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[l’azzurro è dattiloscritto]

[esiste una minuta di cinque fogli non digitata]


         Buenos Aires, 11 dicembre 1935


Reverendissimo Monsignor Francesco Canessa Vic. Gen.le Genova


 Sono a ringraziare dal profondo del cuore la Signoria vostra rev.ma

dei buoni uffici che con tanta carità e tatto ha interposto per la soluzione

della vertenza Minetti.

 Deo gratias e grazie a lei! Con l’aiuto del Signore le sarò sempre memore e grato.

- Che Iddio la ricompensi, caro Monsignore, e largamente! - E da miei scritti

e da quanto ho detto a voce, ella sa che mia intenzione era che l’Opera catechistica

di don Minetti si perpetuasse, mantenendo lo spirito buono del fondatore,

ampliandosi, a bene delle parrocchie e in aiuto dei parroci, e mantenendo anche la sua,

direi, marca genovese. Avrei dato a lui il rag.re sac. Adriano Callegari

e i due rag.ri chierici Pesce Maineri e Pellicciotti, ottimi elementi sotto ogni riguardo,

e tutti e tre di Genova. Questi ultimi due, anche ora non sono ancora sacerdoti,

perché hanno dovuto fare tutti gli studi sacri, sono quelli dei quali, anni fa,

si valse sua Ecc. il compianto Vescovo Mg.r Grassi per l’impianto in Curia di Tortona

dell’ufficio amministrativo, e ne rimase soddisfattissimo.

Ai fianchi di don Minetti tali elementi avrebbero anche cooperato non poco

a sistemare la sua amministrazione.

 Oggi il don Adriano Callegari è in Inghilterra, dove fa molto bene

e insegna in tre scuole ai figli degli Italiani, colà emigrati. - O non era ancora l’ora di Dio

per quell’Opera del catechismo, o certo sono stati i miei peccati ad impedirla.

Dio me ne perdoni!

 Ma chissà che essendo rimasta la Casa di Borzoli, l’Opera un giorno rinasca?

«Multa renascentur.....»

 Avendo pensato che sua Eminenza dovesse fare quest’Opera l’Opera delle Opere,

a vita e difesa della fede, la unica e granitica base dell’Azione cattolica, il catechismo!

 Gliene ho scritto alcuni anni fa; tra le carte della vertenza Minetti

ci sarà forse anche quella lettera, scritta dopo qualche ora di orazione.

 Dunque, intanto, vorrei chiedere il permesso di poter chiamare la Casa di Borzoli

dal nome di don Minetti, bella e santa figura di sacerdote genovese catechista; -

tramandare in benedizione e tener vivo un nome sì puro e sì degno! -

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Poi il resto lo farà il Signore, quando e come crederà, se lo vorrà; e se lo vorrà,

e noi non ci saremo più, saluteremo l’Opera dal Paradiso, insieme con don Minetti,

caro don Minetti!

 Però ella comprende, caro Monsignore, che non vorrei dare all’Istituto di Borzoli

tale nome, se non con l’approvazione piena di sua Eminenza l’Arcivescovo. -

Veda in Domino se sia il caso di parlargliene, o se si debba aspettare

o lasciar cadere la cosa: - per me, ora che mi sono liberato da un pensiero,

che potrebbe anche essere voce di Dio, e che mi par buono, me ne sto tranquillo.

 Vuol dire che, se è nostro Signore, troverà poi lui le vie e l’ora e i momenti.

 Oggi ho scritto a sua Eminenza auguri di buon Natale,

ma nulla ho detto di questo per doverosa delicatezza.

 Prego anche a lei, rev.mo Monsignore, tutte quelle grazie che il suo cuore

può desiderare, sia per lei che per i suoi cari. E lei voglia ricordare a Gesù

questa povera anima mia.

 Con devotissimo ossequio le sono in nostro Signore e in Maria SS.


        Sac. G. Luigi Orione  dei figli della D. P.

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