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[incompleta]

[esiste una minuta di tre fogli non digitata]


         [Tortona, li] 29 Nov.bre [190]0


 Veneratissimo Monsignore, [Blandini]


 La ringrazio con l’anima commossa della lettera di un mese oggi.

Sono lietissimo che il don Risi abbia soddisfatto i giustissimi desideri di v. Eccellenza,

e ne ringrazio e benedico il Signore.

 Nolite timere pusillus grex! Caro Monsignore, anche i convittori siano pochi,

purché buoni e studiosi, la mercede sarà grande e sovra ogni aspettazione

poiché il Signore è tanto buono che ritiene per fatto a sé tutto ciò che si fa in nome suo

ai piccoli. In questo senso ho scritto anche al don Risi stamattina

per confortarlo a lavorare cercando sempre e unicamente, non di operare cose grandi,

ma di compiere, nel silenzio, nella preghiera e nel lavoro assiduo e ordinato,

la volontà di nostro Signore.

 Se il personale addetto a codesto Convitto lavorerà cercando unicamente

la gloria di Dio e che la grazia di Dio viva sempre nell’anima dei convittori,

allora il Convitto fiorirà non solo per virtù e studio, ma anche per numero di giovani.

 Fu ottima cosa la deliberazione di stare strettamente al disposto del regolamento

per quanto riguarda l’età e i requisiti di un giovane ammittendo. Anche a Sanremo,

l’anno passato, erano pochissimi, - e perché primo anno d’apertura

e perché si volle stare al regolamento dato di non ammettere giovani di troppa età,

o già usciti da altri Istituti, e ne venne un gran bene; quest’anno sono 67,

e il Convitto procede benissimo: vi è studio, vi è pietà, vi è ordine, -

e quel Vescovo mi scriveva ancora jeri una lettera indimenticabile

per abbondanza di affetto e per la soddisfazione che dimostra.

 Io sono lontano, e non mi è dato di potere vivere costì,

benché la mia mente e il mio cuore siano sempre vicino a cotesti lontani

e carissimi figlioli della Sicilia; ma supplico vostra Eccellenza.......


 Se l’Eccellenza vostra, con quel cuore grande che ha,

vorrà paternamente guidarmi cotesti figli perché abbiano a vestire la carità di Gesù,

oh certo che farà opera grande di bene, e la benedirò per tutti i giorni

della mia povera vita!

 Lo spirito del Signore non può stare nascosto e se i figli della Divina Provvidenza

corrisponderanno alle sue premure, ella lo vedrà aleggiare lo Spirito del Signore

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pel Convitto e per la campagna dell’Immacolata:

lo spirito del Signore si vede sempre dal tutt’insieme dell’operare di chi vive di fede

e vive di Gesù: - piove dal volto, piove dagli sguardi, piove dalle parole

che vengono dal labbro di chi vive di Dio: si vede dal tratto,

dall’andare dal modo di lavorare, da tutto: poiché la carità è diffusiva,

e dove va imprime sulle sue orme l’amore santo e grande e dolce di Gesù,

e sfavilla in tutte le sillabe d’ogni parola, e lascia dietro di sé un’aria luminosa e serena

e soavissima, che fa fin lieta e santa la vita di quelli che vengono dietro e la respirano!

 Oh come sarà bella la vita di cotesti figli se,

lasciata da parte ogni altra cura diversiva, cureranno di crescere in sé e nei giovanetti

lo spirito del Signore!

 Nello spirito del Signore vi è intelletto per intendere le vie dei cuori

e le vie della grazia: vi è prudenza per reggere i fratelli e consolarli:

vi è consiglio per guidare al bene: vi è la fortezza per le amarezze e i disinganni:

vi è la scienza vera davanti a cui le umane scienze sono la più goffa

e ridicola confusione delle lingue: vi sarà tutto perché vi sarà la pietà e la grazia

e la benedizione del Signore, - e il Convitto e la Colonia fioriranno,

e saranno realmente, non un desiderio, ma una reale consolazione della vostra vecchiaja.

 Io, piacendo a Dio, verrò di sicuro e al più presto, passando da Roma,

per l’acquisto del santo giubileo. Condurrò con me, o manderò avanti due buoni eremiti:

buoni per spirito e buoni per lavoro razionale: spero ne sarà soddisfatto;

uno sarà traslocato dalla colonia Pontificia di Orvieto, ed è uno dei migliori soggetti:

ha la forza di un bue, e può reggere a qualsiasi dei più gravosi lavori.

 Siccome io sono, e desidero essere, nelle mani di questo veneratissimo mio padre,

poiché sono anche figlio della sua carità, la pregherei di scrivergli perché io possa

non solo venire, ma fermarmi più che sia possibile.

 Che io venga si è già stabilito, d’accordo con lui, ma tante altre volte si era stabilito,

e poi, un po’ per una cosa un po’ per un un’altra, non sono venuto mai.

Se vostra Eccellenza, dacché se ne offre nella sua, volesse fare questa carità:

scrivergli cioè in bel modo per togliere bellamente ogni contrattempo, -

forse sarebbe opportuna cosa, e gli farebbe piacere.

 Il don Blandini e don Patané domandano a vostra Eccellenza

la carità di venire ordinati sacerdoti pel prossimo Natale

e così i chierici Di Natale e Rossitto supplicano per il suddiaconato.

Al don Blandini occorrerebbe la dispensa per l’età, non ricordo ora più di quanti mesi.

Il mio povero parere sarebbe favorevole specialmente per i due diaconi.

Forse sarà un po’ tardi ma se v. Eccellenza lo può ancora fare, le sarò riconoscentissimo.

 Essi dovrebbero essere ordinati qui a Tortona da questo mio veneratissimo Vescovo,

benché attualmente don Blandini si trovi a Torino, iscritto alla facoltà teologica pontificia,

eretta dall’antecessore del Cardinale B Richelmy, Mons. Riccardi,

con ampia autorizzazione e approvazione di Roma.

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