V048T093 V048P126
[esiste una minuta, di un foglio, non digitata]
[incompleta]
Messina,
il Martedì 24 maggio [1]910
Eccellenza Rev.ma,
Stasera è venuto qui don Albera, e mi ha riferito quanto si è detto a tavola,
in episcopio; domenica, presente vostra Eccellenza rev.ma,
circa
la corrispondenza di un giornale dove si parlava di
Messina e di anche
di me -
Benché
come non mi parve di s lascio ciò che si è detto creduto di dover
dire
Non
mi credo mi pare di
dovere tenere conto di quanto si è detto da
altri
allora
e prima da altri né di quanto si è scritto; solo
mi pare però doveroso esprimere far
sento però il bisogno di far tosto conoscere a v. Eccellenza rev.ma
il
dolore profondo che provo per dolore
pel dispiacere che pro
ha provato v. Eccellenza,
ne
ha provato, [benché] per
io nulla sapessi abbia ispirato quanto può avere di quanto
proprio io non c’entri.
Quel
signore di cui io ignoro il nome mi
venne per farsi le fotografie
poi
vedendo che io non gliele dava aveva
mandate, mi telegrafò, poi venne lui a prenderle.
E poiché le fotografie non erano pronte ed egli doveva ripartire quasi subito
si
prese una vettura per far presto. Io non sapeva dove stesse
il quel fotografo stesse.
Quando io lessi sul giornale quello che egli scrisse, sentî dispiacere,
non
perché mi paresse che quello che là è detto potesse suonare offesa
ad altri
a v. Eccellenza o ad altri, ma unicamente perché purtroppo non è vero quanto è detto.
Sarebbe certo una consolazione per V. E.,
se
io un sacerdote potesse
essere il padrone di Messina, ma ciò
che pur troppo non è,
però,
non per a mia difesa -
questa a suo tempo la lascio
fare volentieri al Signore,
che faccia con molta misericordia nostro Signore se così a lui piacerà
e quando gli piacerà - ma per dare conforto a v. Eccellenza, sono lieto di dirle
che
non e e nulla di quanto è per
grazia di Dio non ci fu niente di male.
¨