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[+] [Tortona] 22 agosto 1931
Nobile sig.ra contessa,
La grazia di Gesù e la Sua pace siano sempre con noi!
La ringrazio della sua graditissima lettera, per quanto dolorosa;
Marvasi scrisse anche a me, ed è gran pena la mia poiché non m’è possibile ajutarlo
con denaro ora, dopo che mi venne sottratta una somma che dovrò rifondere.
E anch’io mi trovo in un momento di gravi angustie.
Poi sono Religioso, con voto di povertà, e devo dare conto sino al centesimo.
A me sembra che la più spiccia sarebbe che egli, il caro amico,
depositasse presso persona facoltosa o anche al Monte di Pietà qualcuna di quelle opere
d’arte o mobile di indiscusso valore, e prelevasse quelle otto o dieci mila lire
che urgentemente gli bisognano per pagare gli interessi scaduti della ipoteca che ha accesa
sulla Casa e qualche altro debituccio che può avere.
E poi se ne venga con me, e, intanto, si tolga dalle spese. Poco per volta,
vendendo altro, potrà anche dare un quid a quella persona; ma, per ora,
bisogna dica chiaro ad essa che non può e che si ritiri; poi vendendo la Casa e i mobili
potrà fare, se ritiene di avere obblighi.
Io sì, prego per lui, ma, se Dio non fa un miracolo (e nella sua situazione non so...)
non vedrei altra via d’uscita.
Se Marvasi impegna quella testa meravigliosa del gemito o uno di quei cassoni, -
certo potrebbe subito avere a disposizione la somma che strettamente gli occorre.
Egli, ora, è come in un vicolo cieco, e anche riuscisse a campare
con piccole e continue vendite, - non producendo, - presto si troverà nella miseria
e nell’avvilimento morale, che è peggio.
Non le pare, sig.ra contessa?
E se poi dovrà sottoporsi ad altra operazione o sopportare la croce della semi-cecità, -
si troverà sempre più spiritualmente preparato fuori di là che restando com’è ora...
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