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[esiste una minuta di un foglio non digitata]


 +        Anime e Anime !

         Mar de Hespanha, (Minas Geraes)

         22 Sett.bre 1921

         Istituto Barão de San Geraldo


 Caro Monsignore, [Maurilio Silvani]


 Non ti posso esprimere il piacere che mi ha fatto la tua lettera,

trasmessami da sua Eccell. Mg.r Nunzio, mentre io non ero già più a Rio,

ma nell’interno del Brasile. - Sono assai lieto di saperti bene,

ed i sei sacerdoti che oggi sono qui con me, a un po’ di ritiro, i quali, quasi tutti,

ti conoscono, mi incaricano di riverirti, e ti invitano, insieme col sottoscritto,

a venire qui a trovarci, - qui saresti proprio come a casa tua.

 Mi auguro che il padre De - Marchî, provinciale dei Serviti pel Piemonte

e parroco di San Carlo in Torino, il quale viaggiava con me sul «Principe di Udine»,

diretto a Santa Fè, sbarcando a Buenos - Aires, ti abbia ora portata una mia lettera,

o almeno te la abbia trasmessa; io te la scrissi dal piroscafo,

ed era essa apportatrice di saluti cordiali e di qualche nostra notizia.

Se non l’avessi ricevuta, il p. De - Marchi, che è persona compitissima,

te la porterà certamente al suo ritorno a per Buenos Aires, poiché venne, come me,

per accompagnare due sacerdoti e per visitare una loro incipiente Missione.

 Vedi, combinazione! insieme con la tua ricevo la prima lettera dall’Italia,

è di Mg.r Cribellati, del quale tu mi parli con tanta bontà.

Egli dice che è stato in udienza privata e consolantissima del S. Padre,

per averne la benedizione avanti di entrare in diocesi, che sarebbe stato il dì 8 sett.

festa della natività di Maria SS. Ora rispondendogli, gli manderò i tuoi saluti,

che gli riusciranno molto graditi, e poi andremo a trovarlo insieme.

 Ti mando un numero unico, edito per la circostanza della Consacrazione

che portai qui a questi nostri. E faccio voti che, fra non molto,

in quella magnifica chiesa di Ognissanti, degna opera papale,

si faccia un’altra Consacrazione Vescovile o Arcivescovile..... E da questo voto

lo sa Iddio che esula qualunque sentimento che sa di umano, ma te lo auguro,

perché lo stato del Vescovo è il più perfetto di tutti, anche dello stato religioso,

secondo S. Tommaso, e per la gloria di Dio e per il bene della chiesa.

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 Certo per la nostra piccola e nascente Congregazione la perdita di don Felice

fu non piccola perdita, ma, avendo il S. Padre insistito, nulla mi fu più dolce e più caro

che di compiere in noi la volontà del vicario di n. Signore.

 La SS. Vergine, del resto, madre tenerissima di tutti noi, e del nostro Istituto,

guida celeste e capitana dei figli della Divina Provvidenza, ha voluto tosto confortarci,

inviandoci buone vocazioni anche di sacerdoti ben formati a spirito di pietà, di zelo

e di sana dottrina, onde noi possiamo dire, confusi,

che Iddio dalla guerra ci ha fatti uscire - sotto ogni riguardo - più forti.

Abbiamo dovuto aprire due nuove Case per postulanti in alta Italia:

il Noviziato da qualche anno è fatto con tutte le norme canoniche ed è numeroso

e molto promettente: gli studî dei chierici sono molto più curati e regolari,

e, per divina grazia vedo uno spirito di rinnegamento di sé, di sacrificio, di umiltà, di pietà,

di attaccamento al Papa che è veramente consolante. Prega, caro don Maurilio,

che io non sia loro d’inciampo col mio mal esempio e con la mia vita di tiepidezza.

Io ho fiducia, più che in tutto, nelle vostre preghiere perché chi dà l’incremento e Dio.

E Iddio ti ricompenserà, caro Mg.re, di questa carità che mi vorrai sempre fare.

 Quanto al venire all’Argentina oh sì! che volentieri vi verrei,

trovandomi già qui in America, e te lo accennavo nella mia affidata a p. De - Marchi.

