p., e Iddio sa quanto sarei contento se,
non
avendo potuto rimanere io, essendo
rimasto io, mi fosse almeno dato di poter inviare
qualche vocazione ai frati minori e particolarmente alla cara Provincia di S. Diego.
Il
Giuseppe De Franchi, ligure, non rimase a Tortona che alcuni mesi, ed
io
non lo vidi gli ho
potuto parlare che poche volte.
Ha
Credo abbia più di vent’anni; qui non ho i dati,
press ma È
è na
tipo fino piuttosto
fino,
e
dovrebbe aver fatto la come
una 3ª Ginn.le, ma di intell
non da noi,
e di intelligenza mi parve limitato.
Mi ha chiesto di essere destinato in clima mite, e lo mandai a fare il suo probandato
quale
aiuto istitutore di al
Convitto S. Romolo in Sanremo, - non
sarà circa un mese.
Ci andò volentieri, - ma poi scrisse quasi subito che l’accompagnare alle scuole
i
ragazzi lo stancava, e già dai primi giorni del suo stato si
mostrava disgus non
contento,
-
ricordo che, anche a Tortona non era contento, quella nostra vita gli
era sembrava pesante.
Sulla
sua condotta morale non ho nulla a dire anzi A
a me non fece cattiva
buona
impressione, - in complesso;
ora temo un parere temo
possa essere poco stabile.
Caro padre, lo dico con tutto il cuore, io le vorrei dire ben di meglio,
ma tuttavia le direi di provarlo.
Da
me non ha vestito l’abito ed era è
anzi ancora nel periodo della prima probazione.
La
vostra vita poi è già regolare
e ben o tutta ordinata,
noi invece, siamo ancora
come un gran pentolone dove tutto bolle
¨