V048T037 V048P046
Copia di lettera inviata oggi 21 luglio 1909
da
a S. Emin.za il Card. Merry Del Val
da Messina - Don Orione
+ Messina Arcivescovado 21 / 7 [1]909
Eminenza Rev.ma,
Sua
Eccellenza Rev.ma Mg.r
Arcivescovo mi disse di portare a Roma
la Cassa diocesana.
Sarei già partito, ma alcune cartelle sono fuori, come è fuori di Messina il canonico
che
mi venne deve da accompagnare venne
assegnato a compagno di viaggio;
saremo
spero essere a Roma venerdì sera, e verremo
direttamente al Vaticano,
per fare regolare consegna.
Io
avrò poi bisogno di Io passerò anche dopo
il giorno dopo
da
vostra Eminenza rev.ma avendo bisogno di vedere
sentire vostra Eminenza
fuori
di questa visita ufficiale che
si degnerà concederci.
Ho
chiesto che uno persona
di fiducia di S. Eccellenza rev.ma che
mi accompagnasse,
non essendo prudente viaggiare da solo con una valigia di cartelle.
Mg.r
Arcivescovo e il segretario volevano che mi fossi preso insie
a in insieme
il sac. Vittorio Gatti, mio compagno, che feci venire qui per ajutarmi ad ordinare
l’archivio
di la curia ed e
pei legati, ma credei bene insistere di
avere invece uno di loro.
In
questi paesi è vi è,
generalmente in
generale, abbastanza spirito di regionalismo,
e,
per quanto si cerchi di fare, si ha sempre il peccato
torto di essere continentali,
e
presso una parte di questo clero potevano
tacciarti potevano forse domani
essere
tacciati considerati quasi tacciati
come gente venuta a portar via i loro capitali.
Quanto ci sia nella Cassa diocesana non so; - so che si voleva dapprima togliere
il
grosso dei fondi, e a ciò si spingeva
tentò spingere S. Ecc. rev.ma
con
un modo di argomentare che aveva fuori
di posto così di ragione
che aveva dell’incredibile, ma Mg.r Arcivescovo manderà tutto.
Ma furono lette le due lettere di V. E. rev.ma, e allora ci fu veramente una tempesta,
e fu
per un po’ di agonia
della mia vita, ma pazienza, - con l’aiuto di Dio presi la pioggia
e la grandine come il cielo la mandava.
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Al
segr. A Mg.r Mongraviti, che mi pressava di
dire la verità,
se
io avevo avessi o no
scritto a Roma, a un punto ho sentito di dovere
dover rispondere:
sì, io ho scritto a sua Eminenza, e l’ho fatto per dovere di coscienza e di ufficio.
Del
resto, dal primo momento ho ben capito,
non per parte di Monsignore,
che
è un santo Vescovo, ma che
per parte di alcuni altri - che qui qui mi aspettava
la misericordia di n. Signore per prepararmi un pezzettino di Calvario,
e
solo domando a lui grazia di tesaurizzare questa tratto
di bontà sua misericordia.
Quanto poi al tesoro, non c’è intenzione di toglierlo di qui
e dirò a vostra Eminenza il perché.
Il
Signore mi assista colla sua santa
grazia e investa mi
vesta dentro e di fuori
di
carità e di prudenza, edifichi lui
egli lui che solo può e sa edificare.
Colla
più profonda venerazione le bacio
la sacra porpora,
e le sono osseq.mo e umil.mo servitore in Ge. C.
Sac. Luigi Orione
dell’Opera della Div. Provv.
Messina, il 21 luglio 1909
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