E sarei felice di poter riferire ai nostri e al S. Padre che è proprio stato Mg.r Maurilio

ad aprirci le porte dell’Argentina. Fino a tutto ottobre almeno io dovrò fermarmi al Brasile,

perché col 15 ottobre assumo in Rio de Janeiro un Istituto Maschile con 260 Orfani,

dove aprirò tosto una tipografia, ajutato dal Governo, e scuole professionali.

Mg.r Gasparri, sua Eminenza il Cardinale e Mg.r Sebastiano don Leme Ausiliare,

mi ajutarono tanto, poiché si tratta di un’opera che è laica,

e di giovani che crescevano senza educazione cristiana; vi sono anche un 60

che sono figli di emigrati italiani, rimasti orfani di guerra o abbandonati, -

e quindi anche l’Ambasciata italiana di Rio penso che mi ajuterà,

poiché io e i sacerdoti che vennero con me ebbimo già dal Governo nostro

agevolezze a questo scopo.

 A Rio Janeiro metterò come Direttore don De Paoli, che è esperto

e trovasi già al Brasile da 7 anni, e conosce persone e cose anche di Rio.

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 Così, tu, passando poi da Rio Janeiro, sai che hai una Casa -

ed è un bell’Istituto anche là, - e vi è un tuo discepolo.

 Se in Argentina si potesse mai mettere un piede in Buenos - Aires,

cioè allo sbocco e nel cuore stesso della nazione, mi sarebbe caro assai,

e ciò sarebbe anche secondo la mia tattica in Domino: di piantarci negli sbocchi

e nei centri come abbiamo fatto anche a Roma, di avere almeno un pied ‘a terra,

a Sant’Anna; - poi, piano piano, ci faremo strada, ajutandoci la Madonna benedetta.

Così si è fatto anche in Alessandria con S. Rocco, e adesso don Zanocchi

è ormai il confessore di buona parte del clero della città, e fin dei frati e fa molto bene;

e tanto per darti qualche confortante notizia della tua città

ti dirò che spero ora di avere da un erede della Zurletti - (che già mi ha dato il testamento) -

almeno L. 100.000 per fare un Istituto di arti e mestieri - ciò che in Alessandria manca, -

mentre gli operai sono tutti in mano dei socialisti. Da Buenos - Aires città

si farebbe poi opera di penetrazione e di evangelizzazione per l’interiore,

piantandoci anche nell’interno, ove piacerà alla mano della Divina Provvidenza di piantarci

e di buttarci come stracci suoi.

 Io non sono venuto in America a cercare denaro, ma anime,

e specialmente sono nato per gli orfani, pei derelitti, per popolo abbandonato,

per i poveri di Gesù Cristo cioè per quelli che sono i più cari a nostro Signore

e nella sua chiesa: voglio vorrei col divino ajuto, riportare il popolo alla chiesa.

 Ora, più che le alti classi sociali, in questo moderno orientamento democratico,

è il popolo che si vuole strappare al seno della chiesa, e che va disertando.

 Le nostre Case sono centri di romanità; andiamo con molta prudenza, con tatto,

con carità grande in Domino - per l’ajuto che il Signore ci dà,

non per la nostra miserabilità di poveri peccatori; - ma tu sai,

o caro figlio mio in Gesù Cristo, che il fine proprio di questo minimo Istituto è,

non solo di curare diligentemente la santificazione dei proprî membri,

ma di consacrare tutti i suoi affetti e le sue forze a fare col popolo

e con i figli più bisognosi e abbandonati del popolo ciò che i Gesuiti fanno già con i ricchi:

unire il popolo - e la parte più abbandonata o più insidiata del popolo lavoratore

e i figli del popolo più derelitti o orfani - unirli con un vincolo dolcissimo e strettissimo

di fede e di istruzione e formazione cattolica alla sede Apostolica, nella quale,

secondo le parole del Crisologo «il Beato Pietro vive, presiede e dona la verità

della vera e unica fede a chi la domanda»

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 E poiché ora non possiamo ancora fare per il popolo, per tutto il popolo,

quanto vorremmo, così limitiamo il programma a raccoglierne gli orfani

e a fare dei buoni cristiani e dei buoni operai, e all’opera, tra il popolo,

della evangelizzazione; domani poi, cresciuti di forze e di numero,

sarà svolgeremo anche un programma, direi, massimo, un’opera veramente organizzata

di propaganda cristiana popolare, a preservazione nel popolo della fede

e a sostegno della religione cattolica.

