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[esiste una minuta, di due fogli, non digitata]


[riservata]

[minuta di lettera al Card. Segretario di Stato]


[grafia di altri]


 +         Messina, il 10 Dic. 1910


 Eminenza Rev.ma,


 Jeri mattina, dopo la consueta udienza, Mg.r Arcivescovo mi interrogò

se avessi domandato al s. Padre un ajuto per la curia, e se avessi chiesto persona

di mia fiducia.

 Risposi di sì, e gli ho esposto parecchie ragioni di convenienza e di necessità

di tale ajuto, affinché la curia possa sia messa in istato da potere in effetto funzionare,

e riuscire allo scopo suo, specialmente nelle eccezionali condizioni in cui si trova Messina

e parte della diocesi. Gli manifestai come da tempo avessi pregato il s. Padre

di dispensarmi da questo ufficio pel sincero sentimento della mia indegnità e incapacità,

e pel bisogno che sento di darmi ad una vita più raccolta e mortificata e interiore, e ad

attendere ad una vera alla mia formazione religiosa di me e della piccola Congregazione

al mio piccolo Istituto; e gli dissi anche che il s. Padre non aveva creduto ha detto finora

di accondiscendere continuare. - Per cui dovendo, anche per desiderio di sua Santità,

pure ultimamente espressomi, occuparmi ancora degli orfani,

al fine di impedire che cadano in mani settarie: - e dovendo ogni tanto,

visitare le Case della Congregazione, io mi sentî nella impossibilità

di poter attendere a tutto, - poiché è sempre vero che, pluribus intentus,

minor est ad singula sensus, - e quindi, venuto a Roma, domandai persona di fiducia

che mi ajutasse, e sostituisse nelle assenze. - E apersi l’anima a Mg.r Arcivescovo,

manifestandogli che al s. Padre aveva anche fatto il nome della persona che mi pareva

atta all’uopo; un ecclesiastico prudente, pio ed istruito, e che sente bene con la chiesa.

Che non si trattava di un forestiero; e ciò aveva fatto presso la s. Sede di proposito,

per non suscitare diffidenze, e quasi mortificare il clero locale, come se non si avesse qui

un soggetto capace; ma di un messinese, e anzi di un membro del capitolo metropolitano:

homo novus, perché da pochi mesi ritornato, ed estraneo ai partiti:

sacerdote che fu già canonico teologo della Cattedrale di Oppido,

e assai stimato da quel Vescovo, e così gli feci il nome del can. Celona, penitenziere

Mg.r Arcivescovo quando sentì che si trattava del can. Celona, penitenziere,

mi disse che detto canonico egli lo credeva necessario al confessionale della Cattedrale:

intanto di soprassedere; che egli martedì prossimo 13 corr., sarebbe partito per Roma. -

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Mi è parso di comprendere che farà delle difficoltà, e perciò credetti bene

prevenire vostra Eminenza rev.ma - Il santo Padre e l’eminentissimo Card. De - Lai

mi dissero che, data la riconosciuta necessità in cui mi vedono di una persona fidata,

avrebbero, pel caso, concessa di buon grado concessa la dispensa.

 Debbo qui far presente che la Cattedrale, eccetto un po’ nelle feste, è sempre deserta,

poiché la si volle ad ogni costo di fronte alla antica, dove non sono che macerie

e tre o quattro baracche, e i centri della popolazione sono lontani; il penitenziere

non confessa che qualche persona nei dì festivi, quindi la difficoltà posta cade.

Aggiungo che, da prima del 907, c’era, invece del penitenziere; un delegato;

e, nominato poi il penitenziere, questi morì tosto pel dopo il terremoto,

e si continuò sino a pochi mesi fa con un delegato.

Ora, nel capitolo, vi sono due Canonici è qualche canonico che, nominati,

l’uno o l’altro delegato, mi pare farebbero farebbe anche bene. - Le difficoltà

di sua Eccell. Mg.r Arcivescovo si faranno però forse in questi giorni più forti,

per la pressione di alcuni che gli mettono male di questo passo da me fatto a Roma;

c’è c’è chi sa tutto: chi gli apre anche le lettere che vengono da Roma,

e getta veleno su tutto; e c’è pure ed è inclinato a metter male; io lo so, pur troppo.

