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[esiste una minuta, di un foglio, non digitata]


[incompleta]


        Messina, il Martedì 24 maggio [1]910


 Eccellenza Rev.ma,


 Stasera è venuto qui don Albera, e mi ha riferito quanto si è detto a tavola,

in episcopio; domenica, presente vostra Eccellenza rev.ma,

circa la corrispondenza di un giornale dove si parlava di Messina e di anche di me -

Benché come non mi parve di s lascio ciò che si è detto creduto di dover dire

 Non mi credo mi pare di dovere tenere conto di quanto si è detto da altri

allora e prima da altri né di quanto si è scritto; solo mi pare però doveroso esprimere far

sento però il bisogno di far tosto conoscere a v. Eccellenza rev.ma

il dolore profondo che provo per dolore pel dispiacere che pro ha provato v. Eccellenza,

ne ha provato, [benché] per io nulla sapessi abbia ispirato quanto può avere di quanto

proprio io non c’entri.

 Quel signore di cui io ignoro il nome mi venne per farsi le fotografie

poi vedendo che io non gliele dava aveva mandate, mi telegrafò, poi venne lui a prenderle.

E poiché le fotografie non erano pronte ed egli doveva ripartire quasi subito

si prese una vettura per far presto. Io non sapeva dove stesse il quel fotografo stesse.

 Quando io lessi sul giornale quello che egli scrisse, sentî dispiacere,

non perché mi paresse che quello che là è detto potesse suonare offesa ad altri

a v. Eccellenza o ad altri, ma unicamente perché purtroppo non è vero quanto è detto.

 Sarebbe certo una consolazione per V. E.,

se io un sacerdote potesse essere il padrone di Messina, ma ciò che pur troppo non è,

però, non per a mia difesa - questa a suo tempo la lascio fare volentieri al Signore,

che faccia con molta misericordia nostro Signore se così a lui piacerà

e quando gli piacerà - ma per dare conforto a v. Eccellenza, sono lieto di dirle

che non e e nulla di quanto è per grazia di Dio non ci fu niente di male.

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