 Ora ci siamo poi dati, in modo speciale, agli orfani, sono solo perché

sono la porzione più cara al cuore di Gesù e la parte l’elemento più inesperto

e più insidiato, ma anche per preparare il popolo cristiano e i padri di famiglia di domani,

e pure perché ho visto che tutti si attaccano ai ricchi o a quelli che pagano bene,

e si può dire che non c’è più una Congregazione che realmente pensi

e sia consacrata alla orfanità; i Somaschi che S. Gerolamo Emiliani

Patrizio Veneziano istituì per gli orfani, sono ridotti a non più di 35 padri,

e non hanno che qualche piccolo Istituto di orfani e poi il Nazareno di Roma,

il collegio Gallio di Como, tutti per ricchi. I loro orfanotrofî di Venezia e del Veneto,

prima furono laicizzati, ed ora - per l’ajuto del Signore e del Patriarca di Venezia -

sono caduti tutti nelle nostre mani. A In Venezia - Deo adiuvante -

abbiamo quattro fiorenti Istituti: il Manin con scuole professionali,

l’orfanotrofio maschile (fondato da San Gerolamo Emiliani), l’orfanotrofio al Lido

e la tipografia Emiliana, acquistata ultimamente per 300 mila lire, con 9 macchine,

che sta nella stessa casa ove San Gerolamo Emiliani raccolse i primi orfani.

 A Mestre, alle porte di Venezia, abbiamo aperto un Istituto per orfani e con esterni,

per arti e Mestieri, e a Mirano (Venezia) una Colonia agricola per orfani di guerra.

 Questo ti scrivo anche a tuo conforto. In pochi anni la Congregazione,

che tu hai visto nascere, non si conosce più, tanto il dito di Dio la va svolgendo.

Il Signore ci conceda di umilmente servire i disegni della sua Divina Provvidenza,

e di vivere e di morire da fedeli e umili figlioli della s. chiesa di Roma e dei Vescovi,

quos Spiritus Sanctus posuit regere Ecclesiam Dei.

 Questo nostro orientamento verso gli orfani si è venuto grandemente manifestando -

con la benedizione del S. Padre - nei disastri nazionali di terremoti e di guerre,

e non è da oggi.

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 Ma ora finirò.

 Preghiamo, caro Monsignore, preghiamo, e se vedi che si possa fare qualche cosa

anche in Argentina, macte animo in Domino, e avrai parte del bene che vi si farà! -

E così verrei a vedere, e a vederti con immensa gioja.

Ora devono giungere dall’Italia quattro altri. Saprai che don Adaglio con fra Giuseppe

e un altro, certo Gismondi, (che forse tu non conosci) sono andati a piantare le tende

della Provvidenza in Terra Santa, benedetti dal Papa e dalla Congregazione di propaganda,

e richiesti dal Patriarca Latino Mg.r Barlassina.

 Si apre colà una Colonia agricola - 15 chilometri di terreno

per impedire che i fanciulli derelitti cadano in mani di ricchi inglesi protestanti e di ebrei.

 Ah mi viene da piangere quando penso alla Misericordia del Signore sopra di noi!

Prega, prega!

 Prega! che cerchi solo e sempre la gloria di Dio, e niente altro che Dio e la sua gloria

e il suo amore

 Beatus qui inteligit quid sit amare Deum, et contemnere seipsum praèter Jesum.

Dare Deo, quod Dei est, et mihi adscribere quod meum est, hoc est: Deo gratias pro gratia,

mihi autem soli culpam et dignam poenam pro culpa, et misericordiam.

 E nella carità di Gesù Signor nostro ti abbraccio in osculo Sancto,

e ti prego de’ miei devoti ossequî al tuo Eccell.mo Nunzio.

 E la grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia con noi!

 Tuo aff.mo


         Sac. Orione  della Div. Provv.za


 Ho visto ultimamente il prof.r Costantini, e siamo stati insieme alquanto -

Sta bene, ed è un’anima veramente piena di Dio.

 Stà volta vedi che ti ho scritto un bel letterone; e così ho fatto oggi

la mia ricreazione con te.

 Ti dò la buona notizia che domenica, 18 corr., ho già fatto tre vangeli in portoghese -

alla bell’e meglio - e il catechismo a più che cento ragazzi. - Deo gratias!

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