C’è pure chi agogna di venire in curia, o vuole poter disporre della curia,

e, per questo, faranno di tutto onde impedire che il can.co Celona vi entri,

poiché capisco bene che vi resterà.

 Non desidero, per divina grazia, che fare quello che i superiori e Mg.r Arcivescovo

disporranno; tuttavia, se mi è permesso sottoporre alla bontà e saggezza

di vostra Eminenza rev.ma una preghiera, essa non può essere altra di che questa: -

che finché credono rimanga a questo posto, sentirei proprio bisogno, e grande bisogno,

che mi si desse un ajuto, e un ajuto efficace in una persona seria e di fiducia,

poiché qui anche i sacerdoti fanno, talora, delle specie di combriccole.

Io mi sforzo di supporre bene di loro, e molte calunnie e amarezze e dolori

che si riferiscono alla mia persona solo il Signore le sa, e anzi per incoraggiarli nel bene,

appena possa, cerco mostrarle mostrare ognora di essi buon concetto,

ma non sempre me ne posso fidare, e, spesso, so di non dovermene fidare.

 Lasciato solo, oltreché sento troppo la mia insufficienza e la grave responsabilità,

vedo che mi si taglia fuori dal lavoro per la diocesi, e che non posso fare

che un lavoro assai limitato pel bisogno che c’è, e saltuario. Io non ho bisogno

di avere in curia semplicemente qualche sacerdote giovincello

che mi faccia della poesia sulla grandezza e nobiltà ed esemplarità di Messina,

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o che stia spiando atti e parole per creare dei pettegolezzi, ma di gente seria,

che affidi e chi tiri in Domino la carretta con buono spirito, e cerchi la sostanza

e non l’apparenza.

 Tuttavia sarò sempre lietissimo di qualunque disposizione.

L’ajuto l’ho domandato perché, finché rimango a questo posto debbo in coscienza cercare

e tentare ogni via per compirne i doveri, e, se insisto umilmente,

è perché mosso dal timore di una responsabilità che, se è grave a tutti,

molto più è grave a me che mi sento troppo sprovvisto di forze.

 Si degni vostra Eminenza comunicare la cosa al s. Padre; e poiché non ho prevedo

che non avrò tempo di scriverne all’eminentissimo Card. De - Lai,

la prego pure di usarmi volermi usare la carità di informarlo dell’esito della sua lettera

della Concistoriale a Mg.r all’Arcivescovo, affinché sia prevenuto.

 E benché la presente sia già così lunga sento di dover anche portare a conoscenza

di vostra Eminenza rev.ma che di questi giorni venne a Messina il comm.r Di Giorgio,

segretario generale del Patronato, e mi riferì che la Contessa Spalletti

ha deciso di affidare parecchi orfani a P. Ghignoni. Questi fece un giro

e raccolse da amici suoi alcune migliaia di lire, ed ora sta impiantando, o vuole impiantare,

a Venezia, in uno splendido palazzo, una Casa di educazione per la gioventù.

Ho potuto sapere che vi saranno giovani già quasi formati, e che il Patronato

gli passerebbe L. 100 mensili per cadauno orfano. Penso che P. Ghignoni farà fallimento,

anche perché non mi pare una forte e sana testa di amministratore;

ma egli non è sano anche nelle idee, e il male che potrebbe fare ai giovani, per questo lato,

può essere considerevole; poiché non manca di una larga infarinatura di arte

e di cultura letteraria,benché leggera, e senza di soda base di soda filosofia

e alquanto di spirito cristiano.

 Tanto ho creduto bene comunicare, perché mi parve opportuno che vostra Eminenza

ne fosse informata; egli vuole prendere anche altri giovani.

 Bacio con venerazione e affetto in domino la sacra porpora di vostra Eminenza,

che in modo speciale è fatta bersaglio ai nemici della chiesa, e fatta degna ogni giorno

pro Nomine Jesu contumeliam pati.

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 La prego dire al s. Padre di benedirmi, e anche vostra Eminenza mi benedica,

e si degni pregare per me, affinché io viva e muoia di amore ai piedi della santa Sede:

questo è l’unico desiderio mio e di tutti i miei figlioli.

 Di vostra Eminenza rev.ma osseq.mo e umilissimo servitore in Gesù Cristo

e in Maria SS.


        Sac. Luigi Orione  della Divina Provv.za

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